logo GamerClick.it

9.5/10
-

Negli ultimi mesi mi sto dando da fare per recuperare i videogiochi più rilevanti degli anni Settanta e Ottanta, epoche che non ho avuto il piacere di vivere e da appassionato del medium sento quantomeno il dovere di giocare ai titoli che maggiormente hanno contribuito alla sua evoluzione. Era quindi inevitabile che prima o poi mi sarei scontrato in Yu Suzuki, padre di “Out Run” e di molti altri brand di successo internazionale.

Ero già rimasto a bocca aperta di fronte ai suoi “Hang-On” e “Space Harrier”, entrambi usciti nel 1985, entrambi contraddistinti da una realizzazione tecnica da panico per quegli anni, in grado di ricreare un gameplay frenetico e dinamico come pochi altri giochi erano in grado di fare.
Ma “Out Run” riesce a fare ancora meglio. Partendo dalla grafica, il gioco è stato curato in ogni minimo dettaglio. Il colpo d’occhio ad ogni scenario è impressionante e in ogni tracciato si nascondono una moltitudine di dettagli minuziosi. Le animazioni sono stupende (in particolare durante gli incidenti), e in generale il gioco appare avanti di diversi anni rispetto ai propri coetanei.
Un aspetto peculiare del gioco è indubbiamente la colonna sonora. Le tracce di “Out Run” hanno praticamente scritto storia a sé e personalmente le conoscevo anche prima di giocare al titolo in questione. Ciò che non sapevo è quanto fossero azzeccate per un gioco di guida, dettano splendidamente i ritmi della corsa. “Splash Wave” mi rimarrà per sempre nel cuore.
“Out Run” però non è solo un capolavoro tecnico e sonoro, ma anche di giocabilità. I comandi sono precisissimi (anche senza volante), la difficoltà ben dosata e il divertimento assicurato. Importante anche il fattore della rigiocabilità. In “Out Run” dopo un primo stage universale, è possibile scegliere tra due percorsi distinti. Questa cosa avviene più volte, ne consegue che il percorso da fare ad ogni partita ha diverse combinazioni e finali unici per ogni stage conclusivo. La difficoltà di fatto viene scelta dal giocatore durante la guida, scegliendo il percorso a sinistra si avranno dei tracciati più semplici, mentre a destra quelli più impegnativi.
Infine, un piccolo appunto sulla versione per Switch a cui ho avuto modo di giocare. Mi è sembrato un porting di tutto rispetto, con tante opzioni che arricchiscono il gioco originale e per chi lo desidera lo rendono anche più accessibile. Unica pecca, il cavallino rampante non è più visibile sul retro dell’auto, immagino per problemi di diritti. Mi pare di aver capito comunque, che tale modifica venne fatta anche per molti porting precedenti.

Aldilà della magistrale realizzazione tecnica e artistica, “Out Run” è un gioco ricco di idee geniali che sono state raccolte da molti sviluppatori negli anni successivi. Personalmente, mi sbilancio nel dire che fino a quel 1986 era il miglior videogioco mai sviluppato, di sicuro se avessi vissuto quell’epoca sarebbe stato il mio preferito. Una pietra miliare che ogni appassionato prima o poi dovrebbe provare.