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Come si sarà capito dalla moltitudine di recensioni contrastanti presenti, "Sword Art Online" è un titolo ambiguo: c'è chi lo ha amato follemente al punto di farsi delle maratone di cinquanta episodi in due/tre giorni (tipo me) e chi lo ha odiato, affibbiandogli valutazioni molto negative. Io sto dalla parte di chi lo ama, e ne vado fiero.
"Sword Art Online" si presenta con una trama non innovativa, incentrata sui videogiochi di ruolo in realtà virtuale (VRMMORPG), ma fa delle emozioni trasmesse dalla narrazione della storia il suo punto di forza.

In un futuro pochi anni prossimo al nostro è appena stato sviluppato Sword Art Online, il primo videogioco totalmente in realtà virtuale, e il nostro protagonista, Kazuto Kirigaya, alias Kirito, fa parte dei beta tester, ovvero quella ristretta cerchia di giocatori che ha avuto la possibilità di giocare in anteprima a una versione demo del gioco, garantendo loro notevoli vantaggi futuri nella versione definitiva. Al lancio ufficiale del gioco circa 10000 giocatori si connettono, ma c'è un problema: l'ideatore del gioco, tale Akihiko Kayaba, ha disattivato il tasto di log-out e munito i NerveGear (i caschetti tramite cui ci si immerge nel gioco) di un sistema a microonde che letteralmente "friggerebbe" il cervello dei giocatori a cui venisse rimosso a forza il device dalla testa, aggiungendo che tale arma entrerebbe in funzione anche con la perdita totale dei punti vita nel gioco. Ovvero, se si muore nel gioco, si muore anche nella realtà, questo finché qualche giocatore non riuscirà a completare i difficilissimi cento livelli di Sword Art Online. Con questa premessa Kirito inizia il gioco, cercando di approfittare delle sue notevoli capacità di giocatore, per potenziarsi e contribuire alla vittoria finale dei cento livelli. Con il passare dei mesi e degli anni, però, la convinzione che in realtà il mondo virtuale e quello reale si mischieranno trasformano Kirito da giocatore solitario che pensa solo a sé stesso a membro di un gruppo con cui condividere gioie e dolori. In particolare sarà Asuna, una giocatrice molto forte con cui Kirito stringerà un legame fortissimo, a dare la forza al protagonista di andare avanti.

La serie si divide in due archi narrativi: fantastico il primo, un po' più moscio il secondo, ma che torna su altissimi livelli nella parte finale.
Le animazioni sono davvero ben fatte, con combattimenti che si seguono molto volentieri e scene più soft molto piacevoli, il tutto accompagnato da delle OST di primo livello.
Sui personaggi c'è un discorso particolare da fare: i protagonisti Kirito e Asuna sono caratterizzati benissimo ed è molto facile affezionarsi, soprattutto grazie alla loro unione che li rende quasi una cosa sola, mentre tra i secondari, oltre ad alcuni davvero ben fatti, ce n'è una parte che sembrano quasi messi lì solo per rimpolpare le fila del gruppo di Kirito, ma che fondamentalmente fanno più salotto che rendersi utili alla causa.
Poco male, l'anime rimane davvero stupendo, raggiungendo alcuni picchi che fanno veramente emozionare.