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"Kanashimi no Belladonna", o "Belladonna of Sadness", è una pellicola animata del 1973 facente parte della serie di lungometraggi denominata “Animerama”, iniziata da Osamu Tezuka nel suo studio d’animazione Mushi Production, i cui temi sono l’erotismo e la sperimentazione visiva.
La pellicola è spesso dimenticata non solo a causa della sua età, ma anche per i suoi temi e le sue sequenze erotiche, oltre al fallimento economico che portò allo studio ai tempi. Però tutto ciò è assolutamente ingiustificato, in quanto ci troviamo di fronte a un vero e proprio capolavoro visionario di tecnica.

Il film in questione è ambientato in una Francia medievale, colpita da credo religiosi, nobili tiranni e approfittatori, malattie e l’ipocrisia e il malessere del popolo. La protagonista, Jeanne, vivrà una vita di sconforti proprio a causa di tutto ciò, fino a concedersi al piacere di un essere satanico, il quale la farà affondare nell’erotismo e nella follia.

Ciò che colpisce maggiormente in questo film è l’estetica visiva e il modo in cui è raccontata la storia. A still frame che ricordano dipinti incompleti, in cui i personaggi parlano e la storia avanza, si associano sequenze psichedeliche e sperimentali, in cui si incontrano non solo svariati stili di animazione, ma anche stili di pittura. Ciò che più mi ha sorpreso è vedere un’infinita varietà artistica, che spazia dall’impressionismo di artisti come Klimt ("Giuditta" o "il Fregio di Beethoven), Schiele ("L’abbraccio"), Munch o Matisse ("La Danza"), alle pitture rupestri, alla pop art (molto simile al film “Yellow Submarine”, curato dall’artista Heinz Hedelmann) o alle visioni erotiche di Guido Crepax.
Le sequenze d’animazione hanno in loro una sensualità dolce, ma anche dolorosa, sanguinolenta e miserabile, come la vita di Jeanne, come la vita di ogni donna.

La pellicola è accompagnata da due diversi stili di musica: il primo è rappresentato da canzoni in giapponese, molto lente, come delle ballate lagnose, le quali invocano tristezza, solitudine e tormento; il secondo è un insieme di parti strumentali dallo stile molto vicino al rock progressivo, psichedelico ed elettronico, donando così alle sequenze più movimentate un senso di oppressione sempre maggiore, rendendo il film un’esperienza audio-visiva unica nel suo genere.

Esatto, per tutta la durata del film l’angoscia di ogni vicenda avvolgerà la storia, grazie ad ogni elemento appena descritto, rendendo la visione sempre più affascinante, in un infinito climax di emozioni contrastanti. Lo spettatore rimarrà affascinato dalla messa in scena di ogni sequenza, ma anche assoggettato alla vera natura sporca e villana dell’uomo.
Il film è un importante messaggio di emancipazione diretto non solo ad ogni donna, ma ad ogni persona, poiché chiunque potrebbe vivere ciò che ha vissuto Jeanne e soffrire a causa delle scelte di altre persone, le quali non solo potrebbero trovarsi nella propria casa, ma anche a reggere il proprio stato.

Consiglio caldamente la visione a chi cerca qualcosa di diverso in ogni ambito e che vada ben oltre le semplici apparenze, in un circolo visionario di erotismo e ingiustizie. Ovviamente, a causa dei temi trattati, il film non ha freni nel mostrare orge e violenze di ogni tipo, quindi, sebbene queste scene disturbanti siano contestualizzate e necessarie alla narrazione e al messaggio dell’opera, il modo esplicito in cui vengono presentate potrebbe sconcertare molti. Inoltre, sono presenti molte sequenze psichedeliche, con un continuo e veloce susseguirsi di immagini, colori e suoni, perciò prego di far attenzione a chi è sensibile sotto questo aspetto.