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9.0/10
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“Ergo Proxy” è un anime del 2006 decisamente particolare, estremamente sofisticato, pesantissimo per l'utenza media e conseguentemente, tutt'altro che "per tutti" come a prima vista potrebbe sembrare, per cui chi si aspetta una serie godibile, abbastanza fruibile e di facile interpretazione, ne stia alla larga perché si annoierebbe molto.

La prima differenza che si nota in questa serie, rispetto alle classiche Giapponesi, è quella di volersi distinguere in maniera netta dallo stile Nipponico che ormai conosciamo da decenni. Infatti a partire dall'eccelsa sigla “Kiri” dei del gruppo giapponese “Monural”, si nota immediatamente come lo stile voluto dagli autori sia spiccatamente occidentale. Quest'anime infatti non concede durante l'intera serie, tutto quello che è immediatamente riconoscibile come giapponese, arrivando addirittura a non presentare nemmeno nei nomi e nei termini la lingua del Sol Levante, preferendo termini occidentali e non nipponici, quali: “Cogito” (ergo sum) di Cartesio, ”raison d'être” e “Amrita” (dall'Induismo in Sanscrito “immortale”). Termini che non sono messi in “Ergo Proxy” tanto per fare i sofisticati forzati, ma solo parole che racchiudono l'essenza intera della serie.

La trama è semplice per quanto riguarda la parte introduttiva, dove l'idrato di metano liberato in atmosfera da una non precisata catastrofe ambientale causata dall'umanità, ha trasformato la terra in una landa oscura e ghiacciata, dove quel che rimane sono dei Dome, ossia delle cupole artificiali sigillate per proteggere gli abitanti dall'atmosfera esterna.
“Ergo Proxy” a differenza della maggior parte degli anime, non punta molto sulla caratterizzazione dei personaggi anche se i protagonisti sono ben caratterizzati e delineati, perché questa serie va ben oltre l'attrazione che possono donare dei personaggi ben scritti.
Infatti quest'anime lascia letteralmente spiazzati per merito della sua trama estremamente sofisticata, molto dura da comprendere se viene presa con leggerezza, a livelli tali da rendersi criptica e per nulla godibile.
Tuttavia va dato enorme merito agli autori di non essere andati dietro al successo facile, ma di aver considerato molto di più la volontà di creare qualcosa che poteva rimanere nel tempo, sia al di fuori della grafica che dalle mode.
Quindi “Ergo Proxy” risulta molto solido e forte, grazie al suo stile squisitamente dark, cyberpunk e pieno di riferimenti sia religiosi che legati al concetto di vivere ed esserne consapevoli.
Come annunciato l'anime mette in spiccato risalto trama e sceneggiatura, tanto che i protagonisti reali sono quattro.

Vincent Law: Un immigrato dal dome di Mosk, dal carattere indeciso, confuso e impacciato. Tanto che nella parte iniziale ci si chiede come sia possibile interessarsi alle sue vicende, tuttavia col passare degli episodi egli si rivelerà l'assoluto protagonista dell'intero anime, crescendo sia come carattere che come look, ma dire altro su Vincent Law non è possibile senza creare spoiler decisivi.
Re-l Mayer è la seconda protagonista della serie, viziata, dal carattere acido, menefreghista e nei fatti immatura agli occhi di un adulto. Infatti è molto facile a prima vista valutarla come forte e decisa, per poi con grande perizia, scoprire che ha un carattere decisamente debole e infantile in alcuni casi, seppur rari.
Deadalus è giovanissimo dottore molto legato a Re-l Mayer, sicuramente molto presente in scene determinanti con relative conseguenze, ma col procedere della serie non mantiene lo spessore iniziale e perde di valore.
Pino è un autorave infetto dal virus cogito e quindi ha coscienza di sé e sembra una bambina qualsiasi. Nella sua spontaneità e semplicità si rivela decisamente interessante oltre che graziosa.
Invece i vari Raul e il famoso consiglio di Donov Mayer, pur sembrando decisivi hanno nei fatti un rilevanza media, perché sostanzialmente il vero cuore di “Ergo Proxy” è costituito da Vincent Law e Re-l Mayer.

Ho trovato davvero eccelsa la parte che riguarda il viaggio con la "Quattrocento Conigli", una nave in stile steampunk che nel mondo super dark con sottofondo sonoro dello strumento che suona Pino, si viene a creare una splendida e godibilissima sceneggiatura. Inizialmente il viaggio si mantiene su ritmi tenui, per poi gradatamente arrivare al divino finale sempre con nuove rivelazioni, narrate in maniera sofisticata e molto ricercata, anche se in alcuni casi hanno esagerato con i trip mentali, finendo per rendere alcuni episodi semplicemente noiosissimi.

Dal punto di vista tecnico “Ergo Proxy” é molto particolare. Tende a strizzare l'occhio allo stile occidentale senza trascurare il classico character design giapponese, anche se ho trovato troppo spigolosi sia Vincent che Re-l Mayer, mentre nella seconda parte della serie migliora il loro aspetto, specie per quanto riguarda Vincent. I fondali sono buoni ma nulla di speciale e si limitano a fare da puro contorno ai personaggi, mentre le animazioni sono ottime.
Come accennato all'inizio la sigla iniziale “Kiri” è davvero stupenda, sia come canzone che come montaggio delle immagini. Il doppiaggio italiano è ottimo ma non perfetto, perché la doppiatrice di Pino Ludovica Bebi, lascia trasparire una nauseabonda quanto fastidiosa cadenza romana, e infatti controllando sul web è proprio romana, ma questo problema vale solo per Pino. Ok Re-l Mayer e tutti gli altri personaggi, mentre Vicent Law può vantare un doppiatore immediatamente riconoscibile e di enorme spessore, ovvero Christian Iansante, doppiatore di Rick Grimes in “The Walking Dead”!

Concludo consigliando quest'anime a utenti avvezzi al genere, particolarmente pazienti o amanti dello stile Cyberpunk molto dark, che questa serie ha da offrire, oltre a una trama eccellente.