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5.5/10
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Jiro Taniguchi è uno dei miei autori preferiti e negli ultimi tempi ho intrapreso una rilettura totale delle sue opere che possiedo al fine di cogliere meglio la maturazione e il percorso del celebre fumettista. Al tempo stesso sto cercando anche di recuperare quelle poche opere che, per un motivo o per l’altro, ancora mi mancavano e “Blue Fighter” rientrava tra queste. Trattandosi di un’opera collocabile all’inizio della carriera dell’autore (originariamente pubblicata tra il 1980 e il 1981 in patria; in Italia attualmente l’unica opera più vecchia a essere stata distribuita è “Trouble is my Business”) non avevo aspettative particolari, ma ammetto di essere comunque rimasto un po’ deluso da ciò che mi sono trovato di fronte.

Si tratta di un volume unico di genere sportivo che vanta un pregio su tutti, ovvero l’alta qualità dei disegni. Su questo punto, Taniguchi non delude mai e regala sempre delle tavole splendide. Purtroppo, il manga non offre molto altro. La storia infatti è molto fumosa e perennemente indecisa su quale elemento concentrarsi. Leggendo “Blue Fighter” ho provato spesso una sensazione di spaesamento dovuta alla mancanza di una narrazione maggiormente sincera e convinta, che mi desse in qualche modo l’idea che l’opera sapesse dove andare a parare. In tutto questo un buon protagonista avrebbe potuto fare la differenza, salvando un manga narrativamente poco ispirato e dal racconto disorientante. Il problema è che purtroppo il protagonista di questo seinen è tremendamente anonimo e privo di carattere, un ulteriore elemento di confusione che contribuisce a fare di questa l’opera di Taniguchi meno riuscita, tra quelle che ho avuto modo di leggere fino a oggi.

L’unica certezza che “Blue Fighter” offre è l’alta qualità grafica, perché su tutto il resto non ci siamo. Una storia già di per sé non particolarmente brillante raccontata in modo incerto e con un protagonista impalpabile. Consigliato solo agli amanti dell’autore, con la consapevolezza che difficilmente saprà colpire nel segno.