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Allora.
Iniziamo dalla trama di questo strano e breve anime.

Nino e Momo sono due bambini delle elementari vicini di casa da sempre, che sono abituati a fare tutto insieme… da sempre. I due bambini si piacciono segretamente, ma nessuno rivela i suoi sentimenti e tutto degenera quando Momo lascia la sua casa senza dire nulla a Nino. La protagonista così si ritrova da sola a soffrire per la mancanza del suo amico che non sa dove sia finito, né perché sia sparito.
Nino canta da sempre e adora tantissimo farlo, ed era solita cantare ogni sera con Momo. Quando quest’ultimo sparisce, lei decide di continuare a cantare tutti i giorni con la convinzione che prima o poi la sua voce possa raggiungerlo e loro si possano rincontrare (okay… tutto normale, suppongo).
E ovviamente gli anni passano e ci ritroviamo al liceo con una Nino ormai cresciuta, ma che canta ancora in spiaggia tutte le mattine. Finalmente al liceo incontra Momo, che però non sembra più lui e si comporta come se non volesse più vederla.
Sempre al liceo la ragazza ritrova anche un altro amico di cui aveva perso le tracce: Yuzu.
Da qui in poi il solito trittico alla lui ama lei, ma lei ama l’altro, che però è oscuro e misterioso a causa di un tragico passato ancora presente che però non vuole rivelare. Nulla di nuovo insomma, se non fosse che Yuzu porta Nino a unirsi come cantante alla sua band degli “in NO hurry to shout”.

Bene, questa è la trama in linea di massima. Passiamo alla valutazione.

Nel complesso questo anime non è male. Quel genere di anime ti guardi seduto tranquillamente su una sedia quando non sai cosa guardare, ma non hai voglia di iniziare i pezzi grossi sulla tua watch list. Ecco, in quel caso è perfetto, ma andiamo ad analizzare nel dettaglio i punti di forza e i punti deboli di quest’opera.

Partiamo dai personaggi. I tre protagonisti Nino, Momo e Yuzu, sono i più approfonditi, anche se sono su quella linea pericolosa e precaria che li fa sempre essere in bilico tra personaggi totalmente insulsi e personaggi invece che si staccano dallo schermo. Diciamo che si salvano per un soffio.
In particolare mi è piaciuto il personaggio di Nino e la sua evoluzione. Nino è una ragazza strana, perché è strana, ma ne è consapevole e lo affronta a testa alta. Inoltre all’inizio della storia è sempre e solo fissata sul cantare per raggiungere Momo, mentre andando avanti e stringendo rapporti sempre più stretti con gli amici della sua band, alla fine inizia a cantare anche per loro. Insomma… strano, ma in fin dei conti quella giusta dose di stranezza che salva, a mio avviso, da una totale piattezza.
In seconda battuta viene Yuzu, che mi è piaciuto anche lui, ma l’ho trovato più classico, nulla di nuovo. Il solito personaggio maschile troppo basso che si arrabbia se glielo fai notare….bla bla, però riuscito, e poi OH, il cliché ci sta sempre bene, specie quando genera situazioni simpatiche come in questo caso.
Il personaggio di Momo invece l’ho trovato un mistero. Non viene fuori quasi nulla su di lui e sulle sue motivazioni. Lo circonda un alone di mistero inspiegabile. Scopriremo nella seconda stagione se è perché non c’è nulla da approfondire sul suo conto o se invece ci sorprenderà con effetti speciali… mmh eh eh dubito.

Le animazioni nulla da dire. Sono discrete e carine.
Anche se, e qui mi ci incavolo proprio, la CGI quella fatta male, livello: il gatto mi si è seduto sul computer e l’ho lasciato fare.
Scherzi a parte, ma non troppo: durante i concerti, che dovrebbero essere i momenti più belli, ecco che ti buttano là questa stramaledettissima CGI. Si vede tranquillamente eh, però lo trovo un peccato. Anche se c’è da dire che ormai è la nuova moda, un po’ tutti buttano nelle serie CGI a caso, così perché…non lo sanno neanche loro perché.

La trama devo dire che funziona. Dodici episodi guardati filati, senza interruzioni e nella sua semplicità alla fine ti prende e ti trasporta. I personaggi si muovono spesso in maniera del tutto imprevedibile e questo sicuramente aiuta, e poi in ogni episodio alla fine succede qualcosa che ti mette voglia di andare avanti. Inoltre devo dire che l’intreccio tra il classico shojo e questo spokon musicale ha giocato a suo favore: la storia tra Nino e Momo si intreccia con la linea della band e di Yuzu.

L’altra cosa che mi ha veramente sorpreso, sono le musiche. Su questo frangente non mi sento di esprimere pareri se non in positivo. Sia la sigla, che le canzoni cantate dalla band nel corso dell’anime mi sono piaciute così tanto da farmi venire voglia di aggiungerle alla mia playlist.
Davvero bravi.

In conclusione: avete un anime rinomatamente stupendo da vedere, ma avete visto la copertina di questo o magari qualche spezzone su instagram (quelli fregano sempre) e ora siete indecisi su cosa fare? Andate a vedere il primo senza dubbio, non perdete nemmeno tempo.
Però se invece avete voglia di qualcosa di leggero, che ogni tanto vi strappi un sorriso, scorrevole e nella media, ma strano… beh… allora questo potrebbe essere l’anime giusto da vedere. Uno di quelli che lo guardi e due secondi dopo ti sei già dimenticato di averlo visto. Ci vuole anche questo in certi casi.