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8.5/10
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STORIA: 7.5
DISEGNI: 9

Ho appena finito di guardare "Hero Mask". Si tratta di una crime story, per cui cercherò di non fare spoiler.
A essere sincera, siccome la trama è piuttosto complicata, ad attirarmi in un primo momento sono stati i disegni curati e dal tratto molto Millenial.
I personaggi hanno tutti degli occhi enormi e rotondi, ma non alla vecchia maniera: qui gli autori del rinomato Studio Pierrot hanno utilizzato al meglio la tecnica di Osamu Tezuka. La rotondità e la grandezza degli occhi, non solo sottolineano le espressioni dei personaggi, giocando anche sui colori e sulla trasparenza, ma mostrano che i protagonisti sono tutti occidentali. Infatti, la storia si svolge nella Londra del futuro, un futuro iper-tecnologico ma perfettamente plausibile. La città per la verità non è immediatamente riconoscibile se non per le cabine telefoniche (cabine telefoniche?) e per gli autobus rossi a due piani. Una piccola nota dolente: il fatto che quasi tutti i personaggi abbiano gli occhi chiari (ad eccezione di Theo) mi pare uno stereotipo eccessivo.
La storia ruota intorno alle indagini su una misteriosa società chiamata Live Corporation che conduce esperimenti sugli esseri umani (nella fattispecie carcerati) per testare una nuova maschera da usare come arma bellica. Essa infatti dà a chi la indossa poteri eccezionali. C’è però un effetto collaterale: dopo averla usata per troppo tempo, il soggetto invecchia di colpo (quasi si mummifica) e muore.
A indagare sul caso c’è il fighissimo Ispettore James Blood. Ovviamente penso che, come in un romanzo, questo nome sia simbolico.
Naturalmente oltre a lui, c’è un intera squadra tra cui la Magistrato Monica Campbell che per prima si mette sulle tracce dei capi dell’azienda e forse per questo viene uccisa. Ma da chi? Chi si cela nell’ombra?
Nell’anime ci sono varie citazioni da cogliere, prima fra tutte quella di "V per vendetta" (momentaneamente fuso, com’è accaduto nella realtà, con il movimento di Occupy Wall Street; e poi, verso la fine, il lancio di una futuribile bomba a mano ricorda il “gioco dell’anello” del film "Leon" di Luc Besson).

Come ho detto ho trovato la trama un po’ confusa e difficile da seguire per i diversi intrecci che via via si delineano ma lo stile grafico e l’impianto filosofico, figli di "Psycho-pass", vale la visione. Si tratta infatti della denuncia, nemmeno troppo velata, delle grandi multinazionali che, dietro ad affari leciti, nascondono un sottobosco di traffici amorali.