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Personalmente, non riesco a comprendere come sia possibile che, nel 2019, ci siano ancora così tante persone che abbiano difficoltà a ordinare, ad alta voce ed in pubblico, pubblicazioni il cui titolo contiene vaghissime allusioni sessuali. Il Pene del Senpai, poi, è un titolo che non ha nessun riferimento al sesso, ma semplicemente vuole indicare "l'organo esterno dell'apparato genito-urinario, a forma di appendice cilindrica inserita nella parte anteriore del perineo, in dotazione standard al mio compagno più grande e più maturo di me." È più che evidente che si tratti di un titolo degno di Superquark e non di Brivido Caldo. Ma anche se ammettessimo, ipocritamente, che il riferimento al pene potrebbe creare qualche imbarazzo nello/a giovine poco avvezzo/a alla vita di mondo, il compito dell'educatore sarebbe quello di curare la sua inesperienza affidandogli come sacra missione quella di trovare il coraggio per comprare il prodotto dal titolo sconveniente e fargli così comprendere in tutta la sua pienezza quanto fosse immotivata tanta vergogna.
E fu così che io, intriso di cotanta saggezza e sicuro di camminare sul sentiero che conduce alla verità, cominciai a prepararmi per uscire. Ho dato prima un'aggiustatina al pizzetto fatto crescere per l’occasione, poi ho indossato i pantaloni color kiwi, un maglione con un pinguino ricamato a mano, una giacca col cappuccio per dare quel fighissimo effetto vedo-non vedo e infine gli occhiali scuri, perché anche col buio più pesto stanno sempre bene. Ho preso in prestito l’auto da un amico che ancora oggi mi ricorda nelle sue preghiere e con questa mi sono recato in fumetteria.

Io: Salve sono Alex Ziro. Alex come Del Piero, Ziro come Ziro no Tsukaima.
Commessa: Ancora? Ottimo, con te siamo arrivati a sei. Olimpia (nome inventato)! C’è n’è un altro che si spaccia per Alex Ziro
Io (incredulo): Sei? Un altro? Ma cos'è? Un supereroe?
Fumettara: Sì l’ho visto, non preoccuparti è solo quello spiritoso di Npepata. Dagli una di quelle cartoline, come hai fatto con gli altri Ziro.

La commessa con fare scocciato mi porge un cartoncino abbastanza anonimo su cui c'è scritto: “Ti vergogni a chiedere al tuo fumettaro di ordinare per te “Il pene del senpai”? Usa questa cartolina!”
Ecchecacchio. A saperlo prima mi evitavo tutta questa pantomima. Ma va bene lo stesso, l'importante è aver risolto il problema. Compilo la cartolina e la consegno alla commessa; lei si reca nel deposito per prendere il mio volumetto ed io comincio a girare tra gli scaffali in fiduciosa attesa. La mia attenzione viene così assorbita dalle valutazioni su altri manga che stavo pensando di comprare; questa distrazione, però, mi risulta fatale.

Commessa (ad alta voce): Npepataecozz, dov’è Npepataecozz?
Io: no, zitta, non urlare!
Commessa (ad alta voce) Npepataecozz! Vieni, "Il pene del Senpai" è arrivato!

Dopo essermi dilungato nel racconto delle traversie che ho dovuto affrontare per entrare in possesso di una copia di questo “particolare” manga, è arrivato il momento di dedicarsi ad un'attenta ed approfondita analisi di quest’opera.
Il Pene del Senpai è un manga composto da un solo volume di 192 pagine, ideato e disegnato da Yoichi Abe. In Italia, è edito da J-POP Manga.
Ci troviamo in un mondo in cui il pene può essere tagliato via dai maschi senza grandi conseguenze, in quanto, così come accade per la coda di una lucertola, questo ricrescerà di nuovo nel giro di qualche settimana. Questa possibilità, del tutto inedita, determinerà un’evoluzione inaspettata nel modo di concepire il rapporto di coppia: molte ragazze, infatti, preferiranno aggirare tutte le tediose problematiche legate ad una vera relazione amorosa, per dedicarsi esclusivamente alla parte dell’uomo che gli interessa davvero. Vengono così messi in commercio diversi orinatoi muniti di ghigliottina, attraverso cui le ragazze interessate potranno rubare il pene al maschio che preferiscono.
Lo so, la trama a prima vista sembra davvero stupida; per i lettori maschi, poi, a causa della presenza di tutte quelle ghigliottine nascoste negli orinatoi, si sfiora addirittura l’horror (toglimi tutto ma non il mio... Giovanni). In realtà questo strano manga usa una facciata assurda/surreale per porre all'attenzione del lettore problemi molto concreti e riesce a veicolare concetti attuali ed interessanti.
Prima di inoltrarmi nella mia particolare interpretazione dei contenuti dell'opera, credo sia opportuno fare due premesse.
Cominciamo con la prima. Se osserviamo la struttura del fumetto vedremo che esso è composto da una serie di racconti brevi che, in apparenza, sembrano non avere nulla in comune gli uni con gli altri (a parte la possibilità di ghigliottinare peni, ovviamente). Tuttavia, analizzare i vari racconti senza cercare il filo conduttore che li unisce tutti non consentirebbe di apprezzare appieno quest'opera. Ne Il Pene del Senpai, infatti, nulla è messo a caso, ma ogni sua singola parte, oltre ad essere importante di per sé, fornisce il suo contributo alla realizzazione del messaggio narrativo complessivo proposto dall'autore.
La seconda premessa da fare è che, al contrario di quello che si potrebbe pensare leggendo il titolo o a causa dell'esasperante onnipresenza di peni mozzati dall'aria triste, questo manga vuole esplorare non il mondo maschile bensì l’universo femminile. I maschi presenti in quest’opera sono veramente pochi ed il più delle volte la loro importanza si riduce al farsi tagliare il pene e, talvolta, al cercare di recuperare il maltolto. Le vere protagoniste, invece, sono le donne ed il loro modo di rapportarsi con l’amore e con le problematiche della vita in generale.

