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7.5/10
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Happiness è il Garden di un Furuya oramai affermatosi. Di nuovo storie brevi, per la seconda volta, ma con la percezione che qualcosa si è perso per strada. Il precedente Litchi Hikari Club presentava un tema crudo e violento, ma con una sperimentazione minore e un impatto minore rispetto al Furuya di dieci anni prima. In modo simile, i 9 slice-of-life di Happiness scivolan via in modo molto tranquillo. Troppo tranquillo, parlando di Furuya. Le storie sono varie, ma presentano generalmente un protagonista impacciato o sfruttato, ma mai in aperto conflitto col circostante, che tramite varie vicende giunge, in modo placato, a guadare il fiume della vita. In ogni senso: con o senza finale positivo. Questo è di certo un ottimo punto dell'opera, le cui storie sono storie con varî esiti, ma che mai si arenano nella banale e titanica rivincita. Qui non vince nessuno. Leggermente differente il breve "E se...?", che funge da amaro intermezzo.
La percezione è, comunque, di avere a che fare con un Furuya più placato, ma assolutamente ancora superiore alla media. Capace di viaggiare dal tema della pedofilia a quello del satanismo allucinatorio a quello del bullismo, passando per i classici spettri nipponici, Furuya non sconvolge, ma tocca ancora una corda dell'animo.