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Inizio questa recensione con la premessa che, pur guardando anime e leggendo manga da tantissimi anni, sono del tutto a digiuno per quanto riguarda quel filone narrativo basato sulla realtà virtuale, sui GDR e sull'intelligenza artificiale, di conseguenza non posso fare paragoni con altre opere a proposito di originalità o elementi innovativi.

Detto questo, "Good Night World" mi è piaciuto.

Dopo un inizio lento che non mi ha catturata in modo particolare e che mi ha spinta a un precoce abbandono della serie, sono tornata sui miei passi e, complice un pomeriggio di noia, ho superato lo scoglio del primi tre episodi e del protagonista irritante e insopportabile (che alla fine della serie è persino diventato il mio personaggio preferito).

La trama, che all'inizio si rivela essere abbastanza banale (una famiglia disfunzionale nella realtà che, all'interno del gioco "Planet" incarna invece la famiglia ideale), si fa sempre più intricata e avvincente con il passare degli episodi. Buone le sequenze di azione e le scene di violenza, che non risparmiano i dettagli più crudi, senza mai divenire disturbanti.

"Good Night World" è una serie che, pur essendo composta da 12 episodi, si prende i suoi tempi. Forse, il suo più grande difetto è proprio il ritmo narrativo.
Si parte con una trama poco interessante, che sembra avere come unico fine lo svelamento delle identità segrete della famiglia Akabane e la sconfitta di un temibile nemico digitale, noto con il nome di "Black Bird", per poi ingranare, verso il quinto o sesto episodio, fino a un finale che, forse, avrebbe beneficiato di un paio di episodi in più.

Interessante la figura del padre, sgradevole e disfunzionale in modo convincente persino all'apice del suo redemption arc. Si tratta di un personaggio costruito apposta per essere l'emblema del fallimento genitoriale e riesce alla perfezione nel suo scopo. Meno approfondito il rapporto che intercorre tra lui e la sua allieva e che forse avrebbe potuto essere ampliato, dando più spazio a lei e alla sua caratterizzazione.

Poco convincenti sono anche la mamma e il fratello del protagonista.
Gli effetti degli abusi domestici subiti da entrambi sono visibili nei loro comportamenti (soggetta ad allucinazioni lei, afflitto da manie di perfezione lui) e mi dispiace che, sul finire della serie, a causa del finale affrettato, non vengano indagati i loro sentimenti nei confronti del marito/padre, facendoli apparire come una sorta di muto e implicito perdono.

Con il protagonista, invece, è stato fatto un ottimo lavoro.
All'inizio si presenta come un ragazzo insopportabile, un recluso viziato ed egoista, che disprezza la sua vita e quella degli altri e che trova la pace solo nel suo alter ego virtuale: Ichi.
Col passare degli episodi, però, si disvela tutta la sua umanità, il profondo dolore che cova da anni dentro di sé, le cause che l'hanno portato a rinchiudersi in camera e anche una neanche troppo celata paura nei confronti del mondo esterno. L'impulsivo Ichi di Planet, nel mondo reale altro non è che un ragazzo spaventato e traumatizzato, che ha rinunciato persino alla ricerca di uno scopo e che rifugge qualsiasi legame col terrore di soffrire di nuovo. I suoi sentimenti di odio, di disprezzo e di incancellabile affetto nei confronti del padre si riflettono in un finale dolce-amaro che segnano il giusto e perfetto coronamento del processo di crescita del protagonista.

Nel complesso, nonostante gli innegabili difetti di questa serie, do comunque un 8, per le scene d'azione, la caratterizzazione del protagonista e l'umanizzazione dell'intelligenza artificiale, sulla quale non mi dilungo per evitare di fare spoiler. Mi ha regalato una visione piacevole, con la voglia di seguire la crescita di Ichi e di scoprire quale sarebbe stato il finale.