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4.0/10
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Quando l’aspettativa su un’anime è troppo alta, il rischio è finire delusi grandemente. Ho fatto la fine della falena vicino al lampione e la colpa è mia: mi sono illusa che grandi recensioni significassero finalmente che questo era l’anime giusto, maturo, non scontato, potente a livello di significati e di emozioni. E invece eccomi qui a scrivere una bella recensione di fuoco, per sublimare tutta la frustrazione, il fastidio, l’avversione, che quest’anime mi ha fatto venire.

Cominciamo dalla trama
Ci troviamo nell’aldilà versione chic, le anime arrivano e vengono giudicate. A differenza del finale di un film celebre, "Fracchia, la belva umana", dove ci sono lui e la belva, seduti davanti ad un'enorme scrivania con un tizio vestito di bianco dietro e un martello a mo' di giudice, qui la visione del giudizio è diversa. Abbiamo una torre (o più torri, vai tu a capirlo), un ascensore che si muove tra i piani, anime che scendono, arrivano ad un piano bar dall’aria accattivante, trovano un barman ingessato e da quest'uomo, che parte chiedendo se si ricordano come sono giunti lì, vengono iniziati ad un gioco che sarà il giudizio. Alla fine del gioco (è proprio un gioco solo estremo!), visto che chi perde prima o poi s’arrabbia, i ricordi si risvegliano, le persone agiscono e reagiscono alla loro oscurità e a seconda del comportamento più o meno “pacifico”, vengono reindirizzati agli ascensori. A seconda dell’ascensore o finiscono reincarnati o vengono annullati. Tutto qui.
La trama prende piede con episodi che paiono autoconclusivi, con anime che arrivano, giocano, vanno in bestia o piangono l’anima e, infine, vengono rispedite agli ascensori. Entra poi, come assistente del barman protagonista della vicenda, una ragazza, tale Chiyuki. Leia di essere morta, ma non ha ricordi. Decim aveva chiesto di giudicarla, avendo sospeso il suo giudizio iniziale davanti alle sue lacrime, e Nona, la sua capa, glielo aveva concesso. Ma per emettere un giudizio Decim ha bisogno di tempo, da qui la necessità di averla al suo fianco come aiutante nei giudizi. Seguiamo quindi vari giudizi che dovrebbero essere utili a Decim per conoscere i suoi limiti e per sapere che farsene di Chiyuki, per poi, nel finale, decidersi a fare la sua benedetta scelta. Nel frattempo, a questo arco narrativo, si intersecano altre vicende, come quelle di un altro giudice, Ginti, più collerico e sanguigno di Decim, che si troverà anche lui a dover avere a che fare con un giudizio non semplice (nel quale non ho trovato chissà che pathos, bensì derisione e pietà) e quelle della loro coordinatrice, Nona, la quale, a più alto livello, parlerà un po' con tutti, senza dare la vera profondità e il vero senso di tutta la dinamica di potere e gestionale di un simile purgatorio. Gli episodi di Nona dovrebbero dare più senso ai giudizi emessi dai suoi sottoposti, ma mettono solo addosso ulteriori dubbi e finiscono con l’essere chiacchierati ma fumosi. Quelli con flashback annessi sono penosi per i loro contenuti che sono pochi o arrivano troppo tardi. Il finale è in linea con l’anime, tutto desideroso di tirare fuori emotività da un sasso, senza profondità percepita e con la vicenda dei giudici ancora in bilico.

Le maggiori criticità di Death parade
Partiamo dalla concezione dell’aldilà. Un buon world-building è capace di dare forma e contenuto alle vicende che vi accadono all’interno, ma quest’anime soffre di stitichezza: si tiene tutto per sé e dà veramente poco. Abbiamo davanti agli occhi, più volte, la dinamica della presentazione di Decim e, più o meno, abbiamo chiara la dinamica del giudizio. Purtroppo, i riferimenti solidi all’organizzazione sono dati in modo discontinuo, a spizzichi e bocconi, e, se si parla parecchio, il dialogo è fumoso e poco legato alla vicenda, facendo riferimento a elementi non chiariti precedentemente. Nona parla con Oculus attorno ad un biliardo, in un episodio noiosissimo e si capisce poco, poi parla con Quin, predecessore di Decim, ma emerge ancora poco. Parla pure con Decim e Ginti, ma la sua capacità di trasmettere e dare significati è legata a dei sottintesi tra personaggi, tu spettatore, attaccati. Questo mina la “base legale” del giudizio. Seppur ci sia il fascino di luoghi, procedure speciali per estrarre ricordi, utili ai giudizi per iniziare un giudizio, sale dei bottoni o spazi aperti e verdi di relax del personale, ciò non basta a dare solidità all’idea di ‘luogo del giudizio’.
Le stesse premesse legate ai personaggi sono fuorvianti e collidono con la sostanza narrativa. Se i giudici sono marionette che devono mettere giudizi senza avere alba di cosa sia un’emozione, perché Decim abbia sentimenti diventa poi chiaro, ma la giuliva e amante degli alcolici Quin? O Ginti, collerico con la fissa delle matrioske? Pare che quest’anime presenti una situazione ma poi sviluppi tutto il contrario di tutto, per puro spirito di contraddizione interna.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Più volte Decim ripete a Chiyuki che il giudizio ha una sua modalità statuita e più volte Chiyuki si dice non d’accordo al fatto che bisogna per forza estrarre oscurità dal cuore delle persone e che un giudizio siffatto non può comprendere la profondità dell’animo umano e dei suoi sentimenti a volte fragili, a volte fasulli, a volte ambivalenti. Per quanto l’obiezione di Chiyuki sia vera, chi è lei per giudicare un meccanismo collaudato da dio? E inoltre, che luogo è a emettere giudizi sulle capacità ludiche delle persone (seppur i giochi abbiano un collegamento col dolore)? Sarò cinica, ma mettere alla roulette russa, con giochi a tabellone, un giudizio tra “paradiso” e “inferno”, su una religione simil-buddista che non spiega né la bontà, né la cattiveria, nella scelta dell’annullamento e della reincarnazione, a mio parere fa scadere quest’anime. Da una parte non comprendo la componente ludica, ma è un mio limite mentale, dall’altra avrei voluto capire di più che religione facesse capo ad una tale concezione dell’aldilà. Infatti, nell’anime, si capisce che tutte le persone morte sono giudicate così; dando per buono il sistema, lo accetterei solo su un piano distopico, ma mi resterebbe ancora il dubbio su tale matrice religiosa. Ad esempio, per i buddisti il paradiso è un nulla, in cui smettere di fare la fatica di reincarnarsi. Ma qui? E il giudizio che Decim darà a Chiyuki in quest'ottica è indifferente, perché avrebbe pianto comunque perdendola come assistente.

