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9.0/10
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“C’è qualcosa che desideri fare?”
Dopo la terza volta in cui gli vengono rivolte queste parole, Go-hwan, comincia ad avere dei sospetti; infatti, lui non è un adolescente come tanti, ma è un paziente che soffre di SLA.
Bloccato su un letto d’ospedale, riesce solo a muovere la testa, quindi ben presto capisce da questa domanda ripetuta da persone diverse che non gli rimane molto tempo da vivere.
Ed è così che tutte le persone intorno a lui fanno il possibile per fargli trascorrere degli ultimi e bellissimi ricordi.
Suo padre si prodiga per correre una maratona insieme a lui, ma la sua prestanza fisica non lo aiuta ad arrivare fino al traguardo.
Sua madre fa di tutto perché un famoso giocatore di basket lo venga a trovare in ospedale per dargli un po’ di carica, ma Go-hwan sembra aver perso l’interesse anche per questo sport che una volta gli piaceva tanto.
Lui in realtà un desiderio nascosto ce l’ha eccome, ma non ne può parlare con i suoi genitori: non riesce a muovere solo la testa, ma funziona ancora qualcosa… là sotto! Dopotutto è uno studente delle superiori in piena tempesta ormonale, per di più deve trascorrere le sue giornate in un letto d’ospedale sempre circondato da bellissime infermiere, ma anche sorvegliato in ogni momento dai suoi genitori, soprattutto dalla madre!
A chi potrebbe mai raccontare che vorrebbe avere un rapporto sessuale prima di morire? Ovviamente ai suoi due pazzi, bizzarri e inseparabili amici d’infanzia, Nam-joon e Gab-duk, che non si tirano di certo indietro e fanno di tutto per aiutare Go-hwan!
Se vi aspettate una valle di lacrime, sappiate che piangerete, ma la maggior parte delle lacrime le verserete dal ridere!
Non mancano di certo momenti seri e spunti di riflessione. Un esempio lampante, è quando i compagni di scuola dei tre ragazzi organizzano una challenge sui social: si riprendono mentre si rovesciano un secchio di acqua gelata addosso per la sensibilizzazione verso la SLA. Nam-joon si arrabbia tantissimo, non comprendendo come questo possa aiutare in maniera concreta chi è veramente malato di SLA.
Nonostante questo, il film risulta una commedia piena di scene divertenti ed esilaranti! Gli amici di Go-hwan sono due ragazzi maldestri e imbranati che non fanno altro che cacciarsi nei guai nel tentativo di aiutare l’amico! Non si tirano indietro davanti a niente, neppure quando sanno che finiranno certamente nei guai. Sono degli amici come se ne incontrano pochi nella vita.
Durante la visione del film, un momento prima si piange dal ridere, quello dopo si piange di tristezza.
Sembra un controsenso ridere di una esperienza tragica come questa, ma il regista Nam Dae-joong, di cui ho apprezzato anche il titolo “Homme Fatale”, si è confermato straordinario: il film non risulta una commedia sciocca con un basso umorismo, ma una storia divertente che parla di temi profondi e commoventi: amicizia vera, famiglia e perdita.
Go-hwan ci fa capire che non è importante quanto dura il viaggio, ma con chi e come lo affrontiamo.
In conclusione vengono trattati degli argomenti seri, ma con ironia, perché dopotutto nella vita ci vuole anche un pizzico di leggerezza e qualche risata.