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Non è facile dare un giudizio su “Shiroi Suna no Aquatope” nel suo insieme, ma, suddividendolo nelle sue due parti, è più semplice.

L’unica cosa in comune ad entrambe sono disegni stupendi, musiche coinvolgenti e un carachter design decente. Anche se per molti aspetti sembra di rivedere “Irozuku Sekai no Ashita Kara” (i disegni e le sequenze delle opening sono praticamente identiche).

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

Prima parte: le prime dodici puntate sono dolci, emozionanti, toccanti e significative.
La prima parte segue Fuka, idol fallita nonostante il suo impegno per il suo troppo buon cuore, che, piuttosto che tornare a casa ed essere accolta per quello che è, decide di andare a Okinawa, dove incontrerà Kukuru, studentessa con una passione da otaku per i pesci che gestisce, come lavoretto estivo, l’acquario ormai fallito del nonno, nella sua ultima estate di apertura. Fanno da contorno personaggi a volte appena abbozzati (Karin), a volte meglio dettagliati (Kai e il nonno di Kukuru). Le due si incontrano, si trovano e stringono amicizia, complice la misticità dell’acquario, che permette in determinati momenti di poter vedere la propria anima, intesa come i propri ricordi più dolci e i propri desideri più cari. Nonostante la passione e gli sforzi delle due, alla fine l’acquario chiuderà, ma nel frattempo entrambe sono cresciute e maturate, e un poco anche tutti i comprimari.
Già il fatto che non c’è il lieto fine (il salvataggio in extremis dell’acquario) dà per me molti punti a favore dell’opera. Nell’insieme, come detto, la prima parte è piacevole, molto. I personaggi sono azzeccati e giusti per i loro ruoli, con pregi e difetti. Se l’anime si fosse fermato qui, avrebbe avuto un buon 7,5/8; l’unico difetto che gli si può imputare è un certa lentezza in alcune parti.

Ma purtroppo prosegue.

La seconda parte sembra un miscuglio di idee e di storie, per cui sono giunto alla conclusione che probabilmente erano state preparate una dozzina di possibili trame, poi qualcuno ha aperto la finestra e i fogli si sono mescolati, ne hanno presi alcuni e li hanno passati ai disegnatori. Non vi è altra possibilità logica.
Questa seconda parte manca completamente di trama. Si possono tranquillamente guardare i suoi episodi in qualsiasi ordine, che non cambierebbe nulla o quasi, sono al limite dell’autoconclusivo, che non sarebbe un male... se almeno concludessero qualcosa. La possibile storia amorosa di Kai, che sembrava possibile nel primo arco e nella prima puntata, svanisce, nel nulla. Vaghi accenni un paio di volte, poi... boh. La direttrice degli addetti ai pesci potrebbe essere un personaggio interessante, potrebbe essere approfondito... Nulla. Udonchan messa a fare la... cameriera? Cuoca? Da qualche parte e ripescata tre volte per bevute in compagnia, Marina sembra un’idiota con il QI più basso di quello di un pinguino (di lei non si sa nulla, a parte che è fissata con le sirene), Karin passa dall’agenzia del turismo all’aquario, per fare da supporto alla tastiera del computer, la collega sua e di Kukuru (inserita chissà in base a quale selezione al marketing) è più insipida di una foglia di insalata scondita, Chiyu-miss simpatia, che nel primo arco era al Gama Gama per uno stage, qui fa la simil-tsundere per il bene del pargoletto suo, che in tre minuti di apparizione ha più spessore della madre. Infine lui, il peggio del peggio, il personaggio che al solo vederlo mi veniva l’orticaria, il personaggio più inutile di tutto l’anime: Eigi Higa, uno che ragiona come un pesce, vede tutto in chiave pesce, e probabilmente ha lo stesso intelletto di una cernia. Forse nelle intenzioni degli autori doveva essere la parte comica... no, è sola una cosa penosa ad ogni sua apparizione. In tutto questo quasi si salva il freddo e severo vicedirettore (stendo un velo pietoso sulla figura del direttore in perenne camicia hawaiana), la cui unica battuta è “plancton”, usata per chiamare Kukuru.

Oltre a questi “dettagli”, in dodici puntate non si vede un minimo di crescita dei personaggi, manco per sbaglio. Giusto Kukuru nelle ultime due (su dodici) puntate.
Quello che più mi fa arrabbiare di questa seconda parte sono le occasioni sprecate (Kai e Kukuru), personaggi interessanti inutilizzati (Kaoru), presenza di personaggi inutili (Eigi, Akari, Marina) e, soprattutto, l’assenza di una storia. Parte bene, Kukuru piena di sé che si scontra frontalmente con il vero mondo del lavoro... ma poi stop. Tante promesse, ma nessuna mantenuta. Questo arco non va oltre il 3.

Concludendo: (7,5 + 3) / 2 = 5

Consiglio: guardate solo la prima parte, il resto non esiste.