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Come molti ho conosciuto Trigun prima con l’anime del 1998 e me ne sono innamorata, questo mi ha spinto a iniziare il manga per vedere altro, perché la trama non si ferma a quello mostrato in quei 26 episodi.

Su un pianeta chiamato Gunsmoke, abitato da esseri umani che sembrano vivere in uno strano far west, il tifone umanoide, Vash the Stampede, cerca in tutti i modi di fuggire dai cacciatori di taglie che vogliono intascare i 60 miliardi di $$ (doppi dollari) che vale la sua testa.

Trigun è stato una lettura particolare e a tratti difficile da portare avanti, perché ha il grosso problema di essere discontinuo, non nella trama, ma nell’impaginazione e nei combattimenti; spesso si passa da una vignetta all’altra senza capire il come si siano mossi i personaggi o il perché ci sia una determinata inquadratura, ci si perde anche tra l’inizio di un flashback e il presente, che non vengono differenziati da nulla, e soprattutto nei combattimenti è difficile capire cosa stia succedendo, tanto che mi sono ritrovata a guardarli distrattamente per concentrarmi di più sui dialoghi.

Ma Trigun non è un brutto manga, anzi i personaggi sono interessanti, per quanto quelli secondari come Maryl e Milly non siano molto approfonditi, la trama, comunque, è davvero particolare con il suo focus sul diverso e la crudeltà umana.

Vash mi è piaciuto, è uno di quei personaggi comici che nascondono un profondo dolore, ma non risulta banale e le sue motivazioni sono ben spiegate e anche comprensibili. Knives si presenta inizialmente come un cattivo molto classico, finché non viene rivelato il suo passato e diventa qualcuno le cui azioni sono da un certo punto di vista giustificate.

Anche altri come Wolfwood e Legato hanno una loro backstory che permette di apprezzarli maggiormente, mentre gli altri Gung-Ho Guns sono dimenticabili per la maggior parte.

Ho amato il concetto dei Plant e i flashback sul passato di Vash, Knives e Rem, e lo scontro di ideali dei due fratelli in cui si è portati a pensare che entrambi hanno torto e ragione al tempo stesso. I dialoghi per la maggior parte sono anche ben scritti e la trama è abbastanza lineare e comprensibile.

Lo stile mi è sembrato un po’ traballante, ci sono pagine molto dettagliate e belle da togliere il fiato e altre in cui l’anatomia, e i volti soprattutto, sembrano poco curati. Ma ciò che mi è piaciuto di più è sicuramente Vash, i dettagli dei suoi vestiti così particolari, il viso e le sue espressioni me l’hanno fatto amare, Nightow è riuscito davvero a creare quello che si può definire un personaggio figo. Una nota particolare va sicuramente alle parti comiche, soprattutto di Vash, che spesso stemperano l’intensità di momenti particolari e che mi hanno fatto sorridere più di una volta.

https://chiamateminihil.wordpress.com/2023/05/04/trigun/