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8.0/10
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Aspettavo con molta ansia il ritorno dalla leva obbligatoria di Yang Se-jong, ed è stata una piacevole sorpresa vederlo nuovamente sullo schermo, soprattutto perché il suo nuovo drama è stato insieme ad un’attrice e idol bellissima come Suzy.
Sicuramente attrice femminile migliore non potevano scegliere per questo ruolo, visto che la serie parla proprio di una ex-idol.
Il personaggio di Doona doveva risultare altezzoso e lunatico e lei è riuscita benissimo in questo. È stata perfetta nel suo ruolo: il personaggio che ne esce fuori è egocentrico e capriccioso.
Doona, infatti, è una ex-componente di un gruppo k-pop che si è allontanata per varie ragioni da sotto i riflettori e ora passa le sue giornate senza fare niente in particolare. Ha un passato difficile e travagliato alle spalle, segnato da persone che l’hanno abbandonata: proprio per questo il suo personaggio risulta così estremo e atipico, ma anche ansioso e sfaccettato.
Forse è anche il motivo per cui lei fuma in continuazione. Ma nonostante risulti un personaggio distaccato da tutto, è anche una persona fragile e piena di speranza ed è così che alla prima occasione dà un’opportunità al protagonista. È una ragazza ferita, ma che è pronta a buttarsi nuovamente, almeno nella parte sentimentale.

Yang Se-jong, d’altro canto, è stato impeccabile come sempre. Anzi, rispetto alle sue doti recitative, che ci ha mostrato spesso essere magnifiche (basti ripensare ad alcuni suoi drama come "30but17", "My Country" o "Temperature of Love"), il personaggio di Lee Won-joon risulta quasi sottotono: manca di quelle sfaccettature con le quali di solito Yang Se-jong rende le sue interpretazioni uniche e incomparabili.

Nonostante questo, la chimica fra i due attori è stata pazzesca, dando origine ad abbracci e baci coinvolgenti.
La crescita dei personaggi è lenta: ma questo non va di certo preso come un difetto, anzi! La difficoltà dei personaggi nel crescere e la facilità con cui ricadono negli stessi errori, rende questa storia solamente più reale. Ma allo stesso tempo ne rallenta anche la storia che può risultare, quindi, fiacca per lo spettatore più impaziente.

Le premesse sono molto buone: il fatto di mostrare i lati oscuri della fama e del k-pop mi attirava non poco. Peccato che questo aspetto sia stato approfondito solo in parte e non so bene quale sia il motivo. Non ho letto il manhwa da cui è tratto, ma ho visto la trasposizione donghua (sì, il webtoon è così famoso da avere una trasposizione in Cina) intitolata "Aishang Ta de Liyou" ("The Girl Downstairs") e anche lì il tema era affrontato solo di passaggio. Quindi, può darsi che, semplicemente, sia l’opera originale da cui è tratto a non indagare a fondo sull’argomento. O forse perché la serie è composta solo di nove episodi. E dato che nemmeno le storie secondarie sono state approfondite a sufficienza, a mio avviso, avrebbero potuto tagliarle del tutto per dare spazio a questo tema. Sicuramente, la brevità del drama (cosa che di solito gradisco in una serie) non ha giocato a favore del risultato.

Apprezzato in parte il doppiaggio: lei è doppiata da Maria Grazia Cerullo che risulta quasi antipatica, ma proprio per questo perfettamente calata nel ruolo. Non mi è piaciuto altrettanto Alberto Franco, voce troppo dissimile dall’originale. Comunque sia, anche se hanno fatto un buon lavoro, nessuno dei doppiatori è riuscito a dare la giusta emozione rispetto alla voce originale degli attori, mansione del resto non proprio semplice.

Nonostante alcuni difetti, "Doona!" è un drama che deve essere visto: sia per le emozioni travolgenti, che accompagnano ogni episodio e guidano lo spettatore in una giostra di sentimenti, accentuate dai molti flaschback e flashfoward, sia per la fotografia che per la regia. In ogni scena, tutto è studiato nei minimi particolari, niente è lasciato al caso e qualsiasi oggetto è sistemato nella scena in modo equilibrato. Ogni finale di episodio, inoltre, si conclude con l’utilizzo maestoso di "split screen" che farà trattenere il respiro e commuovere allo stesso tempo.

Avviso subito gli spettatori che il finale è aperto e molti si sono chiesti il significato di questo epilogo.
Forse in questo caso il regista non è stato abbastanza abile a lasciare indizi chiari in modo che tutti potessero interpretare il finale nello stesso modo.
Personalmente l’ho interpretato in maniera diversa dalla maggioranza degli spettatori.
Non vi svelo nulla, ma vorrei darvi un indizio cercando di non fare spoiler: il regista Lee Jung-hyo è il regista anche di "Crash Landing on You"… Ne ricordate il finale?