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Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Il castello invisibile" è un anime scolastico senza la scuola. Il film è diviso in tre parti, che rappresentano i tre termini dell'anno scolastico giapponese, e ogni mese funge da capitolo. La prima metà vede una progressione della trama piuttosto ridotta, con sette adolescenti reticenti che si abituano a un nuovo ambiente e cercano di conoscersi a vicenda. La struttura dovrebbe essere familiare ai lettori di altre opere ambientate nel mondo scolastico fantasy, ma "Il castello invisibile" manca del worldbuilding magico che così spesso riempie quelle prime sezioni.

E una volta che la trama prende piede, non c’è alcuna minaccia mondiale o diabolico nemico magico da sconfiggere. La storia si sviluppa verso una conclusione tesa ed emozionante, ma i protagonisti non devono salvare nient'altro se non l'un l'altro: "Il castello invisibile" è una storia sul vincere le proprie lotte personali, e non finge mai di essere qualunque altra cosa.

Ed è assolutamente eccezionale nell'essere quello che è. La descrizione del bullismo è tremendamente realistica, senza crogiolarsi nei dettagli, evitando descrizioni scioccanti di comportamenti disumani in favore di un focus sull’ansia debilitante che può seguire anche alla tossicità sociale quotidiana. Perlopiù vediamo attraverso gli occhi di Kokoro, ma intravediamo i retroscena di ogni personaggio principale, e la loro esitazione a fidarsi di potenziali nuovi amici (per non parlare delle figure autoritarie) deriva proprio da quel tumulto interno. E quando finalmente iniziano ad aprirsi, non è facile, con quello che sembra in superficie un compito semplice, che assume una tale tensione che potrebbe anche salvare il mondo, portando tutto a una conclusione tanto toccante quanto commovente.

Il punto forte de "Il castello invisibile" sono indubbiamente i tanti misteri che costellano il castello, dalla bambina con la maschera di lupo al motivo per cui ognuno di loro si trova al castello. Ciò che tiene lo spettatore attento è proprio la lunga serie di misteri, risolti in maniera coerente nella seconda parte del film. E, quando accade, si resta scioccati: parlo personalmente, ma alcune rivelazioni nel film sono state una sorpresa scioccante per me. Non avrei mai immaginato che la bambina fosse la sorella di Rion (piuttosto, mi sarei aspettato che si scoprisse che fosse la figlia di un paio dei personaggi proveniente dal futuro), né che Aki avesse rischiato di essere violentata dal patrigno (io credevo che il suo ragazzo la picchiasse) o che Fuka avesse una madre-elicottero ossessiva. Ma la vera sorpresa è stato scoprire la vera identità di Aki.

Un altro elemento apprezzabile del film è il crescendo d'intensità delle storie dei protagonisti, che culmina in una sequenza finale di flashback incredibilmente potente. Quest'ultimo troverà nella risoluzione della storia un messaggio di speranza, ma anche un monito: il bullismo ci sarà sempre, in altre scuole come al lavoro, alle superiori come nella vita adulta. A cambiare dobbiamo essere noi, imparando a reagire. Per questo c'è un limite di tempo a quanto si può stare nel castello. Il lupo infuocato che ti divora se resti oltre le 17:00 è una metafora evidente: se ti nascondi e ti rifugi nel tuo spazio sicuro per tutta la vita, alla fine verrai consumato dalle tue paure e dai tuoi incubi.

Purtroppo, il film presenta anche una serie di difetti su cui mi è difficile sorvolare.
Se il finale è abbastanza convincente e il mezzo è interessante, l'inizio risulta essere molto espositivo e macchinoso nel spiegare le regole e i divieti che circondano il castello e la sua stanza dei desideri. La sceneggiatura non riesce a introdurre con naturalezza i personaggi e le regole del gioco.

A livello tecnico, il film evidenzia le sue carenze maggiori: A-1 Pictures, lo studio che l'ha prodotto, è a corto di personale, ma con un sacco di progetti a cui far fronte, e la qualità dei suoi lavori ne risente ormai da un pezzo. Il film ha comunque disegni e animazioni migliori dell'ultimo film di "Sword Art Online", ma solo perché, rispetto a questi, ha molte meno scene dinamiche, spettacolari o d'azione. Ciononostante, sono evidenti molti difetti, tra cui una CGI che stona parecchio (anche se per fortuna non quanto quella del golem del film sopracitato) e dei character design piuttosto anonimi, che non aiutano i personaggi a elevarsi.

Il film penalizza tantissimo i protagonisti, lasciando alla sola Kokoro il piacere di godere di vero character development e approfondimento psicologico completo. Gli altri personaggi sono lasciati nell'ombra, e quello che vediamo e apprendiamo di loro è tutto attraverso gli occhi di lei. Ed è un peccato, perché, come spesso accade, la protagonista non è affatto la più interessante del gruppo. Tant'è che, di tutto il gruppo, alla fine sappiamo che cosa è accaduto solamente ad altri due personaggi e solo perché, appunto, le loro vite si mescolano significativamente con quella di Kokoro.

Nel film manca una vera rivalsa dei buoni nei confronti dei cattivi: a parte Rion e Aki, nessuno, nemmeno la protagonista, gode di un vero lieto fine, dove venga mostrata la sua nuova vita ora felice e con i problemi del passato tutti superati. Soprattutto, i cattivi non vengono puniti. Invece avrebbero dovuto mostrare Sanada e le altre, e soprattutto il patrigno di Aki, avere quello che si meritano...

Come altre opere del genere, questa storia di drammi giovanili si fonda sulla debolezza e l'inutilità del mondo adulto: tutti gli adulti nel film sono ciechi ai problemi dei ragazzi, finché questi non si decidono a sbatterglieli sotto gli occhi. È lo stesso problema che ho sempre avuto con "It" di Stephen King, per esempio. Possibile che nessuno dei genitori, che pure amano molto i figli, per non parlare degli insegnanti, si sia mai accorto di nulla?