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8.5/10
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La necessità di crescere, a un certo punto della propria vita, è un tema caro e centrale nella poetica di Asano. Solanin, però, decide di farne la propria colonna portante, sviscerandosi intorno alla domanda con cui tutti, chi prima chi dopo, abbiamo dovuto fare i conti (e che talvolta continuiamo a farci): cosa significa esattamente diventare adulti? Cosa ne è dei sogni, delle speranze, delle aspettative a cui ci si è sempre appoggiati una volta usciti dal grembo materno delle scuole e del mantenimento? Come si fanno i conti con l'angoscia che ciò che si immaginava possa non esistere o non concretizzarsi mai, che la vita sarà soltanto un susseguirsi di eventi mediamente tranquilli e non particolarmente emozionanti? Diventare adulti significa quindi avere la forza di accontentarsi di una felicità banale, effimera, in attesa che tutto inesorabilmente giunga alla conclusione?

"Non diventerò mai uno di quegli adulti superficiali che fanno finta di essere soddisfatti con così poco!". Queste sono le parole di Taneda, uno dei due protagonisti dell'opera, che conosciamo anni dopo, sul procinto di abbandonare il suo sogno e con lo sguardo maturo e razionale ma spento di chi si è da poco scontrato con il mondo reale. Inoue, sua ragazza e convivente, si trova nella stessa situazione: un impiego stabile ma poche emozioni e la prospettiva di una vita serena ma piatta. Da poco usciti dal mondo degli studi, entrambi i protagonisti si trovano di fronte agli interrogativi esistenziali a cui probabilmente ogni ragazzo tra i 20 e i 30 anni si è trovato davanti, Asano compreso, venticinquenne all'epoca della stesura originale. Seppure siano passati 17 anni da allora, si tratta di una storia più attuale che mai, specchio di una generazione controversa, sognatrice e ambiziosa ma cinica, pigra ed estremamente pessimista nello stesso tempo, spesso incapace di trovare la giusta motivazione e auto-giustificando i propri fallimenti. Ma che nello stesso non è in grado di accontentarsi, di trovare la felicità nelle piccole cose, di accettare che la vita sia serena rassegnazione. Perché lamentarsi è più comodo, non dover avere davvero paura è più comodo. Perché la sensazione di non poter più tornare indietro una volta spintisi troppo avanti in un progetto è totalizzante e ci blocca, perché impegnarsi significa per forza di cose ammettere di essere meno bravi di qualcun altro e perché il fallimento è complicato da gestire.

Al pari di "Buonanotte PunPun", Asano decide consapevolmente di sviscerare nel modo più profondo possibile gli interrogativi posti, offrendo scenari risolutivi diversi che coincidono con le scelte dei personaggi. In questo caso però c'è un passo in più: non tanto che una delle risposte offerte sia quella giusta ma che senza ombra di dubbio altre siano sbagliate. Asano lo chiarisce oltre ogni ambiguità nel finale inedito presente nella Complete Edition dell'opera ed è ribadito nella postfazione, inciso di due pagine scritte in cui l'autore traccia le proprie conclusioni a 11 anni dalla pubblicazione originale. Ciò che conta è tutto sommato banale e sicuramente familiare a chi ha già confidenza l'autore: "il tempo scorre regolare, come un fiume, e come un fiume alla fine arriva comunque al mare". Occorre semplicemente avere la forza di andare avanti, nonostante le insicurezze, la paure, le disillusioni, i dolori e accettare il tempo presente - unica e vera certezza - seguendo la lunghissima strada, piena di ostacoli, dell'esistenza umana.