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Ormai sono passati più di due anni da quando ho visto questo anime, e la mia valutazione, adesso come allora, è rimasta la stessa. Nonostante ciò vorrei fare una recensione che spero, forse non rispettando molto i canoni del suo genere, dia a qualcuno una visione diversa su quest’opera. Accennerò solo in parte gli aspetti negativi, che tanto oramai hanno ripetuto tutti un’infinità di volte, e mi concentrerò su quelli positivi, nella ferma convinzione che si possa tirar fuori qualcosa di buono anche dal peggiore dei lavori, e “Sword Art Online” è ben lontano dal fondo della lista.
Per tutti coloro che non l’hanno ancora visto, racconterò la trama a grandi linee, senza entrare nello specifico, sperando di poter far interessare delle persone alla serie, senza che si imbattano in spoiler di alcun genere. Non ne assicuro il successo

Cosa separa il mondo reale da quello virtuale? Una volta che si possono provare tutte le sensazioni che esistono nella realtà, manca un solo tassello per unire questi due mondi per noi così distanti. Citando “Ready Player One”: “La realtà rimane l’unico posto dove mangiare un pasto decente”.
Per quanto alcuni potrebbero discutere sull’effettiva profondità di questo pensiero, è chiaro che descriva con grande efficacia questo tassello mancante. La differenza infatti sta proprio nella dimensione fisica, infatti, per quanto la nostra mente possa esistere in altri luoghi, il nostro corpo è qui e dipende dalla realtà. Quando i giocatori di Sword Art Online vengono intrappolati nel gioco, subiscono un graduale processo che trasla la loro realtà verso quel mondo virtuale. Non tutti arriveranno alla comprensione di questo nuovo mondo, ma è proprio questa comprensione che porterà felicità ai protagonisti e a chi come loro ha trovato un posto in questo nuovo mondo, da chi governa a chi lavora. Questa metamorfosi non riuscirà però a completarsi sia per il legame, per quanto flebile, che li legava al loro corpo sia per la presenza di alcuni elementi ancora legati a una visione videoludica di quella realtà, di cui è principale rappresentante proprio colui che ha creato Sword Art Online e che ha dato il via a quel cambiamento che si è evoluto in una direzione che forse non aveva mai considerato. Queste instabilità portano a uno scontro e a un finale della prima stagione francamente discutibile.
La seconda stagione è definita da scelte di trama che personalmente trovo pessime e dal decisivo crollo del dualismo tra reale e virtuale per tutti i personaggi, ad eccezione della protagonista e di pochi altri. Ciò giustifica la mancanza di azioni sul piano reale da parte del protagonista, ma non da parte del nuovo villain, che potrebbe muoversi sul piano reale grazie alla sua influenza ma che non ne approfitta abbastanza, senza una vera ragione apparente.
Dopo un finale sul piano virtuale, realizzato in maniera sicuramente non eccelsa, la serie tira fuori la sua ultima cartuccia che le regala una conclusione dignitosa e concettualmente apprezzabile. Infatti la risoluzione della storia non avviene nel gioco, ma nella realtà, a simboleggiare che i crimini commessi nel piano virtuale, che poi si sono ripercossi, tramite i sopracitati punti di contatto, in quello reale, devono essere giudicati separatamente per le loro influenze nella realtà e nel gioco. Inoltre fa comprendere bene allo spettatore che oramai ciò che è virtuale non ha più a che fare con la realtà, il distacco è completo.

Concludo con una breve parentesi sul lato intrattenimento. Questo è l’anime che ho visto più velocemente di sempre, quindi potrete capire che la serie mi ha intrattenuto parecchio, forse anche perché avevo in parte abbandonato il mio spirito critico durante la visione. Pur essendo questo il caso, ho passato delle ottime otto ore di puro intrattenimento, e nei giorni successivi mi ha dato motivo di numerose riflessioni, anche se spesso più critiche di quelle che qui ho esposto. Quindi, spero che chi non ha avuto ancora il piacere di vedere quest’opera possa gustarsela, come sono riuscito a fare io e molti appassionati del franchise, senza troppi pregiudizi e senza troppe aspettative.
Perché, quando si va alla scoperta di nuovi luoghi, portarsi un grosso bagaglio può sembrare utile, ma vi accorgerete che rallenterà solo il vostro cammino.