Altra critica sui giudizi: fermo restando che arrivano al bancone del bar morti e di solito in coppia, non è chiaro, a volte, perché ci arrivino o in coppia o da singoli e che legami effettivamente abbiano. Sono scelti random, c’è una mente dietro?
Il primo caso, marito vs moglie (profonda la ricerca di senso in flashback ben dosati e la risoluzione tragica viene riletta e rivista sagacemente) da una traccia troppo buona che altri giudizi non riescono a dare, come:
-il secondo, nel quale non è chiaro come siano morti i due, ma si ha presente che avevano un legame seppur labile. Ma bastava questo legame legato all’infanzia (per i nipponici l’infanzia è tutta vita! Si ricordano pure il compagnetto di giochi con amore tanto da farsi la plastica per assomigliare alla sfidante, seppur col tempo si cambi naturalmente viso!) a farli giudicare assieme? Sulla base di cosa? E che giudizio è? È un episodio più carino che altro.
-il terzo caso è all’insegna della maternità, disperata o negata. Flashback, nel caso di lei, mal chiariti e troppo malfatti. Non si capisce perché lui e lei siano lì assieme, se sono morti per cause diverse. Nemmeno la veridicità del giudizio in una situazione emotiva prima di sopravvivenza brutale, poi di pianto patetico (capisco lei, ma lui piange solo per una donna che poteva fargli da madre e non per il pover’uomo del padre?) e decisamente fuori tempo massimo, si capisce.
-il quarto caso è il più infame. A parte il fatto che è Ginti, il barman rosso dal carattere fetente a farlo, i due protagonisti sono di un’idiozia inguardabile. Non solo per il ruolo che hanno (idol e fan sfegatata), ma per l’esagerazione delle loro morti. Questi due esseri immondi con il loro giudice saranno trascinati più avanti nella trama e lei partirà con un predicozzo ridicolo contro Ginti e contro il sistema. Come e perché siano stati giudicati assieme non ha molto senso. Come Ginti poi possa essere un giudice affidabile, a giudicare da come si atteggia, è tutto dire.
-il quinto caso era quello meglio fatto, a due episodi, ma, a parte comprendere il legame tra i due convenuti, si vede sia una psicologia dei personaggi, che una plausibilità dei loro comportamenti, che una vicenda umana, calcolati con una tale precisione che sembra una storia assai fasulla. A cominciare dalla carica grave dei crimini di cui si sono macchiati, pare un giudizio più interessante, ma giunge dopo troppe vicende toppate. Inoltre, pare strano che una vittima di stupro chieda giustizia così, condannando poi al carcere il fratello, se esiste almeno un sistema giudiziario che sia uno. Per quanto umana sia la motivazione del ragazzo, pare strano che riesca a farsi giustizia da solo al primo colpo e che, in sovrappiù, colpisca pure quell’altra persona (consapevole di entrare in un luogo pericoloso e con una professione che gli ha fatto venire i riflessi giusti per le occasioni rischiose), che, guarda caso, voleva essa stessa fare il giustiziere malato (e nessuno s’era reso conto che gli era andato di volta il cervello), ma che quasi faceva il voyeur, avendo dichiarato che il criminale che aveva violentato la sorella del ragazzo era un recidivo. La stessa supplica di Chiyuki al ragazzo è infondata: da morto come farebbe a tornare a proteggere la sorella? È il caso fatto peggio, confezionato male e messo in regia peggio.
-il sesto caso è a dir poco insensato, ma bisognava stringere il cerchio dopo essersi troppo dispersi (trovatemi voi un filo conduttore nei casi che vi ho detto sopra). Innanzi tutto, c’è una signora anziana, sola, che ricorda con dolcezza i suoi “bimbi”. Si parla, qualcosa emerge, ma la noia regna sovrana e intanto si incastra pure Chiyuki, tanto per riprendere il filo. Come Decim emetta un giudizio, è un mistero.
-infine, il giudizio su Chiyuki. Era ora, passata, logorata, snervante. Salta fuori la verità, ma poteva essere gestito meglio, molto meglio. Arriva, però, dopo un marasma incasinato e ha un’emotività esagerata e assurda, tanto assurda che Decim piange. Ci mancava la fontanella di lacrime col piattino sotto. Il fatto che sia morta così com’è morta, sa di minestra riscaldata e inoltre, che piange a fare, se ha scelto lei e per quel motivo? E il fatto che dicesse ‘non è per quello che l’ho fatto!’, non chiarisce il motivo per cui ‘sta disgraziata prima piange, poi supplica, poi piange ancora. Se la chiusa dell’anime sono quattro lacrimoni in un mare caotico di eventi slegati, io mi arrendo: qui abbiamo la profondità di una piscina per bambini, seppur quest’anime cerchi di parlare di morte, tradimento, suicidio, omicidio etc etc.
L’ultimo giudizio pone la fine, narrativamente parlando, della vicenda di Chiyuki (era ora), ma lascia aperta una svolta possibile nel futuro nella creazione di giudici umani. Tutto molto bello, ma qui riprenderei le critiche sul sistema e ho ancora da criticare.

