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6.5/10
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"Bubble"
"Bubble" non poteva avere un titolo migliore di questo. Tutti noi da piccoli abbiamo amato le bolle di sapone - alcuni pure da grandicelli grazie a dio - attratti dal connubio caleidoscopico di colori che la composizione della bolla mostrava ai nostri occhi. Così preziosa, la bolla, che non si poteva toccarla, tanto era delicata.

"Bubble" ci offre uno spettacolo a cui difficilmente si riesce a restare indifferenti. In una Tokyo alternativa, contenuta in un campo magnetico che ne altera le caratteristiche gravitazionali, invasa dall'acqua e da delle misteriose bolle, alcuni ragazzi, tra cui l'introverso Hibiki, si dilettano e si "guadagnano da vivere", sfidandosi a gruppi in gare di parkour, sfruttando l'alterazione gravitazionale per offrire incredibili spettacoli acrobatici al loro pubblico. Lo status quo continua da cinque anni. Alla comparsa di una misteriosa ragazza, tale Uta, le cose iniziano a cambiare.

Diretti e concisi. Proprio come una bolla di sapone, "Bubble" si mostra come qualcosa di leggero e bellissimo, e sempre come una bolla, "Bubble" non contiene nulla al suo interno, se non un po' d'aria.
"Bubble" ha il pregio di mettere in mostra un mastodontico capolavoro di carattere tecnico, fatto di evoluzioni tridimensionali e dettagli artistici che superano la perfezione, generando pura attrazione magnetica nei confronti dei nostri spalancati occhi.

Ancor più difficile, quindi, da mandare giù l'amara pillola. "Bubble" non ha altro da offrire, o quasi.
"Bubble" propone la storia di una moderna e rivisitata "Sirenetta", fatta di richiami al panteismo e alla dura legge della delicatezza, tramandati attraverso l'immagine metafisica della bolla tra amori adolescenziali e rapporti superficiali. Sì, la propone...

Parlo proprio in prima persona e dico "bellissimo", davvero bellissimo. Perché la storia che "Bubble" aveva intenzione di raccontare, la si intuisce, e sì, sarebbe stata bellissima. Tuttavia, la sensazione è che durante la scrittura di questa meravigliosa storia, fosse inaspettatamente giunto il momento di scendere sul palco e alzare il sipario, senza però che la scrittura fosse terminata.

Il risultato è disastroso, perché davvero dà proprio la percezione di un guscio da cui sarebbe dovuta nascere una bellissima farfalla, una gioia per occhi, orecchie, mente, cuore e quant'altro, ma che si è schiuso troppo presto, lasciandoci pieni di rammarico e rimpianto per qualcosa che davvero, come "Children of the Sea" - perché hai copiato da Igarashi, non ti azzardare a negarlo! - poteva essere tanto bello da togliere il fiato.

"Bubble", nome perfetto. Una bolla di colori per una pallina d'aria, una copertina graziosa per delle pagine completamente bianche. Un'occasione persa, un rimpianto e un rammarico. Non è il "Bubble" di cui avevamo bisogno, né il "Bubble" che ci meritavamo.