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Attenzione: la recensione contiene spoiler!

Mermaid Melody, come molti altri majokko di quegli anni, è figlio della tradizione iniziata con Sailor Moon di una squadra di giovani ragazze caratterizzate da diversi colori, quindi non stupisce vedere una pattern simile durante tutta la trama. Lucia è la protagonista, quindi è vestita di rosa, ha lunghi capelli biondi e occhi azzurri, inoltre è la più potente del gruppo che alla fine “eredita” i poteri della Regina dei Mari e, ovviamente, la sua love story è di grande importanza per la trama.

In generale si parla di un majokko classico per bambini, quindi si può passare sopra la totale assenza di approfondimento dei personaggi o la scarsa minaccia che rappresentano i nemici, ma ci sono altre particolarità che forse rendono la lettura di questo manga un po’ particolare.

Prima di tutto bisogna ricordare che i protagonisti hanno 14 anni e penso che fare sesso a quest’età sia un po’ troppo presto, ma è proprio quello che accade o sembra accadere tra Lucia e Kaito. Inoltre, spesso le principesse sia in forma di sirena che in abiti umani vengono sessualizzate nei disegni e nei dialoghi, così come accade accade ai personaggi maschili; non è, infatti, raro vedere le ragazze in abiti succinti e pose provocanti senza nessuna ragione. Queste illustrazioni per quanto non mi diano particolarmente fastidio (non sono certo una puritana che aborra ecchi e fanservice), le vedo più adatte ad uno shōnen che ad un manga indirizzato a bambini piccoli.

Riguardo la trama invece, vorrei concentrarmi sulle battaglie. Il manga si basa su delle sirene che usando il loro canto riescono a sconfiggere i loro nemici. Chi ha visto prima l’anime si aspetta di vedere Lucia e le sue amiche che cantano, magari in pose simili a quelle delle idol, circondate da note musicali e testi delle canzoni, perché è il titolo del manga stesso che promette qualcosa di questo tipo. Invece niente. In una pagina viene urlata la catchphrase che segna l’inizio della canzone e nella successiva i nemici sono a terra agonizzanti o stanno già scappando. Il “combattimento” dura in tutto tre pagine. Allo stesso modo la trama prosegue nel modo più banale e veloce possibile, senza colpi di scena, senza veri pericoli che mettano in difficoltà le protagoniste e con dialoghi a volte lunghi e troppo carichi di informazioni, scritti a fine arco narrativo giusto per concludere il tutto.

Unica nota positiva di questo manga sono le illustrazioni pulite e dettagliate, ottime per il tipo di storia, nonostante a volte ci sia qualche errore anatomico. Forse i personaggi femminili hanno corpi un po’ irrealistici e occhioni troppo grandi, ma sono caratteristiche dello stile in voga negli shōjo del periodo.