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Sicuri di non volervi innamorare?

Inutile cercare di negarlo, noi appassionati di anime e manga siamo una continua contraddizione: ci lamentiamo dell’appiattimento dell’attuale mercato anime, ma vorremmo le trasposizioni di questo e quello, pretendiamo prodotti originali, ma finiamo per esaltare la ‘commercialata’ di turno, vogliamo tutto e il contrario di tutto. Nonostante da una parte della barricata esista una fetta di puristi dagli ideali incrollabili e perennemente coerenti con i loro desideri, dall’altro lato prolifera una folta schiera di sempliciotti che, nonostante tutto, finiscono per farsi abbindolare dalla storiella romantica di turno e mandano al diavolo anche l’originalità, pur di vivere un momento intenso in un singolo episodio o un lieto fine più che prevedibile.
Non prendiate male il termine sempliciotti, chi vi scrive è una di loro e, neanche troppo velatamente, ben felice di esserlo.

Perché questa manfrina? Perché stiamo per parlare di “Tada-kun wa Koi wo Shinai” (“Tada-kun non si innamora”), una commedia romantica che dall’inizio alla fine non abbandona mai la strada della semplicità, o, se vogliamo essere cattivi, della banalità.
Ma, per una parte dei suoi spettatori, la banalità di “Tadakoi” è stata anche il suo punto di forza, perché un sogno romantico non deve per forza passare per la tortuosa via dell’imprevedibile.
Essere banali è dunque necessariamente un male? Chi scrive risponde con un convinto “no”.

Mitsuyoshi Tada è un liceale appassionato di fotografia che sotto i ciliegi in piena fioritura incontra la graziosissima Teresa Wagner, una ragazza proveniente dal Larsenburg. La giovane si è accidentalmente separata dalla compagna di viaggio e Tada le aiuta a ricongiungersi. Come nel più classico dei casi, i due si ritrovano il giorno dopo nella stessa classe, poiché Teresa, grande appassionata di Giappone, si è trasferita per qualche tempo per una vacanza studio. Tra i due e gli altri compagni di scuola, nascerà una bella amicizia all’insegna della fotografia e del divertimento in puro stile liceale.

“Rendi sempre il tuo cuore un arcobaleno”

La catchphrase del protagonista di Rainbow Shogun, drama a tema samurai amatissimo da Teresa, è un po’ il motto di vita della ragazza, sempre allegra, solare e pronta a impegnarsi al massimo in ogni cosa. E proprio Teresa diventa l’arcobaleno nella vita di Tada, un ragazzo dal carattere fin troppo tranquillo e poco aperto. Non è che Tada sia un solitario, non è un tipo triste né che si piange addosso, ma è evidente che una grossa fetta del suo cuore sia come sigillata, chiusa al mondo, quasi morta. All’inizio della serie mi sono chiesta cosa significasse il titolo, “Tada-kun non si innamora”, perché è ovvio dal primo momento che si innamorerà della dolce Teresa, quindi, perché questa scelta?

Con l’andare avanti delle puntate ho capito perché Tada-kun non si innamora: non ha avuto una delusione d’amore che ha chiuso il suo cuore, non si è imposto di non innamorarsi, non è il tonto che non sa cosa significhi volere bene a qualcuno... Mitsuyoshi Tada è semplicemente un ragazzo che ha sofferto per un dolore troppo grande, la perdita dei genitori, un male talmente forte che ti porta via una parte del cuore e dell’anima e che inconsciamente fa apparire tutto un po’ blando, facendoti credere che nessuna emozione, bella o brutta, possa scuoterti più di quella sofferenza.
I sentimenti di Tada-kun sono come assopiti e sommersi nel suo cuore dalla pioggia battente che non cessa mai e che, ormai, è diventata qualcosa di tristemente familiare.

“Mitsuyoshi, ha smesso di piovere nel tuo cuore, vero? Se la pioggia si è fermata, ora non ti resta altro da fare che cercare l’arcobaleno.”

Tada-kun rappresenta molti di noi, quelli che vivono una vita serena, circondati da persone che amano, ma incapaci di esprimere i propri sentimenti in maniera diretta, di mostrare apertamente le proprie emozioni e condividerle, di dire le cose al momento giusto, un po’ per paura, un po’ per carattere, un po’ perché pensiamo sempre che domani arriverà il momento giusto per farlo, ma quel domani finisce per diventare ieri e le persone vanno via, lasciandoci con il rimpianto.

