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Attenzione la recensione contiene lievi spoiler

La trama dell’opera penso sia abbastanza nota:
Yoshioka Futaba è una ragazza delle superiori che ha abbandonato totalmente il proprio lato femminile lasciando spazio ad un maschiaccio che odia il genere maschile. Questo è tutto un piano ingegnato da lei per farsi delle amiche, al fine di non farsi allontanare ed emarginare, com’era successo alle scuole medie, per gelosia e invidia. L’unica parte vera è la sua repulsione per i maschi, aspetto che aveva trovato un’unica eccezione: Kou Tanaka, suo compagno di scuola delle medie. Tuttavia, alla fine del primo anno di medie lui è costretto a cambiare scuola, e si rincontreranno, entrambi cambiati, alle superiori… riusciranno a ritrovarsi?

Premetto che manga ne ho letti molti, soprattutto Shojo. Eppure, opera dopo opera, torno sempre qui a rileggerlo… è proprio come si suol dire, si torna sempre dove si è stati bene.
La bellezza di quest’opera è che, nonostante i vari cliché del genere (triangoli amorosi, festival scolastico, gita, ecc.), i personaggi sono ben delineati, ben definiti e sono umani nelle loro imperfezioni ed errori. Sono studenti delle superiori che devono affrontare i drammi e le gioie adolescenziali, addossandosi a volte dei pesi troppo grandi per loro, ma restano di fatto umani. Futaba ha delle debolezze e delle perplessità evidenti, ma è tosta, sa quello che vuole e corre e ce la mette tutta per raggiungerlo come un eroe, caratteristica che sarà il fulcro dell’amore di Kou. Il protagonista maschile, nonostante la corazza dura che lo fa sembrare forte e distaccato, nasconde delle fragilità grazie alle quali riesce a comprendere bene gli altri, arrivando a sacrificarsi per loro (a volte anche troppo…) mettendo in secondo piano i propri sentimenti e desideri.

I personaggi secondari sono ben delineati e non semplici “figure di sfondo” che non contribuiscono alla storia, ma sono anzi fondamentali per tutto il tempo e viene dato loro il giusto spazio, l’ultimo volume è praticamente dedicato a loro.
Il fatto che l’opera fosse composta da 13 volumi non l’ho trovato un difetto. Anzi, trovo che fosse la lunghezza giusta per riuscire a soffermarsi bene sui vissuti dei protagonisti, sulle loro riflessioni interiori e sui loro sentimenti, oltre alla possibilità di avere delle bellissime tavole: il tratto dolce e pulito della Sakisaka riesce a trasmettere bene ciò che provano i personaggi, permettendoti di empatizzare e immedesimarti in loro. Non abbiamo dei tagli netti alla storia, delle forzature o delle corse alla conclusione, ma tutto segue il flusso degli eventi, con delle belle analisi. Ho provato emozioni simili con "Strobe Edge" (opera precedente della mangaka), ma in quest’opera la Sakisaka è riuscita ad alzare ancora l’asticella, trattando temi pesanti e delicati in maniera adulta e profonda, creando dei personaggi che evolvono, fioriscono e crescono di fumetto in fumetto.
In conclusione, consiglio assolutamente "Ao Haru Ride" agli amanti del genere. Magari non lo ameranno quanto lo amo io, ma di sicuro resterà nel loro cuore.