“Non è una gran rottura di scatole uscire con qualcuno? Gli hobby, la conversazione, il sesso… si è obbligati ad adeguarsi all’altro in tutto. Poi ci sono la famiglia, gli amici e tutte queste relazioni che sei obbligata a tenere sempre in considerazione… ci sono così tante interferenze! E alla fine vengono a galla tutte quelle cose sgradevoli che nemmeno volevi sapere, no? Non mi va per niente.”

Il motivo per cui, in un mondo del genere, le ragazze preferiscono evirare i maschi piuttosto che uscirci insieme, è contenuto in questa affermazione. Perché prendersi anche i problemi che nascono da un rapporto sentimentale, quando ci si può limitare a prendere solo quella parte dell’uomo che serve davvero? In quest’ottica, l’evirazione non rappresenta solo il più temuto atto vendicativo della donna nei confronti del compagno infedele, ma viene concepito come un atto di emancipazione, ossia come un modo per liberarsi definitivamente del giogo dell’uomo senza però rinunciare ai vantaggi del rapporto di coppia.
I vantaggi di questo "nuovo mondo" sarebbero tantissimi, anche se ogni tanto entrano in contraddizione fra loro. Tra le virtù di un pene, ad esempio, c'è il fatto che trattasi di entità fedele, in quanto “non si tradisce con le parti basse, si tradisce con la testa. È il corpo ad essere sporco e l’unica parte veramente pura è il pene.” Allo stesso tempo, però, è anche vero che “dato che un pene non è un fidanzato ne puoi avere quanti ne vuoi e non sarà né un tradimento né una scappatella. Quindi non diventerà mai un problema morale, giusto?”
Insomma, sembra tutto troppo bello per essere vero. E, infatti, non lo è.

"Ciò che tu volevi non era un pene, ma il pene del senpai. Però una volta che il senpai non esiste più, quello cosa diventa? Quello è solo un pene. È solo un ammasso di carne da cui esce del liquido bianco, no? Il pene del senpai è tale solo se il senpai esiste."

In questa affermazione viene riassunto perfettamente il problema che la visione materialista espressa fino a quel momento non era riuscita a risolvere: quello della vocazione insita nell'essere umano ad amare anche lo spirito e non solo le cose. Ma allora cos’è meglio fare, prendere l’intera persona oppure solo una sua piccola parte?
Il manga, però, non va oltre, non dice cosa è meglio scegliere ma si limita a contemplare le varie scelte possibili. L’intento dell’autore, infatti, non è quello di dare degli insegnamenti morali, ma solo quello di mettere in evidenza che questa è una scelta che ci definirà come persone. In particolare, l’opera sembra voler delineare tre modelli possibili di personalità come risultato della scelta: la materialista, ossia colei che sceglie di prendere solo il pene; la tradizionalista, ossia colei che sceglie di puntare sia sul corpo che sul pene; la spirituale, ossia colei che, eroicamente, è capace di amare un corpo senza il pene. Chiaramente l'autore sa benissimo che la realtà è molto più sfaccettata di così e che la personalità può assumere infinite modalità intermedie, ma si tratta di un volume unico per cui più di tanto non si può fare. E, aggiungo io, DEVE restare volume unico, perché io a comprare pure il numero due in fumetteria di sicuro non ci vado.
Veniamo al lato grafico. Per quanto riguarda persone e cose nulla da dire: non si cerca il top, ma si bada al sodo con disegni semplici ed essenziali che ben si sposano al clima surreale che si respira nell'opera. Ho qualcosa da ridire sul disegno del vero protagonista di questo manga: ora, non so se si è esagerato col minimalismo sul pene o col massimalismo sullo scroto ma c’è qualcosa in quei cosi che proprio non mi torna.
Un po' per il titolo, un po' per il contenuto, Il Pene del Senpai è un manga che, con tutta evidenza, si presta e si presterà a facili ironie, e anch'io ho deciso di giocarci un po'. Il mio intento, però, era solo quello di rendere la lettura (si spera) più piacevole. Quando arriva il momento di essere seri, però, non si può negare che il manga di Yoichi Abe si sia rivelato una piacevolissima sorpresa. Oltre al suo indiscutibile estro umoristico, i suoi racconti contengono un “simbolismo del pene” che mi è molto piaciuto; un simbolismo che si rivelerà essere non troppo difficile da interpretare, ma che comunque non risulta mai banale. I temi trattati sono attualissimi e, una volta tanto, non sono legati alla sola cultura giapponese. Per un'opera di sole 192 pagine, è davvero tanta roba. Consigliatissimo.