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10.0/10
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"Kochira Katsushikaku Kameari Kouenmae Hashutsujou" ("Kochikame" d'ora poi, del resto ce lo dicono i personaggi stessi che va bene chiamarlo così), manga firmato da Osamu Akimoto su Shounen Jump, in Giappone è una vera e propria istituzione. Duecento volumi (e ogni tanto l'autore ne sforna qualcun altro a sorpresa) pubblicati tra il 1976 e il 2016, una serie animata che è durata circa quattrocento episodi, tra episodi speciali e film animati cinematografici, tantissimi gadget, crossover, statue dei personaggi, show teatrali. In Giappone, tutti conoscono l'avido, rozzo e buffo Ryo-san, poliziotto buzzurro ma dal cuore d'oro, e il resto dei folli personaggi che li hanno accompagnati attraverso quarant'anni di storia del Giappone, trasformazioni sociali e cambiamenti della cultura popolare.
E' del 2009, quando il manga aveva da poco festeggiato il trentesimo anniversario, l'adattamento in un drama televisivo di otto episodi da un'ora circa (più un film per il cinema realizzato due anni più tardi).

E' paradossalmente semplicissimo ed insieme estremamente difficile trasporre Kochikame dal vivo: l'opera originale ha uno stile fortemente cartoonesco, con gag slapstick e personaggi consci di essere personaggi di fantasia, che fanno smorfie, si deformano, giocano col pubblico e coi meccanismi del fumetto e dell'animazione, ma allo stesso tempo sono anche persone credibilissime, che potresti tranquillamente incontrare ovunque in Giappone e si muovono in una Tokyo esattamente identica a quella reale, ricostruita con dovizia di particolari. Lo staff del drama di Kochikame fa un miracolo e riesce nel difficilissimo intento di rendere sia la follia che il realismo dei personaggi. La parte realistica, per un live action, è estremamente facile da rendere, dato che si hanno a disposizione vere location come il Sensouji di Asakusa o il Ryogoku Kokugikan, simboli di quella "shitamachi", la parte più tradizionale della città, che da sempre Kochikame elogia, dove ambientare storie di grande atmosfera. Per la parte umoristica, invece serve un cast d'eccezione, e qualche effetto in cgi un po' rudimentale (ma ci si fa l'abitudine subito) farà il resto.

Ryotsu non è un personaggio facile: ha dei tratti volutamente caricaturali, è tozzo, ha i sopracciglioni, è peloso, è brutto, è scemo, avido, virile e bizzarro. Riportarlo dal vivo è difficilissimo, e onestamente pensavo che una sola persona potesse riuscirci: Lasalle Ishii, il famosissimo attore che gli ha prestato la voce nel cartone animato e lo ha intepretato negli spettacoli teatrali, che sembra nato per fare Ryotsu. Nel drama televisivo è stato scelto invece Shingo Katori, membro degli SMAP e famoso attore, che aveva già fatto una piccola comparsata in un episodio speciale dell'anime. E mi sono dovuto ricredere, dato che è riuscito a darci un Ryotsu spassosissimo, esuberante, cafone, avido e simpaticissimo. Non parla con la voce di Lasalle Ishii, ma è assolutamente Ryotsu, divertente e adorabile come l'originale. Shingo Katori è in un certo senso il mattatore assoluto dello show: canta la sigla (sigla che già di suo celebra Kochikame facendoci capire quanto sia un'icona per i giapponesi), fa degli stacchetti dal vivo prima di ogni episodio dove attore e personaggio diventano una cosa sola e dove Ryotsu/Shingo Katori va a rompere le scatole a gente qualsiasi che sta a casa propria, al lavoro, ai matsuri, al proprio ricevimento di nozze invece che guardare Kochikame dal vivo in tv, e poi li coinvolge in live a cantare con lui la sigla della serie. Uno spasso assoluto che non ci fa rimpiangere il mitico Lasalle Ishii dell'anime, anche perché... c'è, nei panni di Ginji, il burbero padre di Ryotsu che vive ad Asakusa e che non fa altro che litigare col suo figlio/clone. In ogni episodio, trovano una scusa per farlo comparire e inscenare scenette fantastiche ed esilaranti, e questo è un regalo graditissimo per i fan dell'anime.

