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"Flanders no inu" è probabilmente il meisaku più pesante e profondo di tutto il progetto World Masterpiece Theater. Il fatto che rispetto ad altre serie sia così sconosciuto qui in Italia è davvero inconcepibile (probabilmente buona parte di tale fama inesistente è dovuta al fatto che la serie sia attualmente irreperibile in lingua italiana o sottotitolata). In attesa che qualcuno si interessi alla serie in questione e la sottotitoli o la licenzi una buona volta, consiglio caldamente la visione anche con gli attuali sottotitoli inglese fatti malino, visto che perdersi un anime del genere è davvero un sacrilegio per qualsiasi appassionato di animazione (sebbene mi renda conto che sia impossibile che venga compreso e apprezzato appieno da tutti, vista la sua estrema profondità concettuale).

Attenzione: La recensione contiene spoiler!

"Le vicende si svolgono nella regione delle Fiandre nei pressi di Anversa. Nello ha dodici anni, è orfano dei genitori e abita con il nonno, con il quale si guadagna da vivere vendendo latte in città. Un giorno il ragazzo trova lungo la strada un bellissimo cane delle Fiandre, ferito e bisognoso di cure, che chiamerà Patrash. Il cane si dimostrerà sempre fedele e riconoscente con Nello e da quel momento lo aiuterà nel trasporto del latte dalla casetta del nonno alla città. Nello stringerà anche una forte amicizia con la giovane Alois, ostacolata però dal padre della ragazzina, l'uomo più ricco del villaggio." (Fonte: Wikipedia).

All'apparenza ci troviamo di fronte un'opera che assimila molto lo stile di Heidi (uscito un anno prima): non solo nella messa in scena visiva, ma anche in alcuni passaggi contenutistici. Troviamo difatti il dualismo vita di città-vita in campagna tanto caro ad Heidi e alla poetica di Takahata in generale. Alois si ammalerà pesantemente dopo aver abbandonato il suo amato villaggio per poter studiare in Inghilterra. L'analogia con Heidi tuttavia è presente unicamente a livello concettuale, in quanto la malattia di Alois è pesante e rischia di farla morire. In questo senso capiamo che i toni dell'anime saranno ben diversi rispetto al suo predecessore, al quale deve sicuramente moltissimo. Tuttavia in questo momento della storia non ci rendiamo ancora conto di quanto siano diverse le due serie in questione; per arrivare a capire ciò sarà necessario arrivare fino in fondo.

Quando il focus si sposta su Nello e sul nonno l'anime inizia a mostrare il suo vero volto. La serie fino a questo momento ha mostrato una fortissima componente religiosa, ma probabilmente non è facile cogliere quanto essa sia importante ai fini del tutto. Pur non avendo una chiave di lettura univoca per quanto riguarda la parte finale dell'opera, io penso e credo fermamente che non integrare l'elemento fede e religione quando si valuta lo svolgere degli eventi in Patrash, equivalga a non capire nulla a livello concettuale di quello che l'anime voglia trasmetterti. Questo è il motivo principale per cui credo che l'opera non sia per tutti: da una parte è necessario integrare un elemento religioso che non per forza appartiene ad uno spettatore che non la sente propria, dall'altra è fondamentale entrare emotivamente in sintonia con Nello. Se si fa l'errore di imporre a Patrash una morale soggettiva e convenzionale, non si vedrà altro che una storia inutilmente deprimente in cui un bambino muore per depressione senza motivo.

