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"La menzogna di Fujiko Mine", come è tradotto in italiano il titolo, si presenta fin da subito con un colpo d'occhio non indifferente: un character design completamente diverso da quello a cui siamo abituati per l'universo di "Lupin III".

Prima però passiamo alla trama. La nostra vecchia conoscenza, quella volpe di Fujiko, sembra questa volta aver trovato il metodo perfetto per intascare ben 500 milioni di dollari, se non fosse che la fortuna le si torce contro e mette il suo progetto nelle mani di un ragazzino di nome Gene. A metterle i bastoni tra le ruote è un certo Bincam, un assassino che usa le sue "maledizioni" per completare le missioni affidatigli da un boss al quale il padre di Gene ha sottratto il malloppo. La refurtiva è conservata in una cassetta di sicurezza la cui password è conservata gelosamente dal giovanotto, al punto da barattarla per la vendetta contro l'omicida che ha fatto fuori suo padre. Ecco che entra in gioco il nostro ladro gentiluomo con il suo fedele compagno Jigen, subdolamente (come al solito) coinvolti dalla seducente malvivente nelle sue losche macchinazioni. In particolare questa volta sono chiamati ad esaudire la vendetta di Gene contro questo quasi invincibile Bincam.
Ma chi è questo assassino che usa dei poteri così particolari? Forse uno degli aspetti più interessanti di questo film è proprio la storia che sta sotto la trama principale e che potrebbe essere (magari anche no) oggetto di approfondimento per qualche sequel. Infatti, sebbene la storia di Gene raggiunga una conclusione in sé, restano alcuni passaggi che potrebbero far pensare a un finale aperto per quanto riguarda il mistero celato dietro a questo misterioso Bincam.

Probabilmente, però, un sequel sarebbe atteso da pochi per vari motivi: animazioni decisamente poco fluide rispetto a quelle che altri Lupin ci hanno regalato; uno sviluppo dei personaggi non convincente, per esempio il rapporto madre-figlio tra Fujiko e Gene; il basso spessore che viene dato a Lupin - sebbene già il titolo ci indica che la protagonista sarà l'astuta donna, sembra che il ladro eroe di tante avventure ricopra un ruolo a "La signora in giallo"; la mancanza di alcuni storici comprimari; il chara che disorienta l'appassionato.
Su quest'ultimo punto, col quale ho iniziato questa recensione, voglio soffermarmi un attimo. Non perché cambiare sia di per sé sbagliato, ma, quando ti approcci a personaggi così radicati nell'immaginario collettivo, è dura trovarsi davanti a quasi degli estranei. Lupin ancora si distingue abbastanza bene, però la distorsione delle figure di Fujiko e Jigen è inquietante.

Tutto sommato, guardare questo film non è una perdita di tempo così importante (complice anche la scarsa durata), però alla fine dei conti gli aspetti negativi superano quelli positivi. Di buono ci sono l'iconicità dei personaggi e una buona sotto-trama, che però non lo salvano da una bocciatura.