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6.0/10
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"Kimi ni todoke" avrebbe potuto essere uno shojo bellissimo. E invece...

Ho cominciato a leggere "Kimi ni todoke" senza alcuna aspettativa particolare e, dopo aver letto i primi capitoli, ho pensato che mi trovassi davanti a un diamante. Sawako la protagonista, per la prima volta in molti anni di lettura di manga e visione di anime, mi appariva come un personaggio non stereotipato: non è la classica ragazzina timidissima, estremamente gentile che improvvisamente, venendo notata dal bello di turno, cambia e diventa una persona normale. Nel 99% delle storie è sempre così: timidissima, viene notata dal bello, si inserisce nel gruppo, diventa una persona normale, tutta la timidezza svanisce. L'attitudine caratteriale precedente viene azzerata.
Ma qui non è così, almeno all'inizio.

No, Sawako è descritta in maniera davvero realistica: si percepisce la difficoltà che ha nel comunicare e in qualche modo la propria incapacità di comprendere e interpretare correttamente quanto le accade intorno. Sawako mi appariva come affetta da qualche tipo di disturbo, non solo una semplice timidezza; questo ha reso il personaggio interessante. Non è stupida o ingenua, non riesce realmente a comprendere quanto le accade, lo interpreta in maniera sbagliata. Ho trovato i primi 10/20 capitoli splendidi: la lentezza del procedere della storia mi sembrava realistica; d'altronde, se ti confronti con una persona così problematica, è chiaro che devi andarci piano (mi riferisco a Kazehaya). Ho trovato alcuni passaggi addirittura commoventi, come ad esempio quando finalmente Ayano e Chizu comprendono Sawako e la loro amicizia riparte in quel bagno della scuola: l'ho trovato bellissimo.
Ci sono state alcune tavole, così ben costruite, che ho pensato fosse incredibile quanto bene riuscissero ad esprimere i sentimenti dei personaggi e fossero realistiche: quando Kazehaya parlando con Sawako, seduto al banco, poggia la testa al proprio braccio semi alzato; la rappresentazione perfetta di curiosità, interesse, rilassatezza: sono esattamente dove voglio essere.

Ma, purtroppo, a un certo punto si perde tutto: le tavole iniziano ad essere troppo confusionarie; i dialoghi, troppo didascalici, si iniziano ad accavallare. Si perde quell'atmosfera sospesa e tutto diventa o troppo kawaii o troppo didascalico. Ma soprattutto 'si allunga troppo il brodo'.
A mio avviso (e ho notato che anche altri utenti sono dello stesso parere) uno shojo dovrebbe essere lungo dai dieci ai quindici volumetti (venti sono già troppi): perché in fondo cosa vuoi raccontare? Non puoi ripetere ciclicamente sempre le stesse cose: natale, san valentino, compleanno, festival scolastico, gita al mare. Dopo un po' diventa noioso. Anche laddove si inseriscano degli eventi avversi o dei personaggi avversi, non si può esagerare: perché si rischia di annoiare o di risultare eccessivi. Il manga avrebbe dovuto interrompersi intorno al 40 esimo capitolo.
Invece ahimè continua.

Ed è noiosissimo: perché non stiamo parlando di "InuYasha", ogni capitolo un'avventura nuova, stiamo parlando di uno shojo. Ma che vuoi dire di altro? In dieci, quindici volumetti riesci benissimo a raccontare tutto: vedi "Il giocattolo dei bambini" oppure "Marmelade Boy". Riesci a raccontare i turbamenti, le aspettative per il futuro, a raccontare eventi avversi eccetera eccetera.

L'ho quindi interrotto: mi chiedo come potrà andare avanti. Immagino che cominceranno ad avere problemi di qualche tipo in merito al futuro, tipo "Voglio studiare erbologia ad Hogwarts", "Oh cielo, ma è lontanissimo! Saremo separati". Qualcosa del genere. Oppure verrà inserito qualche personaggio che darà fastidio, cosa che non credo poiché mi sembra che l'autrice non abbia questa attitudine.

In sostanza, quindi, "Kimi ni todoke" è un manga che avrebbe potuto essere bellissimo, ma che in corso d'opera diventa come tutti gli altri.
Voto: 6.