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Quando si tratta di un isekai, la nostra mente in genere preconfeziona un prodotto come già visto, con i soliti topos degli evocati in un altro mondo, un po' come se fossero tutti uguali, ma non stavolta.

“Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” è sì un isekai, ma è riuscito a farsi spazio nella mente come qualcosa di molto differente, e non solo perché è del target per ragazze. La nostra eroina, richiamata in un altro mondo, viene tenuta dapprima in disparte, come se la sua evocazione fosse stata frutto di un errore, e questo le ha permesso di introdurre lo slice of life all’interno della storia. Rimasta quindi senza una vera mansione, ciò le ha permesso di esibirsi come alchimista di corte e quindi di poter contribuire alla società e di svolgere la sua professione di farmacista. Fatto strano però, si dimostra non solo portata, ma in grado di poter svolgere quei compiti in modo pressoché perfetto, e di arrivare a risultati impensabili che ad altri richiedono anni e anni di esperienza. Ma così come se fosse anche questa storia frutto di un medicamento portentoso, oltre al genere fantasy e allo slice of life, bisogna introdurre anche il genere romance. Attorno alla nostra protagonista, Sei, sbucano come da target anche altri pretendenti, ad iniziare dai suoi colleghi, Jude e Johan. Ma, oltre loro due, il nostro prodigio della farmaceutica attira l’attenzione di altri pretendenti, tra cui Erhart Hawke e di suo fratello Albert, rispettivamente vice capo dei maghi il primo e comandante dei Cavalieri del Terzo Ordine il secondo. Insomma, ha tutti gli elementi tipici del reverse harem, anche se da subito la trama è abbastanza chiara e ci indica senza indugiare la persona che farà battere il cuore alla nostra eroina. La storia va avanti e veniamo presto introdotti in un fantapolitico con i fiocchi, perché, è bene dirlo, una storia con una sola leva narrativa avrebbe da subito spento i suoi motori. Ma qua abbiamo altre leve da spendere, e Yuka Tachibana, l’autrice di questa storia, si dimostra un’autrice brillante e capace. Oltre la nostra Sei, nel regno è stata evocata anche un'altra pretendente al ruolo di Santa, ossia Aira Misono, una ragazzina delle superiori che è dotata di un gran potere magico.

Un piccolissimo spoiler molto generico: questa ragazza viene usata come un fermacarte politico, per le ambizioni del giovane principe, Kile Slantania. Il principe, fermamente convinto del suo operato, pensa di voler ambire al ruolo di re, mostrando che la sua intuizione è quella giusta. Le vicende però si dimostrano ben più intricate di quel che sono. Il re non crede affatto a quello che gli viene proposto dal principe ereditario.

Sarà poi la storia che autonomamente dimostrerà chi nel regno ha acquisito il ruolo di Santa. I misteriosi poteri di questo ruolo, infatti, sono quelli della classica guaritrice, anche se, chi acquisisce il titolo di Santa, ha un potere che è in grado di compiere dei veri e propri miracoli, facendo sì, prima ancora che venga riconosciuta dai reali, che la gente la riconosca per merito in quel ruolo. Così la contesa per il ruolo di Santa giunge alla conclusione. Non rimane altro che poter quindi adoperare quel potere, per svolgere le missioni e liberare i posti infettati dalle creature magiche spaventose che invadono il regno. Vi è un solo problema, come si fa ad attivare tale potere? Ma ben presto anche questo nodo giunge al pettine. Servirà qualcosa che si riesce a vedere bene solo con il cuore, giusto per parafrasare “Il piccolo principe.”

Detto così, sembra che la storia sia tutta perfetta, per la verità non è del tutto vero. Soprattutto per il ruolo di pretendenti del reverse, dove spesso la serie cade d’intensità, mostrando i vari bishounen come se fossero degli Arbre Magique al gusto melone (gusto che nessuno metterebbe mai in macchina,) da appendere così nella trama.
I bellocci infatti, oltre che rimanere come dei fantocci all’interno della storia, non hanno un ruolo di primo piano. Svolgono il compito di accompagnatori e vivono di quella luce ‘sbriluccicosa’ che solo l’amore riesce a far risplendere. Probabilmente, il ruolo in secondo piano dei pretendenti riesce meglio a mettere in evidenza il ruolo della nostra Santa, ma delle volte l’idea dell’accompagnamento è talmente insensata, che si fatica a crederla.
Completamente avvolti dalle lucine dello shoujo manga, all’idea che è arrivata la primavera nella vita della nostra Sei, tutto si avvolge della luce della speranza.

Anche il comparto tecnico si mostra altalenante e sottotono. La regia è molto lenta e spesso sembra di rivedere un prodotto dei primi anni del 2000. I freeze frame e la ripetizione degli sfondi la fanno da padrone, e in molte occasioni si vedono i personaggi fermi immobili con il solo doppiatore a tenere la scena, mentre si muove solamente la bocca. Dal punto di vista tecnico è stato fatto il compitino, ma nulla di eclatante per far risultare più avvincente il prodotto.
Una serie da sette, che comunque, per quanto è riuscita a intrattenermi, si meriterebbe una seconda occasione, peccato che il mercato non premi questi tipi di serie, quindi non ho molte speranze per un sequel, anche se l’avrei vista con immenso piacere. Premiatissima.