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Tomoyo e Mariko si sono conosciute alle scuole medie e da allora sono state l’una il sostegno dell’altra. Un giorno, Tomoyo, ormai adulta e impiegata presso un’azienda per cui nutre poca stima, scopre che la sua vecchia amica si è suicidata buttandosi dalla terrazza del suo appartamento dopo aver assunto grandi quantità di sonniferi. Scioccata dalla notizia, la giovane donna cerca di comprendere la ragione che si cela dietro questo gesto estremo e decide di ripercorrere i passi dell’amica, tornando al luogo dove tutto è cominciato.

Abbandonata dalla madre per ben due volte e usata come valvola di sfogo dal padre, sin da bambina Mariko ha sofferto abusi e il morso della depressione. Tomoyo è stata la sua àncora di salvezza nel corso degli anni, difendendola dai suoi aguzzini e proteggendola come se fosse un genitore. Ma cosa può fare per l’amica, ora che è morta? L’ultima occasione che ha per salvare Mariko è prendere in custodia le sue ceneri e portarle con sé in un viaggio alla riscoperta delle luci e delle ombre che hanno caratterizzato la loro relazione, al fine di realizzare i sogni di Mariko per restituirle la pace che non ha mai avuto in vita.

Attraverso una serie di flashback e sogni di Tomoyo, il lettore ripercorre la storia di Mariko. Quello che ne scaturisce è un passato fatto di abusi e sofferenze, con una Mariko che si aggrappa disperatamente alla migliore amica, arrivando a considerarla addirittura un surrogato materno. Ma Tomoyo ha bisogno di lei in egual misura, e si sente profondamente tradita dal fatto che la sua migliore amica abbia deciso di suicidarsi senza dirle niente, senza invitarla a lasciare questo mondo insieme…
“Non so cosa ne pensassi tu. Ma in tutta sincerità, io non avevo che te”.
Mariko ha un disperato bisogno d’amore. È spezzata e non riesce a trovare qualcuno che la ami per quello che è, senza pretendere che sia qualcosa si diverso. Tomoyo è goffa e particolarmente sfortunata, elementi che la rendono simpatica al lettore e che riescono a far sorridere in una storia altrimenti totalmente cupa. È anche impulsiva e determinata, agisce prima ancora di aver terminato di pensare. Tuttavia, nonostante ciò, riesce a svelare il suo lato più fragile, perché se è vero che Mariko è stata spezzata da quelle stesse persone che avrebbero dovuto amarla e proteggerla, è allo stesso modo vero che Tomoyo, proprio per proteggere quell’amica abbandonata da tutti, ha esposto il proprio cuore ad altrettanta sofferenza.
E ora che Mariko non c’è più, Tomoyo è pervasa dal senso di colpa per non essere riuscita a salvarla e per averla considerata una seccatura in più di un’occasione, ma contemporaneamente prova un forte risentimento nei suoi confronti per averla lasciata indietro, sola al mondo.
My Broken Mariko è una storia complicata da giudicare. Credo che il parere del lettore venga per forza di cose influenzato dalla propria esperienza personale poiché sicuramente c’è chi si è trovato nei panni di Tomoyo, chi ha vissuto il dramma di Mariko, e chi invece non ha provato sulla propria pelle nessuna delle due esperienze. A seconda della categoria cui si appartiene, le emozioni che questo manga suscita possono variare o essere addirittura agli antipodi. Personalmente, ho cercato di osservare gli eventi narrati con un occhio il più possibile distaccato.

Non credo che questa storia possa essere definita propriamente un inno alla vita. Piuttosto, penso voglia essere un invito a non rassegnarsi, a resistere e non mollare. Trattando in modo delicato e intimo dei temi complicati quali la violenza psicologica e sessuale e il suicidio, questa storia mostra che, nonostante la tanta sofferenza, in questo mondo esiste ancora la gentilezza disinteressata e che è possibile riporre un po’ di speranza nell’umanità.
Lo stile di Waka Hirako è a tratti pulito, ben definito, e a tratti sporco, rispecchiando in un certo qual modo la natura dei personaggi. Il volto di Tomoyo ha dei lineamenti che possono essere definiti spigolosi, specie se paragonati a quelli delicati di Mariko. La mimica facciale, la postura, i movimenti... tutto in Tomoyo indica dinamicità, impulsività, energia e disperazione.

La storia si conclude quasi all'improvviso e ammetto che sul momento ne sono rimasta quasi delusa perché non mi sarebbe dispiaciuto seguire ulteriormente le vicende delle due protagoniste. Tuttavia, è come se con la tavola finale del manga si chiudesse un cerchio, un cerchio che definisce la storia di questa profonda amicizia.