“Tadakoi” è quindi una storia d’amore semplice e tenera che ha il sapore di una favola; non vuole stupire, non vuole raccontare nulla di nuovo, vuole solo emozionare con garbo e pacatezza (elementi non scontati al giorno d'oggi). E non importa se per farlo usa un classico espediente strappalacrime, perché, se siamo arrivati a tifare per i protagonisti e per il loro amore, se abbiamo temuto di essere privati di un lieto fine e abbiamo affrontato quel viaggio con gli stessi sentimenti di Tada e Kaoru, allora la serie ha raggiunto il suo scopo.

“Tu metti sempre gli altri prima di te, o forse dovrei dire che non esterni i tuoi sentimenti [...] Non ti ho mai visto piangere, non hai pianto neanche quella volta. Smettila di reprimere i tuoi sentimenti.”

Certamente la sua semplicità e i suoi espedienti ruffiani non piaceranno a tutti, ma dopotutto è un principio che, seppur in contesti diversi, vale per ogni anime. È comunque innegabile che la serie potesse dare qualcosa in più, o che potesse portare avanti almeno un po’ del brio visto nei primissimi episodi.
L’anime ha il pregio di portare in scena molti personaggi, tutti molto simpatici, ma il rovescio della medaglia è che alcuni di essi non hanno lo spazio necessario per lo sviluppo delle loro storyline. Un vero peccato se si pensa al potenziale comico e tenero di una coppia come Hina e Hajime o dei più sfortunati Yamashita e Yui.

Inizialmente avevo delle riserve su “Tadakoi”, poiché venne presentata come la serie TV degli autori di “Gekkan Shojo Nozaki-kun”, opera che adoro e a mio dire difficilmente raggiungibile da una commedia romantica qualunque. “Nozaki-kun” nasce dalla mente della mangaka Izumi Tsubaki, e chi legge il suo “Oresama Teacher” (pubblicato in Italia da Edizioni Star Comics) ben conosce la folle e geniale vena comica dell’autrice; “Tadakoi” è invece un soggetto originale e senza la verve della Tsubaki, prevedevo una scialba copia. In realtà, pur partendo in maniera tranquilla, l'anime sembra voler andare in crescendo, con alcuni picchi un po’ esagerati (Pin senpai, Yamashita), ma andando avanti si assesta su tutt’altro tono e trova in qualche modo una sua identità.

“Katajikenai!”

Lo studio Koba Dogo riparte in effetti con lo stesso cast di “Gekkan Shojo Nozaki-kun”: regia, character design, musiche, script, persino Masayoshi Ooishi torna per occuparsi della opening, mentre Yuuichi Nakamura (doppiatore di Nozaki) presta la voce al protagonista.
Il cast di doppiaggio lavora bene e in armonia e, se le giovani e non troppo esperte Manaka Iwami e Shino Shimoji offrono un’ottima performance, le conferme arrivano dai veterani Nakamura, Miyano, Shimono e Sakurai. Purtroppo però, a due episodi dalla fine, Yuichiro Umehara viene sostituito a causa di problemi di salute, cedendo il posto al sempre ottimo Tomokazu Sugita.

A parte l’allegra opening “Otomodachi Film”, la vera perla è l’ending, “Love Song”, cantata dalla doppiatrice di Teresa. Si tratta invero della cover di una canzone del gruppo Sambomaster, qui arrangiata in chiave più romantica e adatta alla vocina della Iwami. La canzone viene utilizzata anche come insert song dell’episodio 11 in una versione ancor più bella cantata da Nakamura. Il testo in realtà ben si presta al personaggio di Tada, poiché si parla sì di un amore che sboccia (“Non capivo perché quel giorno fossi così bella”), ma anche di qualcuno perso per sempre (“Dopo averti portata via, qualcuno di nome “Dio” mi ha detto che non ci saremmo rivisti mai più - se potesse avverarsi un miracolo, vorrei solo raggiungerti una volta ancora, ti prego, solo un’altra volta”), assumendo così una doppia valenza per il protagonista.

“Tadakoi” non è l’anime dell’anno, non è innovativo, non sarà ricordato negli anni a venire, non è la commedia romantica del decennio e neanche del trimestre. È una storia che ha raccontato di un amore dolceamaro, di un’amicizia profonda, di un cuore sopito e della sua rinascita, di ragazzi che, pur commettendo errori e avendo sofferto, percorrono le loro strade con coraggio. Se cercate una storia d’amore con la giusta dose di pathos, che sappia intenerire e far sorridere pur senza stupire e brillare, “Tadakoi” è una buona scelta. A dimostrazione che a volte, pur di vivere un emozionante momento di felicità, si può anche sacrificare l’originalità.