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Attenzione: la recensione contiene spoiler!

"5 centimetri al secondo" è un film d'animazione, suddiviso in tre "atti", dell'ormai celebre Makoto Shinkai.
Nelle tre parti del film abbiamo la nascita di un amore, amore puro, adolescenziale, la maturazione e l'annientamento di questo amore causato dalla distanza. Nelle scene finali, leggendo fra gli sguardi, ho percepito anche la metabolizzazione e il superamento di quello che è stato amore.

Questo film è un pugno allo stomaco. Non in senso negativo, sia chiaro, ma concettualmente si presenta così realistico che diventa facile immedesimarsi nella vicenda. La prima parte è quella più dolce. Ho sperato fino all'ultimo che le speranze e le promesse fatte da bambini fossero poi concretizzate nell'età adulta, ma la vita è crudele e il tempo lava troppe cose. Passano per la vita dei due protagonisti anche altre vite, specialmente del ragazzo, che non scalfiranno il sentimento che egli prova per l'amata così lontana. Prima lontana solo fisicamente, poi sempre più lontana anche dal cuore. Il film mostra la cruda verità che tantissime persone hanno sperimentato sulla propria pelle.

Si passa in pochi anni dal fare sacrifici incredibili, viaggi interminabili e promesse di amore eterno, ad essere poi completamente sconosciuti, come se nulla fosse mai successo, come se ognuno quei momenti fosse stato vissuto da altri. Nel finale si intravede una speranza. Forse l'amore è stato metabolizzato, forse doveva finire così. Il treno che impedisce l'ultimo sguardo è la metafora perfetta dei casi della vita che ti passano in mezzo, ai quali non puoi sottrarti e che spesso vanno a ostacolare i tuoi sogni. Ma anche di queste cose bisogna fare tesoro. Davanti c'è un nuovo mondo, rimanere intrappolato nel passato farebbe troppo male. Il comparto tecnico è eccezionale. Paesaggi innevati, fiori di ciliegio e razzi che fendono il cielo fanno da sfondo al film di Shinkai, rendendolo un perfetto mix di poesia ed immagini.