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Questo anime può provocare sia una sensazione di estrema partecipazione sia una di estrema noia. L’impatto emotivo è indubbio, in quanto “Somali and the Forest Spirit” coinvolge, creando tematiche che toccano la sensibilità di grandi e piccoli, quali l’abbandono, la speranza, l’affetto genitoriale, il tutto condito da lacrime e sorrisi di una bambina carinissima.

Tutto inizia quando un golem viene sequestrato da una bambina abbandonata, che, dopo averlo visto, lo chiama già papà, incatenandolo ad un ruolo che lui non può conoscere, ma nel quale cercherà di entrare con l’aiuto costante e le spintarelle di quelli che incontrerà nel suo viaggio, intrapreso con la piccola Somali allo scopo di cercare i suoi genitori. C’è però un piccolo problema: gli umani sono scomparsi da tempo, la loro alterigia e la loro volontà di dominio sulle creature non umane li ha resi ostili e indesiderati, tanto che un conflitto poi li ha visti prima sterminati e in seguito braccati e mangiati. Una vita grama, insomma, e un dato di fatto che mette il povero golem, al limite della fine della sua autonomia, in marcia verso l’ignoto.
Il viaggio è una girandola di colori e di personaggi. Le ambientazioni sono spettacolari. Cito con piacere il regno sotterraneo al deserto, popolato di funghi e pieno di luminosità delicate. Il deserto ha una sua poesia e creature inventate la cui idea alla base è ammirevole. C’è una ricerca nei vari personaggi che si sente e si vede, si percepisce una gran preparazione alle spalle di quest’opera. Segnalo poi la biblioteca delle streghe, splendida a livello visivo.

I personaggi principali sono il golem e la bambina. Mentre il primo scopre man mano di avere quel cuore che all’inizio nega di possedere, tanto da fare sacrifici e patire disagi per trovare i genitori di Somali prima del suo spegnimento, la bambina è quel che ci si aspetta. Dolce, dolcissima, pronta al pianto, al riso, alle battute scontate o alle dichiarazioni d’affetto spontanee e mielose. Il fatto che viaggi camuffata con un cappuccio e due corna cucite sopra, poi, non insospettisce nessuno. Se gli umani hanno un buon odore, perché così poche creature si accorgono della sua natura?
Situazioni estreme che ami o aborri sono episodi come il febbrone di Somali o la sua ricerca indefessa di quel fiore dei desideri perché la bambina vuole stare col suo papà, disperatamente. E dopo pianti, risa, lacrime, promesse strappate a stare per sempre assieme, dettagli sulla ‘pucciosità’ e l’innocenza della bambina, personaggi tutti buoni (tutti tutti, né i demoni né le arpie sono cattivi) che s’incantano alla vista della piccola, questo anime o lo si ama o lo si odia.
E la visione diventa estenuante, piena di zucchero, senza avvenimenti particolari, salvo la presa di consapevolezza che il golem ama la piccola a modo suo e che forse dovrebbe aggiustare il suo comportamento in modo migliore, visti i suoi sbagli pregressi. Tutti i personaggi secondari sono troppo buoni e si impicciano nella relazione padre-figlia con consigli del tipo “Sii un buon genitore”, “Non abbandonarla nonostante ti manchino trecento giorni di vita”, “Piange, consolala!”

Quando comincia la vicenda del deserto e la risoluzione utopistica della vicenda tra l’arpia e l’umano (“I sentimenti sono veri!”, dice Somali, ma chissà se capisce il valore della vita di un’orfana adottata dal cannibale di sua mamma, qualunque fosse il motivo per cui si è spinto a un pasto così orrido) si spera che la trama proceda, ma alla biblioteca delle streghe comincia a logorarsi la pazienza.
Se le streghe sono davvero custodi del sapere, è quello il modo di custodirlo? Perdere libri, essere incapaci di difenderli, far perdere informazioni e far correre rischi agli utenti. Chiudete bottega, befane, fate male il vostro mestiere! E quando il libro si dissolve nei contenuti, ecco che c’è una soluzione: chiedere all’ultima persona che l’ha letto, lì disponibile e avvolta nell’ombra.
A questo punto ho gridato: “Basta!”. L’impianto narrativo è stato fatto per mettere a dura prova i miei nervi. Sempre le solite dinamiche: Somali in pericolo, Somali protetta dal golem, informazioni che non ci sono e ‘pucciosità’ varia. E poi nuovi personaggi che appaiono e scompaiono dimenticati, inutili, buoni per uno sfondo etnico di colore. Più di otto episodi per non dire nulla, nulla di nulla.

Ho scorso l’ultimo episodio rapida rapida e sono contenta di non aver finito quest’anime: il finale melenso, ancora senza finale... con quattro episodi che mi sono rifiutata di vedere e so già noiosi e pesanti da digerire senza nulla da aggiungere.
Quest’anime ha una struttura pesante, pedante, monotona. Ha sì sfondi, colori, personaggi e una buona trama di base, ma la sua lentezza mostruosa, il suo nicchiare infinito, la continua esposizione di sentimenti buonisti sono esasperanti.