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Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Kanashimi no Belladonna", o "Belladonna of Sadness", è un film d’animazione del 1973 scritto e diretto da Eiichi Yamamoto.
Una piccola precisazione: si pensa erroneamente che il film sia opera di Osamu Tezuka. Tuttavia, non solo non prese minimamente parte alla sua realizzazione, ma in quel periodo aveva abbandonato la Mushi, che fallì proprio nel 1973, poco dopo l’uscita di questo film. Pertanto il “merito” va soltanto ad Eiichi Yamamoto.

Nel Medioevo, in un villaggio senza nome della Francia, una giovane coppia di contadini poveri, Jean e Jeanne, decide di sposarsi. Tuttavia, i giovani non possono permettersi di pagare l’ingente “tassa di matrimonio”, perciò la loro felicità si trasforma immediatamente in un orrore macchiato per sempre dalle azioni crudeli di un aristocratico di potere, che sottopone la donna a uno stupro di gruppo la notte della prima luna di miele. Dopo essere stata privata della sua femminilità e dignità, emotivamente abbandonata dal marito, Jeanne è lasciata a raccogliere i cocci, cercando conforto lontano dallo sguardo pietoso della società. È in questo momento di debolezza, disperata e sconfitta, che stringe un patto con il Diavolo per vendicare i torti subiti, e ne diviene l’amante oltre che la fonte di nutrimento. Jeanne ottiene la sua vendetta, ma a un costo che supera di gran lunga quello che si aspettava: ha cercato vendetta da coloro che l'hanno usata solo per ottenere il potere di danneggiarli attraverso l'atto di essere usata. Una crudele ironia.
Per quel che concerne il finale... non c'è un lieto fine qui. Solo un altro capitolo in cui l'umanità perde.

Beh, che dire? Un'animazione sperimentale su una donna che trova la liberazione attraverso il sesso e ispira una rivoluzione tra le persone, inducendole ad accettare i propri desideri sessuali. Alla fine vengono mostrate alcune immagini di rivoluzioni femminili, il che spinge a pensare a questo come un film che dà potere alle donne. Ma, se così fosse, perché è stata violentata dalla fonte del suo potere? Scelta strana.

Per quanto, in principio, fosse stato semplice empatizzare con il personaggio di Jeanne, che subisce una serie di crudeltà immani, dopo poco smetti di compatirla. Da metà film in poi, personalmente, non sono riuscita a condividere le sue scelte.
Jean invece è un codardo dall’inizio alla fine, nessuna pietà per lui, anche se, in un certo senso, coerente fino all’ultimo, un po’ come gli altri personaggi, del resto.

"Kanashimi no Belladonna" riceve una rappresentazione visiva che risulta fin troppo statica per i miei gusti. Le tavole contengono una quantità industriale di erotismo psichedelico che, francamente, sminuisce più spesso di quanto non aggiunga al film. Insomma, più di un’ora di fotogrammi inquietanti.
Il comparto audio è quasi inesistente, per cui nulla da commentare.

Ci sono una serie di domande conclusive che mi pongo. Perché dovrei considerare valido questo film? Ho trovato terribilmente offensivo il paragone tra il grezzo istinto sessuale e il desiderio di emancipazione e rivalsa femminile. Questo film letteralmente usa il sesso come motivo di emancipazione. Quale dovrebbe essere il messaggio? Anche le donne, come gli uomini, sono libere di avere desideri sessuali? Sì, ma questo cosa c’entra con l’emancipazione e la rivalsa femminile? Inserire le immagini della rivoluzione femminile in un film erotico e psichedelico che dà spazio alla pornografia violenta, a Jeanne che viene continuamente brutalizzata e assalita, più che al desiderio di uguaglianza tra uomini e donne mi rende terribilmente perplessa. Tutto in questo film ha lo scopo di offendere, disturbare, stressare o disorientare lo spettatore. Alla fine, qual è il fascino del film? Non so dirlo, perché non mi ha presa affatto, neanche al punto di urlare al capolavoro. Non lo è neanche lontanamente. Per me questo è un film da guardare una sola volta e archiviare, per non rivederlo mai più.