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Una delle cose che più odio, è quella di dover recensire un anime di cui conosco la sceneggiatura perché ne ho già letto il manga. È molto difficile per me, infatti, sottrarmi all’influenza derivante dalla conoscenza della versione cartacea e dare un giudizio obiettivo. So bene che potrei risolvere il problema limitandomi alla mera valutazione numerica; però poi penso che non sono del tutto sicuro che la recensione del manga vedrà mai la luce, ed allora nasce in me un perverso senso del dovere che mi impone di spendere due parole almeno per la versione animata. E dato che discutere con il mio subconscio è tempo perso, cominciamo che prima finisco e meglio è.
Mi sono avvicinato a “Domestic Girlfriend” a seguito della lettura di un’altra opera della stessa autrice, Kei Sasuga, e cioè “GE – Good Ending”. Quest’opera m’era piaciuta davvero tanto, per cui per me è stato naturale cercare di recuperare anche la sua opera successiva; e, sebbene non raggiunga lo stesso livello del suo predecessore, ho apprezzato molto anche il manga di questo “Domestic Girlfriend”; il calo qualitativo, infine, raggiungeva il suo apice con questo anime, la cui colpa è quella di essere solo “carino”.
Ma andiamo con ordine e cominciamo con la trama. In un giorno qualsiasi Natsuo perde la sua verginità con Rui, una ragazza qualsiasi conosciuta in un Karaoke. Nessuno dei due nutre dei sentimenti nei confronti dell’altro; ognuno dei due considera l’altro come un semplice sconosciuto. Natsuo, invece, era segretamente innamorato di Hina, una sua insegnante. Quello che il ragazzo non sa, è che Rui ed Hina sono due sorelle; ma lo scoprirà molto presto in quanto suo padre sposerà la madre delle ragazze ed andranno a vivere tutti assieme.

Togliamoci subito questo dente allora: il manga è meglio dell’anime. So benissimo che questo non vuol dire assolutamente nulla, in quanto è così nove volte su dieci, e in quanto questo non pregiudica la realizzazione di una buona versione animata; anzi, a dire il vero, anche l’anime di “Domestic Girlfriend” è di buona fattura. A questo va aggiunto che io stesso non amo (anche se talvolta li faccio) fare il classico paragone manga/anime, in quanto li considero due prodotti diversi. Però qualcosa da dire sulla “conversione” stavolta c’è. L’aver deciso per un anime di dodici episodi aveva come conseguenza naturale il taglio di molte scene presenti invece sul manga; pur non essendo molto importanti, però, queste scene davano alla storia ed ai personaggi una maggiore profondità.
La sceneggiatura dell’anime, dovendo farci entrare tutto, diventa inevitabilmente molto veloce; tutti gli eventi più importanti sono stati rappresentati; quello che manca, invece, è la crescita ed il travaglio dei vari personaggi tra un evento e l’altro. L’effetto finale è comunque buono, ma inferiore rispetto a quello che avrebbe potuto essere.
La storia in sé è un classico triangolo amoroso con due varianti: il fatto che i tre protagonisti sono fratelli (diretti o acquisiti) e il fatto che all’inizio c’è subito una scena di sesso fra due componenti del triangolo. Per il resto abbiamo una sceneggiatura che, in assenza di momenti di approfondimento, ricorda molto quella di una soap opera che non si vergogna di mettere l’amore fisico nella vita delle persone. Personalmente ho sempre gradito questo tipo di storie ed anche stavolta posso dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto da quanto ho visto.
Molto belli i disegni e molto bella anche la colonna sonora: sotto questi due aspetti l’anime viaggia davvero alla grande.

E siamo arrivati alla valutazione. Se non avessi letto il manga penso che sarei stato moderatamente soddisfatto e quindi propendo per questo tipo di giudizio. Non si poteva, in dodici episodi, fare molto di più; qualche episodio in più, però, avrebbero fatto rendere al meglio la storia di Kei Sasuga.