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9.0/10
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"Aku no Hana" è un anime che si discosta dagli altri per diversi motivi. Potrei parlare della storia in sé (che sembrerebbe banale, se non improbabile, a una prima lettura della trama), del comparto visivo (con l'utilizzo della tecnica del rotoscopio) oppure delle tematiche affrontate (inusuali e scomode per un pubblico giapponese), ma ciò che rende quest'opera davvero significativa nel panorama dell'animazione è senz'altro la modalità con cui è stato affrontato tutto ciò.

Qui le scelte stilistiche hanno portato a una vera e propria evoluzione del modo di percepire la storia da parte dello spettatore. Il turbamento e l'inquietudine nascono dalla quotidianità e dalle azioni più semplici. La routine giornaliera non è mai stata così spaventosa, mentre lo sfondo della storia (un piccolo paese di cui non sappiamo il nome) diviene una sorta di prigione all'interno della quale si consumano i tormenti dei protagonisti. L'estremo realismo dato dalla grafica e dalla recitazione degli attori contribuisce alla formazione di una atmosfera soggettiva perfettamente funzionale al drammatico quesito dinanzi al quale lo spettatore sarà posto. Kasuga, il protagonista, si ritrova suo malgrado nel mezzo di un "triangolo amoroso", nel quale la scelta della ragazza diviene metafora di una scelta ben più importante: l'omologazione e l'immobilità dell'esistenza (con Saeki) oppure la devianza e l'evasione (con Nakamura). Il finale si presta a una piccola anticipazione di ciò che avremmo dovuto vedere nella seconda stagione e che, complici le critiche negative dell'opinione pubblica giapponese, probabilmente non vedremo mai.

In conclusione, "Aku no Hana" è un anime imperdibile, in grado di coinvolgere lo spettatore sia dal punto di vista emotivo che critico; il "fiore del male" è sempre presente: sta a noi decidere se farlo fiorire oppure no.