In soli otto episodi, è impossibile presentare tutti i miliardi di personaggi di Kochikame, perciò molti mancano, ma i principali ci sono più o meno tutti e sono pressoché identici alle loro controparti originali. Nakagawa e Reiko sono la quota giovane e bella del cast: capelli tinti, vestiti di colori pacchiani e sgargianti, schifosamente ricchi ma simpatici, perfetto contraltare "assennato" a quel buzzurro del protagonista. a cui tra una gag e l'altra sono legati da una profonda amicizia e da un profondissimo rispetto senpai-kohai, e si prestano sempre a tutte le sue stramberie perché in fondo gli vogliono bene. Il capo Ohara è preso di peso dall'anime e trasposto in live action in ogni suo elemento: le irresistibili sfuriate contro il suo sottoposto pigro e idiota, la serietà e la saggezza che gli vengono dal suo essere un poliziotto veterano e ligio al dovere, il rapporto con Ryotsu fatto di litigi e di toccanti scene dove la relazione capo/sottoposto si trasforma a volte in quella padre/figlio. Identico all'anime, ed è incredibile come ci siano riusciti, è anche Higurashi, il bizzarro poliziotto dotato di poteri ESP che dorme tutto il tempo, si sveglia solo una volta ogni quattro anni quando ci sono le Olimpiadi e combina un macello se scopre che lo hai svegliato prima (come in questo caso, dato che il 2009 non è stato un anno olimpico). C'è anche Honda, uno dei personaggi più difficili da rendere in live action, dato che è un motociclista buono e caro, timido e amante degli shoujo manga, ma che si trasforma in un fighissimo mototeppista appena impugna un manubrio. L'Honda del live action è interpretato forse da un attore un po' troppo vecchio per il suo personaggio, ma è talmente tenero e figo allo stesso tempo che ci si affeziona subito, e gli si perdona il fatto che gli abbiano cambiato fidanzata, perché tutte le gag di metafumetto con Nana che faceva l'anime erano assolutamente impossibili in live action. Altri personaggi di contorno dell'opera originale, dal miliardario sfigato Reiji Shiratori al boss mafioso Goshogawara, fanno qui la loro comparsa e sono tutti resi benissimo.

Anche in live action, Kochikame resta sempre fedelissimo a se stesso. Fa ridere a crepapelle con personaggi sopra le righe e gag divertentissime, ogni tanto ha qualche bella scena action (del resto, in teoria sono poliziotti che arrestano criminali e ladri), ma ama anche prendersi il suo tempo per raccontare piccole storie di tutti i giorni, che sanno essere estremamente commoventi nella loro semplicità: la storia di un figlio ribelle e di un padre testardo e vecchio stampo, un boss mafioso che vorrebbe riallacciare i rapporti con la figlia che si vergogna di lui, storie d'amore inaspettatamente romantiche, amici d'infanzia che si ritrovano cresciuti ai lati opposti della barricata. Alcuni degli episodi migliori dell'opera originale fanno bella mostra di sé, come il delirante "scambio di corpi" tra Ryotsu e Nakagawa o "Storia di Asakusa", appositamente votato dai fan come trama da adattare per l'ultimo episodio, di durata doppia e adattamento di una delle storie più commoventi e amate del manga.

Kochikame gioca coi suoi personaggi, che sanno di essere in uno sceneggiato e ci fanno gag sopra; gioca con gli spettatori, che potevano scrivere alla produzione indicandogli posti dove mandare "Ryo-san" ed essere coinvolti nelle riprese live; gioca con i sentimenti dello spettatore, che un minuto prima ride e il minuto dopo piange; gioca con se stesso, prendendosi in giro, ma anche riconoscendo e celebrando l'importantissimo ruolo che Ryo-san e compagni hanno nella cultura popolare giapponese; gioca col suo cast, facendo nell'episodio finale un ultimo, toccante, scherzo a Shingo Katori, che coinvolge addirittura Osamu Akimoto, l'autore del manga originale. Tutto ciò che si ama di Kochikame è qui, ben presente nel drama: il suo umorismo, i suoi personaggi fantastici, ma soprattutto il grande amore che l'opera di Osamu Akimoto ha sempre espresso nei confronti del Giappone, di Tokyo, della "shitamachi", di cui raffigura lo spirito più intimo, tradizionale, generoso. Kochikame ha sempre celebrato il Giappone, e così fa anche la versione drama, presentando un'infinità di guest star famosissime, che rappresentano il Giappone di oggi e di ieri, a intepretare i suoi personaggi di contorno: Satomi Ishihara, Takeshi Kitano, Jun Kunimura, Toshiyuki Nishida, Shido Nakamura, Ken Maeda, Yoichi Nukumizu, Yuzo Kayama, Kensuke Sasaki e Akira Hokuto, le AKB48 al completo, quel Tora-san a cui Ryo-san deve anche troppo (qui ovviamente rappresentato dall'iconica statua del personaggio che si trova a Shibamata) e tanti altri volti noti del cinema, della musica, del teatro, del pro-wrestling, in maniera assai similare a come ha fatto l'anime, che ha sempre giocato con la cultura popolare nipponica, celebrandola e prendendola in giro allo stesso tempo.

Kochikame è un'opera stupenda e fondamentale per ogni amante del Giappone tout-court, ma essendo molto difficile approcciarsi ai 200 volumi del manga o ai quasi 400 episodi dell'anime, forse gli otto episodi di questo drama sono un buon compromesso. La fedeltà all'opera originale è pressoché totale, si ride tantissimo ma ci si commuove anche, per tanti motivi diversi. A Ryo-san e compagni si vuole sempre bene, e ci si dispiace che anzi otto episodi siano troppo pochi, l'impulso di ricominciare tutto l'anime daccapo, quando non proprio comprare un biglietto aereo per Tokyo, sarà irrefrenabile. Uno dei migliori adattamenti in live action mai fatti, che raggiunge il livello dell'ottimo anime e ne amplifica il fascino con elementi che solo un live action può avere, tra scenografie reali che favoriscono un'immersione totale in una Tokyo calorosa e accogliente, e un cast d'eccezione.