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Mi duole ammettere che fino a poco tempo fa non avevo mai visto nessuna opera cinematografica dell’illustre Satoshi Kon. E ovviamente provvederò a rimediare a questa mia grave mancanza.
In una sera d’inverno mi sono gustata “Paprika” in Blu-ray, un lungometraggio fantascientifico e psicologico del 2006, scritto, illustrato e diretto da Satoshi Kon, e tratto dall’omonimo romanzo di Yasutaka Tsutsui. Da tale capolavoro ha preso ispirazione Christopher Nolan per dare vita a un’altra perla del cinema: “Inception”, film del 2010.
Ma, nonostante i temi trattati siano simili (il sogno, la psicologia umana e il tentativo di limitarla e dominarla), il tutto avrà un maestoso profumo orientale, puntando alla spensieratezza dell’infanzia e all’abisso del senso di colpa in vie visivamente spettacolari ed emotivamente coinvolgenti.
Il parallelismo tra “Paprika” e “Inception” è sì giustificabile, ma da come potrete vedere rimane superficiale.

Trama: siamo in un futuro non troppo lontano in cui un’importante invenzione, nota con il nome DC Mini, permette agli psicoanalisti di immergersi nei sogni delle persone, portando quindi la cura delle malattie psichiatriche a un avanzato e sperimentale passo in avanti che potrebbe rivoluzionare per sempre il trattamento di certe patologie (tra cui anche il disturbo da stress post-traumatico). La macchina però è anche estremamente pericolosa e ancora in fase di sperimentazione, ma una psicoanalista, sotto lo pseudonimo di Paprika, che sembra aver un’importante ruolo nel progetto, decide di usarla e testarla anche fuori dalla clinica, facendo così la conoscenza di un poliziotto tormentato da un caso di omicidio irrisolto.
Purtroppo nel frattempo alcuni di questi dispositivi vengono rubati e usati per scopi malvagi. Il ladro (e si sospetta fin da subito di un importante dottore della clinica come autore del furto e delle disgrazie che stanno capitando, in quanto risulta scomparso nel nulla) fa pian piano precipitare le persone in un disastroso sogno collettivo a occhi aperti, così potente da bruciarne completamente la psiche. L’intera umanità è minacciata da questa tragedia che si sta allargando a macchia d’olio in un mondo in cui la distinzione tra sogno e realtà sta man mano crollando.

Ad accompagnare i momenti cruciali e più impressionisti di questo splendido film ci sono le musiche composte da Susumu Hirasawa, tra cui le famose “Parade” e “The girl in Byakkoya” (entrate subito nella playlist delle mie canzoni preferite). Esse hanno il potere di suscitare una forte nostalgia; ho letto di tante persone che hanno provato emozioni simili nell’ascoltare questi pezzi, motivo per cui desidero sottolinearne l’importanza narrativa. Tra le note musicali e l’armonia giocosa delle parole, torna in vita l’infanzia che abbiamo ormai lasciato da parte.
Questo splendido accostamento visivo e uditivo lo rende, da come ho appreso, uno dei film più spettacolari di Satoshi Kon.
Ma non sono solo la sceneggiatura, la scenografia, le animazioni curate nel dettaglio e le musiche atmosferiche a fare di questa opera un capolavoro.

In “Paprika” si scava nella psiche dei personaggi; sono loro a muovere i fili di questo intricato teatrino.
C’è un poliziotto che non riesce a darsi pace a causa di un caso di omicidio irrisolto, ma forse, in profondità, esiste un senso di colpa dimenticato. C’è una giovane psichiatra che si è chiusa in sé stessa da chissà quanto tempo, incapace di mostrare emozioni genuinamente. C’è un genio, goffo e mangione che è come un bambino intrappolato in un corpo da adulto. E diversi altri.
L’accettazione di sé, la pace con il proprio io e i più nascosti e a volte oscuri desideri dell’essere umano saranno i veri protagonisti del film.
Non siamo mai come appariamo agli occhi delle altre persone e persino a noi stessi. L’esplorazione del misterioso mondo dei sogni può davvero spalancare un portone sulla psiche umana, meglio di come si sia mai fatto fino a oggi; basta trovare la chiave giusta.
La scienza che studia il comportamento degli individui, le malattie mentali, i crolli psicologici e tutto ciò che è ancora indefinibile perché incompreso e quindi etichettato come diverso e sbagliato, è ancora molto giovane. Affascinante ma lontana dalla verità su cosa si cela nel nostro cervello, che rimane misterioso come un intricato sogno dimenticato.