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9.0/10
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La piccola Coco vive con Kuro, il suo stranissimo gatto nero pece con una bocca stranissima e un variabile numero di occhi, stranissimi pure quelli.

Nel villaggio si vive così, nella costante paura dovuta alla presenza di non meglio identificati "mostri", creature demoniache che divorano letteralmente quello che si potrebbe definire il colore vitale delle forme di vita che si avventurano nella vegetazione selvaggia. Solo una specifica pittura, ricavata da un particolare tipo di fiore, aiuta gli abitanti del villaggio della piccola Coco a vivere più o meno tranquillamente, usando questa pittura per delineare dei confini che tengono alla larga le minacciose creature nere. Coco è nientepopodimeno che la "responsabile dei fiori", che si coltivano nel giardino della sua villa.

Un tragico incidente ha sconvolto la vita di Coco, privandola dei suoi genitori, e ridefinendo in modo indelebile la sua esistenza al fianco di Kuro. L'animale ha infatti subito sul suo stesso pelo il duro evento.

La storia di Coco e Kuro è intrisa di mistero, ma questo si presenta più come una singola componente del racconto, che per verità, rimane quasi eccessivamente a rosicare nell'angolino. Il fulcro della narrativa - titolo docet - è proprio il piccolo gattino, Kuro, e il controverso rapporto con la sua padroncina.

Abbiamo davanti un delicato racconto di debolezza e forza, dalle tinte gotiche miste fiabesche, che delinea con maestria e sapienza eccelsa il sottile filo che collega e divide bene e male, o meglio ancora, buono e cattivo. Nel personaggio di Kuro e nel modo in cui Coco "fa finta di nulla" circa la sua condizione in nome del quieto vivere, la narrativa canalizza l'intera attenzione, quasi a dire: "ehi voi che leggete, quando entrate nella vita di qualcuno, fatelo in punta di piedi."

Piccola e luminosa perla questo "Kuro", che con poche pagine riesce a raccontare una storia che non ha inizio e non ha fine.