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Occhi di Gatto è stato uno di quei “cartoni animati” che ha accompagnato l’infanzia di molti di noi: Kelly, Sheila e Tati ci han affascinato e appassionato con le loro imprese intervallate da siparietti comedy che includevano una (tutto sommato ristretta) rosa di personaggi simpatici e ben caratterizzati.
I loro furti dalle strategie fantasiose e spesso improbabili, gli inseguimenti mozzafiato, le acrobazie, i colpi di scena, le curve sinuose... tutto ciò lo si ritrova durante la lettura del manga. Giusto il tempo di familiarizzare coi “veri nomi” dei personaggi (Rui, Hitomi e Ai Kisugi), e si respira subito quella atmosfera che contraddistingue dall’inizio alla fine questa storia, in equilibrio perenne tra serio e faceto, tra dramma e commedia, tra azione e sentimenti.
Dopo alcuni capitoli incentrati sulle imprese delle tre ladre, si giunge infatti subito a toccare quello che sarà il tema portante della storia: la ricerca di Michael Heinz, padre delle tre ragazze e pittore di talento scomparso anni fa misteriosamente. Le tra gatte hanno come obbiettivo quello di rubare tutte le sue opere d’arte, perché questo parrebbe essere l’unico modo per riuscire a ritrovarlo.

Ciò che contraddistingue la struttura narrativa dell’opera, è un susseguirsi di episodi solitamente autoconclusivi. Questi possono riguardare i classici furti di opere d’arte, col povero Toshio che (ignaro della vera identità delle tre sorelle) tenta inutilmente e goffamente di arrestarle; ma anche siparietti comici, con i perenni tira e molla sentimentali tra Toshio e la furba/lunatica Hitomi. Non mancano però anche delle parentesi davvero toccanti (Hojo ci sa davvero fare quando ci si mette). E proprio in tutto ciò che sta forse anche il più grosso difetto dell’opera: la natura ad episodi autoconclusivi alla lunga stanca, soprattutto perché la succitata ricerca di Heinz viene trattata solo occasionalmente.
Stiamo parlando di quasi 160 capitoli che, per la maggior parte, lasciano il tempo che trovano. Per carità, come accennato su, Hojo ce la mette tutta per variare e proporre situazioni nuove, speso pregevoli o per lo meno simpatiche ma, superata la metà dell’opera, si comincia davvero a sentire la mancanza di sviluppi veri e propri. Non nascondo che ad un certo punto ho cominciato a temere che il manga si rivelasse inconcludente; ma fortunatamente non è stato così. Infatti quando ormai ci si arrende, durante la lettura, a questo andazzo, il manga pigia di colpo sull’acceleratore negli ultimi due volumi, per giungere quindi ad un bel finale davvero poetico e pieno di nostalgia. C’è da dire inoltre che, proprio alla luce di questo epilogo, ogni battibecco e equivoco tra Toshio e Hitomi, ogni singolo ricordo, a posteriori acquista magicamente una rinnovata importanza.

Si nota subito come Cat's Eye sia un’opera giovanile di Hojo, sin dal disegno, gradevole ma un po’ acerbo, che si va gradualmente affinando e arricchendo nella caratterizzazione e nel tratto. Il manga mostra da subito un gran potenziale ma anche tante “ingenuità” e forzature; e non è raro che si debba chiudere un occhio, o anche due, per perdonare certe assurdità all’autore: ma possibile, ad esempio, che a Hitomi basti mettere una parrucca per non farsi riconoscere dal suo fidanzato Toshio!?

Il sottoscritto ha potuto leggere il manga in esame grazie alla Complete Edition pubblicata da Planet Manga; un’edizione in 15 bei volumi di formato medio/grande con sovraccoperta, e arricchiti da tutti i capitoli a colori pubblicati in origine su rivista. Vi è anche un capitolo extra nell’ultimo tomo, abbastanza trascurabile in realtà; e si capisce dallo stesso stile di disegno come sia stato realizzato molti anni dopo.

In conclusione reputo Cat's Eyei una bella opera, non priva di difetti (imputabili anche all’età), ma comunque piacevolissima. Una migliore trattazione e distribuzione degli episodi “portanti” durante tutta l’opera, avrebbe sicuramente giovato nell’economia generale, ma ok. Certo penso che conti molto anche il personale fattore nostalgia (del quale cercherò di non tenere conto assegnando il voto finale) nel trarre un giudizio finale.
Ma nella mia personale classifica delle opere preferite di Hojo, al momento Family Compo resta di gran lunga imbattuto.