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L'anime di King Arthur è diviso in due serie:
-Prima serie, episodi 1-30:
Il piccolo principe Artù, figlio di re Uther, viene salvato da Merlino la notte in cui il castello di Camelot venne bruciato dai cavalieri neri inviati dal traditore re Lavik e dalla perfida strega Medessa. Il mago, che da quel momento veglierà su di lui, lo affida ad un umile e leale cavaliere che aveva già servito il buon re Uther.
Col passare degli anni il giovane principe, ignaro del suo passato, cresce forte e valoroso, con solidi principi e un senso alto di giustizia, in un mondo dove regna la divisione tra i vari stati di Wrogles e una fragile concordia tra gli stessi.
L'avidità e la sete di potere e di dominio di sovrani come Lavik viene smorzata da una profezia divina: colui il quale riuscirà a estrarre la spada dalla roccia sarà proclamato re di tutti i re.
E chi sarà il predestinato? E chi potrà mai essere?
Una volta conosciute le sue nobili origini e riappropriatosi di Camelot, Artù combatterà per conquistare la pace e l'unità di tutti i popoli di Wrogles , insieme ai suoi cavalieri, amici e compagni Lancillotto, Tristano, Guerrehet e Parcival, e soprattutto grazie alle potente spada Excalibur e al portentoso Scudo Magico (senza scordarci di Pegaso, il bianco destriero... paragonabile più a un panzer che a un cavallo).
-Seconda serie, episodi 31-52:
Risolte le questioni imperanti date dalla prima serie, il nobile sovrano si accinge a intraprendere una nuova avventura.
Salutata la bella Ginevra con un bacio, e ricambiato con la promessa che lo aspetterà (proprio come vuole la tradizione: una Ginevra fedele e innamorata del suo re...), Artù si mette in cammino perché vuole sgominare una flotta di pirati vichinghi che massacra e uccide poveri cittadini inermi.
Questo suo viaggio lo porterà a divenire una sorta di paladino/giustiziere alla Zorro, ma con la saggezza di un Mitsukuni Mito del nord Europa (non a caso i suoi compagni di viaggio saranno un ragazzino, un ciccione e un cane).

La differenza tra la prima e la seconda serie è molto evidente: se la prima serie, con tutte le sue invenzioni e forzature (sui racconti tradizionali del ciclo bretone e del ciclo arturiano) rimane comunque appassionante e coinvolgente, ciò non si può dire della seconda serie che è alquanto noiosa e grottesca.
Le animazioni, sebbene dimostrino una certa età, sono da considerarsi buone, e lo stesso dicasi del character design che conserva intatto un discreto fascino.
La sigla de “la spada di King Arthur”, cantata dai Cavalieri del re, è uno dei motivi per cui vale la pena di vedere quest'anime, soprattutto andrebbe ascoltata con calma la strofa che dice: “... mago Merlino dall'alto della torre con polverine magiche il re aiuterà...”.
Chissà che polverine magiche usava Merlino...