Ed ecco qui che l'anime mostra queste due chiavi di lettura: quella concreta senza fede, e quella con la fede. Nella prima riteniamo la cattiveria delle persone che non apprezzano la bontà d'animo di Nello, una delle cause fondamentali della sua morte, dopo la morte del nonno. Nella seconda vediamo un Nello che ha terminato il suo percorso di vita terreno, che muore consapevolmente, ed è pronto a meritarsi il paradiso e a ricongiungersi con i propri cari, dimostrando che è proprio attraverso la purezza del proprio animo che quel percorso trova la sua fine. Secondo il mio modesto punto di vista la chiave di lettura senza fede è errata per due motivi: il primo è legato al fatto che Nello, pur ricevendo tanta cattiveria, è circondato da innumerevoli persone che lo amano e gli vogliono un mondo di bene. Il secondo è relativo alla sua passione per la pittura: trovo davvero inverosimile che gli sia venuta voglia di morire dopo aver perso il concorso nazionale con il dipinto ritraente suo nonno. Del resto avrebbe potuto benissimo farsi carico di quella sofferenza consapevole di avere delle qualità immense come artista, condividerle con i suoi tanti affetti, e provare a rifarsi nelle occasioni future (come del resto, ha sempre fatto con qualsiasi altra cosa). Insomma Nello aveva tante cose per cui continuare a vivere, quindi è impensabile a mio avviso pensare che l'abbia fatta finita poiché non ha visto nessuno spiraglio di luce nella sua vita. A mio parere l'aver perso quel concorso non gli ha minato l'autostima come artista, ma gli ha dato tremendamente fastidio il fatto che la gente non abbia riconosciuto il valore del suo affetto più caro. Del resto è stato il Nonno a comprargli quel pannello, e prima che Alois gli mostrasse il suo disegno di Jean, Nello aveva perso totalmente gli stimoli. Forse la vittoria di quel concorso avrebbe potuto cambiare le sorti di Nello, ma francamente non ne sono neanche del tutto convinto.

La verità è che a mio avviso Nello si prepara a morire dall'episodio 44 dopo la morte di suo nonno, solo che qui la genialità della serie non te lo fa mai capire veramente. Sarà necessario arrivare al finale dell'anime e ripercorrere tutti gli eventi a ritroso per capire che lui la scelta l'aveva già presa da tempo. Rifiutando l'ospitalità di Michel ad esempio, scegliendo di rimanere nella sua casa fino alla fine. Prendendo in giro Michel dicendogli che sarebbe andato da lui dopo Natale, rimandando costantemente. Oppure quando si proietta spiritualmente nei quadri di Rubens, dopo aver visitato la mostra dedicata al suo memoriale. Lo possiamo capire anche dal fatto che lui perde la voglia di disegnare. La ritroverà solo facendo rivivere suo nonno attraverso il disegno per il concorso cittadino, ma questo è solo un tentativo vano di riavvicinarsi emotivamente ad una figura evanescente creata dalla sua mente, non è tanto un modo per esprimersi come artista.

Ed è per tale motivo che se non integriamo l'elemento religioso l'anime ci sembrerà inutile. Perché se da una parte una persona ci può vedere un bambino che si lascia andare senza lottare, dall'altra invece vediamo un personaggio che muore consapevole di aver portato a terminato la sua presenza su questo mondo terreno. E lo fa dopo un percorso profondo, maturo, intenso, che mette a nudo tutte le sfaccettature dell'esistenza. Mi dispiace per tutte quelle persone che non riescono ad apprezzare questo elemento, ma secondo me è davvero inutile guardare l'anime se si deve utilizzare unicamente una chiave di lettura materialista. La critica sociale ad una società che non riconosce l'umanità nella gente, l'assenza di valori e di moralità, la poca coesione sociale ecc... da parte di molti personaggi presenti all'interno dell'opera è fortissima, tuttavia a mio parere non si deve fare l'errore di attribuire unicamente ad essa la responsabilità della fine del percorso di Nello. Oltretutto trovo arrogante pensare di mettersi nei panni di Nello e dire cose come: "Eh ma al suo posto avrebbe dovuto fare questo, avrebbe dovuto fare quell'altro, doveva ancora continuare a vivere per questo o quell'altro ecc ecc...". Quello che farebbe una qualsiasi altra persona è irrilevante, se non entriamo emotivamente nella caratterizzazione del personaggio, sarà solo cattiveria fine a sé stessa e totalmente incomprensibile.
La trovo una cosa stupida, presuntuosa e inutile. Fondamentalmente arrivare alla fine e ritenere la morte di Nello ingiusta e cattiva, non ha senso! Perché è cattiva e ingiusta per lo spettatore che non ha capito molto, non per Nello.

Consapevoli di questa cosa è possibile godersi appieno uno dei migliori anime mai realizzati, con uno dei finali più forti, emotivi, potenti e poetici che l'animazione seriale giapponese conosca. Non è un caso se in Giappone è un cult. E magari evitate anche di accostare questo tipo di dramma ad opere come i drammatici moderni che mirano alla lacrima facile tipo "Violet Evergarden" e simili. Senza nulla togliere alle serie strappa lacrime moderne che a livello concettuale sono un po' più superficiali, trovo un po' sbagliato ricordare "Flanders no Inu" solo per la capacità di far piangere lo spettatore.