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Siccome prediligo più le opere in cui prevale il fanta-action, ho visto la serie in questione per il desiderio di cambiare e devo dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto.

La parte che più risalta in "Iroduku: Il mondo a colori" è quella delle animazioni: curatissime, molto fluide, piacevole design dei personaggi, grande attenzione ai colori (ovviamente) e tutto raggiunge il suo meglio nei paesaggi, a volte davvero magnifici. Ci sono anche delle sequenze (quelle in cui il mondo dei disegni si mescola con la realtà dei protagonisti) che denotano pure una buona creatività visiva.
Se passiamo però ai contenuti allora iniziano non dico le note dolenti, perché questo anime non cade mai nel pessimo, però ci sono diversi elementi che si potevano sfruttare meglio: la trama in fondo funziona, tuttavia è molto semplice, sotto diversi aspetti prevedibile, la contrapposizione tra colore=gioia di vivere e il bianco e nero=tristezza è alquanto banale e se pure va bene che la conseguenza finale per Hitomi sia quella che tutti si aspettano sin dal prologo, sui modi in cui ci si arriva potevano lavorare di più con la fantasia.
Per esempio quando scoprono che Hitomi proviene dal futuro tutti accettano la cosa subito e senza alcuna remora, sprecando così le occasioni che si potevano invece cogliere per rendere lo sviluppo narrativo più variegato e approfondire i personaggi mostrando i tentativi di integrazione tra la protagonista, i suoi familiari del passato e i suoi nuovi amici. Solo nel finale la storia diventa, se non originalissima, quantomeno abbastanza inaspettata.

Riguardo la regia, siamo dalle parti del senza infamia e senza lode: in generale svolge il suo lavoro quanto basta per farci provare empatia con i personaggi, utilizza un ritmo non lento bensì calmo (che può sfiorare la noia ma senza caderci), esponendo un pezzo alla volta le varie personalità ma senza particolari guizzi, inserendo ogni tanto delle simpatiche gag. Tra i personaggi quella che viene caratterizzata meglio è la scatenata versione giovane della nonna, Kohaku. Comunque ho l'impressione che il lavoro sull'empatia riesca meglio con i comprimari che con i protagonisti: questi ultimi, infatti, non mi hanno detto molto perché Hitomi fa troppo spesso la timida spaesata mentre Sho è quasi sempre troppo freddo e controllato. Proprio per questo nel finale l'occhio lucido è venuto pensando più ai loro amici comprimari che a loro due. Riguardo infine le musiche le ho trovate gradevoli, anche se non del genere che preferisco.

Insomma Iroduku mi ha fatto lo stesso effetto di una leggera e dolce brezza in una giornata di primavera: bello sfondo che accompagna un piacere autentico però anche lieve ed effimero.