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“1967.
Il programma Gemimi era appena stato chiuso e l’Apollo si preparava per la luna.
Ma l’Apollo 1 causò il primo incidente spaziale mortale della storia, e la luna sembrava ancora molto lontana. Fu l’anno in cui gli stati uniti impiegarono 500.000 soldati in Vietnam… e in cui lo scrittore Heinlein vinse il suo quarto premio Hugo, all’età di sessant’anni. La Spectre aveva trasformato la caldera del monte Aso in una fortezza, mentre alieni e mostri combattevano senza sosta nelle tv a colori. Dovunque si ascoltava la canzone “Kaette kita yopparai”… e Paul stava scrivendo “Sgt. Pepper’s”. Io ero uno studente sfaccendato alle prese con la fantascienza e le delusioni d’amore. Fu allora che incontrai quella vagabonda”.

Un viaggio di ritorno, una nave cullata dalle onde, un incontro del destino, un cielo stellato che diventa teatro della fugacità dell’amore.
Due ragazzi. Lui, un tipo ordinario appassionato di fantascienza partito in mare per smaltire l’ennesima delusione d’amore. E lei, una ragazza con una memoria lunga 3 miliardi di anni nel corpo di una diciassettenne.
I due, simbolicamente agli antipodi, si toccano le corde dell’anima con la dolcezza e il candore di chi conosce l’effimerità dell’amore, in una dimensione in cui stare insieme anche solo per un istante significa condensare per sempre quell’attimo nelle pieghe del tempo.

“Passare insieme poche ore o qualche decennio per me è lo stesso, il ricordo di una persona che mi piace non cambia”

Incontrare una persona che resta profondamente impressa nella memoria e non poterla rivedere mai più, è partendo da questa idea che Shinji Kaijo ha realizzato il romanzo da cui è tratto questo manga. Il biglietto conciso e lapidario con cui Emanon si dilegua, all’indomani di una nottata suggellata da un bacio passata a fantasticare sul ponte di comando della nave, è tutto quello che rimane al ragazzo del suo amore.

Emanon, il cui nome altro non è che l’anagramma di No name (senza nome), è l’incarnazione fuggevole ed impalpabile di una coscienza tramandata dai primordi dell’esistenza, una creatura custode della vita tutta, la cui rappresentazione, con tanto di lentiggini e vezzi tipicamente umani, come il vizio di fumare le sigarette, serve a farla empatizzare con il lettore. Tale raffigurazione è nata dalla fascinazione che esercitavano gli hippies e i vagabondi degli anni ‘70 nella cultura pop.
I bellissimi disegni di Kenji Tsuruta, simbiotici con le vibes sognanti del racconto, ammantano Emanon di un fascino dolce e al contempo selvaggio, con il classico tratto onirico a linee aperte che ha reso celebre la sua inconfondibile arte pittorica.

I fan dei ritmi serrati non troveranno pane per i loro denti, e l’incedere narrativo placido non è aiutato dai due soli personaggi in scena presenti per tutto il vilume, i cui dialoghi, seppur interessanti, finiscono in parte per soffocare l’immenso potenziale narrativo dell’incipit sotto una staticità cronica a tratti inficiante.
Il ritmo è lo stesso a cui Tsuruta ci ha abituato con i suoi lavori precedenti, stavolta però, grazie anche ad una sceneggiatura preesistente tratta da un romanzo, la storia appare molto più consistente.

“Io ho memoria di tutto ciò che è successo sulla terra… da quando è iniziata la vita.
Come pensi ci si senta a dover ricordare qualunque atroce esperienza per miliardi di anni? E tu lo chiami superpotere? Gli esseri umani sono dotati della facoltà di dimenticare. Perché io non posso dimenticare nulla?”

“Le memorie di Emanon” è un unicum, un’ode all’amore imperituro, che tra onirismo e fantascienza alternativa riesce a trattare temi come la reincarnazione e la metempsicosi con originalità, pur mancando in quel filino di coraggio in più che gli avrebbe permesso di imporsi prepotentemente nel mercato giapponese.
Una storia che ci mostra come ogni vita, che sia anche la più insulsa, abbia un suo valore, e come un uomo comune, un piccolo frammento di un anello della catena evolutiva, riesca a farsi ricordare per sempre grazie proprio a quella sua spontanea semplicità che lo rende tanto ordinario quanto indispensabile nel grande disegno universale.