logo GamerClick.it

-

Attenzione: la recensione contiene spoiler

Questa serie è incentrata su una serie di insolite vicende che vedono protagonista il giovane Sakuta Azusagawa e una folta schiera di bellissime adolescenti; i suoi pregi sono tantissimi, mentre il suo unico grande difetto è a mio avviso quello di aver sbagliato proprio l'episodio conclusivo, l'unico a non avermi affatto convinto, poiché lo si sarebbe potuto gestire in mille modi migliori, il solo quasi totalmente privo dell'inventiva e dell'originalità che contraddistinguono l'intera serie, e (francamente) ben più simile a uno special aggiuntivo che a un degno finale.

Questi due concetti (inventiva ed originalità) sono le due armi migliori di "Bunny Girl Senpai", che riesce a trattare di tematiche e argomenti molto seri con uno stile e una semplicità tutta sua, forse unica nel suo genere, differenziandosi come un diamante che risplende in un letamaio di serie piatte, scontate, ripetitive, fini a sé stesse, ispirate quanto Jim Morrison nei suoi giorni da sobrio, e che per darsi una parvenza di serietà devono per forza infilare nella storia uno sbudellamento, la fantapolitica o uno stupro a caso in ogni arco narrativo.

A livello di personaggi, la serie ripropone molti modelli caratteriali visti e stravisti, come: la stella dello spettacolo in crisi con la madre, l'ex machina che esiste solo per consolare il protagonista nel momento del bisogno, la sorellina infatuata di suo fratello, la nuova arrivata che fatica a inserirsi nell'ambiente della grande città, l'innamorata che tiene celati i suoi sentimenti e che si disprezza per ciò che prova, infine la poveretta costretta a misurarsi in continuazione con la perfetta sorella che sa bene di non poter eguagliare.

Tuttavia i suoi pregi sono per l'appunto l'inventiva e l'originalità, per cui ripropone solo apparentemente cose già viste, ma le rielabora a suo piacimento, offrendocele da prospettive assai differenti e inaspettate, servendosi di una scrittura brillante ed efficace, di un doppiaggio perfetto in ogni suo aspetto, d'una regia quasi sempre ispirata e capace, di bellissime musiche, di freschissime animazioni e di disegni accattivanti. Alcune sequenze di questa serie sono destinate ad entrare nell'immaginario collettivo come alcune tra le più iconiche del genere romantico, e anzi probabilmente lo sono già entrate, visto il successo ottenuto da "Bunny Girl Senpai".

Spiego meglio cosa voglio dire con originalità e inventiva: è molto facile scrivere di una stella dello showbiz stanca di essere sempre sotto i riflettori e che si innamora a caso del classico emarginato, perché in realtà di buon cuore; molto più difficile è immaginare l'esatto opposto, ossia che nessuno è più in grado di vederla a dispetto della sua popolarità e che lei si aggrappa disperatamente al protagonista perché è l'unico in grado di legittimare la sua stessa esistenza, per poi alla lunga innamorarsi di lui non perché lui è impacciato ma onesto, e nemmeno perché è perfetto, senza macchia e senza paura. Si innamora di lui perché Sakuta è un ragazzo vero, non una macchietta stereotipata, se ne innamora perché ha capito che ci sarà sempre quando avrà bisogno di lui, perché è davvero disposto a fare qualsiasi cosa per il suo bene e perché è talmente sincero sia con sé stesso che con gli altri, che non sarà mai capace di deluderla. Scusate se è poco.

Lo stesso gioco inoltre può essere fatto anche con tutte le altre situazioni in cui ci siamo imbattuti nel corso della serie.
E' facile scrivere di una sorellina innamorata "pucciosamente" del suo fratellone, il difficile è il motivare seriamente il tutto con il fatto che lui è l'unico legame con il mondo reale che le è rimasto, l'unica cosa che ancora la spinge a vivere e ad alzarsi la mattina, dopo che è stata abbandonata da tutti quanti, genitori e sé stessa compresa.
E' facile scrivere di una ragazza innamorata che nel nome di questi forti, forti sentimenti (bleah!) rinnega tutto ciò in cui crede, infischiandosene di quelli altrui, il difficile è avere il coraggio di rappresentare il suo dilemma interiore e lo scrivere un personaggio in grado veramente in grado di rispettare i sentimenti altrui e di farsi da parte, anche se ciò la farà soffrire, più umano degli umani.
E' facile far risaltare il proprio protagonista, mettendogli accanto solo traditori, delinquenti, pedofili, stupratori ed eterni 'friendzonati', il difficile è renderlo simpatico, schietto e degno di stima, anche se il suo migliore amico è un bellissimo ragazzo, sportivo e muscoloso, idolo delle folle e giustamente desiderato delle donne molto più di lui.
E' facile scrivere di una ragazza che disprezza sia sé stessa che il suo corpo e che è talmente insicura da "sdoppiarsi", se lei è brutta, grassa o disprezzata dagli altri, il difficile è farlo se la ragazza in questione è bellissima, intelligente e prosperosa, anche troppo, visto che è proprio il seno l'origine di tutti i suoi problemi. Il seno usato non come fanservice, ma come arguto artifizio narrativo. Tanto di cappello, e potremmo continuare ancora, all'infinito.

In conclusione, è davvero una bella serie, che merita tutta l'attenzione che ha suscitato e che per dodici episodi stupisce con coerenza, abilità narrativa e anche con una parvenza di realismo sia umano che (sorprendentemente) scientifico, che mai non guasta. Il problema, come dicevo, è proprio l'episodio 13, in cui prima Sakuta 'sclera' in maniera fin troppo teatrale ed eccessiva (per quanto effettivamente questa sia una caratteristica del suo personaggio), poi si perdono diversi minuti con la lettura del diario di Kaede, che riepiloga i vari avvenimenti fin lì accaduti dal suo punto di vista (per quanto tutto molto toccante e significativo, non era esattamente quel che mi aspettavo, e alla lunga è diventato pedante), e infine, da quel momento in poi, tutto avviene fin troppo velocemente, senza che lo spettatore abbia il tempo di assimilare granché: una mezza spiegazione sulle apparizioni di Shoko buttata lì, la vera Kaede e il ricongiungimento di Sakuta con suo padre non valorizzati quanto si avrebbe dovuto, un minimo di screen-time concesso a ciascuno dei personaggi della storia, senza che però nessuno di essi incida, la corsa disperata per tornare da Mai (manco fosse stata in punto di morte), e quantomeno una bella sequenza finale che lascia però addosso allo spettatore un senso di incompiutezza e insoddisfazione generale, per quanto non lo si possa esattamente disprezzare.

Ho saputo che c'è un film in uscita, il quale sicuramente risponderà a tutti i quesiti irrisolti, ma avrei preferito un finale meno aperto e assai più risolutivo, perché questa serie, se gestita giusto un attimo meglio, sarebbe potuta essere davvero un perfetto capolavoro. Il mio giudizio finale complessivo resta comunque altamente positivo.