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Fanservice.
Niente di più da aggiungere a una serie che altrimenti avrebbe avuto una trama non dico originale o spettacolare, ma se non altro adeguata e sufficientemente interessante: un’operetta piena zeppa di fanservice dal primo all’ultimo episodio. Anzi, forse possiamo salvare gli ultimi episodi, che al di là delle solite battute idiote si discostano un po’ dalla linea generale dell’anime e finalmente cominciano a trattare del succo della storia; e non lo fanno neanche troppo male, o troppo bene, ma almeno lo fanno.

Tralasciando quindi la trama, che sicuramente sarà descritta in ogni recensione oltre che nella descrizione generale dell’anime, possiamo dare un giudizio positivo a: grafica, con colori e scenari sicuramente fatti bene; sigla, l’unico elemento davvero di punta ed eccezionale, che ho apprezzato tantissimo non solo per il ritmo e la melodia, ma più di tutto per le parole cariche di significato (ragion per cui il mio giudizio raggiunge il 3 e non cala a piccolo a un punto).
Detto ciò, non fatevi ingannare dai colori brillanti e dalla grafica innovativa che si scorgono nelle immagini random, perché, se volete buttare via un po’ di ore del vostro tempo, restando imbambolati davanti allo schermo, chiedendovi: “Ma davvero sto guardando questa roba? Devo continuare a guardarlo perché deve per forza migliorare e acquistare un senso, siccome peggio di così non può andare”, allora è l’anime che fa per voi.
Ai più accorti consiglio di saltarlo a piedi pari, vi eviterete fanservice di quarta scelta, una trama inconsistente (che si struttura praticamente solo negli ultimi tre episodi) e una caratterizzazione dei personaggi scadente e stereotipata. Ora, a voi la scelta!