Un elemento narrativo che doveva essere unificante era il famoso libro con la favola del bimbo e della bimba sorda. Raccontata con vocetta infantile dalla protagonista, era assai snervante. L’apparizione in vari luoghi del libro e pure delle immagini della bimba sorda, sono segnali che si presentano spesso, ma non se ne capisce l’utilità. Alla lunga potremmo pensare che Chiyuki si sia messa a pattinare solo perché le piaceva il racconto! Ma va te a saperlo e a capire come la trama del libro incida sulla vicenda generale.

I personaggi, la grafica, il suono
I personaggi sono poveri relitti trascinati in una trama che non procede, né in verticale, né in orizzontale. In questo stagno melmoso, si muovono poco, sono sempre uguali a se stessi, a parte piccoli movimenti per segnalare che sono in vita. Nona è sempre la solita trafficona, Oculus il solito sospettoso, Quin la solita criticona, Ginti il solito mordace, Chiyuki la solita moralista e, infine, Decim, il solito noioso simil-emotivo con tanto di lacrimuzza finale. I personaggi giudicati non hanno tutta questa storia o profondità, e pure da soli, o sono piatti, o sono schizzati e se sono sani, non hanno tutta quella carica che permette di apprezzarli troppo. Le vicende del giudizio non rendono molto di loro, ma va bene così, perché sono di passaggio, il male è l’accoppiata Chiyuki-Decim, che pare funzionare per un po' (lei lo manda in crisi esistenziale, altro che buona assistente), per poi chiudersi a lacrime e tarallucci e tra un confronto e l’altro tutto pare tornare normale tra i due.


Fine parte contenente spoiler

Il chara design è orrido: queste facce cadaveriche e lunghe, molto lunghe, con l’ombrona del naso sul labbro superiore, le figure magre, i visi molto caratteristici, i capelli rigidi e stopposi. Si salvano gli interni curatissimi e gli esterni, coi fondali pastellati.

L’opening è orecchiabile, ma troppo ganza e allegra rispetto all’anime, con troppo caos, troppi colori e troppi balletti. L’ending è più lenta, profonda e forse più in linea con l’anime.
L’OST è ben curato, con molti motivi che si succedono nelle vicende, calzandoci a pennello. Molto bello il motivo musicale che accompagna la danza acrobatica sul ghiaccio di Chiyuki.

Conclusioni
Concludendo, al di la della suprema delusione dovuta ad attese fin troppo alte (colpa mia), ho cercato di analizzare se quest’anime funzionasse davvero così com'era fatto e se si potesse salvare. Posso annoverare poche note positive, come la gran bella ambientazione a livello grafico, OST non indifferenti, il fatto che sia un anime maturo nei contenuti con temi coraggiosi e scomodi. Altri non ne trovo: è un’opera troppa slegata, che stravolge sé stessa con serietà ma senza coerenza apparente, con un’emotività mal gestita (che poteva essere il suo più grande tesoro), tempi morti, rottura di un qualunque filo narrativo con episodi “dietro le quinte” fumosi e fasulli nei contenuti e una chiusa che voleva scatenare emozioni che giunge male e troppo tardi. Speravo fosse meglio e, confesso, l’ho finito solo perché era doppiato in italiano, così almeno non facevo lo sforzo di leggermi i sottotitoli.
A me non è piaciuto, ma non mi sento di sconsigliarlo: c’è chi ne ha visto un capolavoro, quindi, qualcuno diverso da me forse apprezzerà di più quest’anime per me troppo pretenzioso con sé stesso.