Claude C. Kenny, membro della Federazione Pangalattica, riceve il suo primo incarico sotto la supervisione di suo padre, l'ammiraglio Ronyx J. Kenny. La missione consiste nell’esplorazione del pianeta Milokeenia, dove è apparso un misterioso campo energetico. I membri della spedizione trovano le rovine di un edificio a forma di cupola, al cui interno restano solamente apparecchiature distrutte. Claude esamina un misterioso dispositivo che improvvisamente lo teletrasporta in un pianeta sottosviluppato di nome Expel. Più o meno nello stesso momento, Rena Lanford sta riposando nella Foresta Sacra appena fuori dal suo villaggio, Arlia, un luogo che ama visitare nei suoi momenti di intimità, nonostante le raccomandazioni della madre. Quando si accinge a tornare a casa, Rena viene aggredita da un mostro, ma proprio in quel momento Claude, che si trova nelle vicinanze, si precipita a salvarla facendo uso della sua Phase Gun.

Abbagliata da quella misteriosa arma, Rena ritiene che Claude sia il “Guerriero di Luce", un eroe che secondo le leggende di Expel appare quando il mondo è in pericolo, e lo porta ad Arle. Qui, l’anziano del villaggio racconta che da quando un meteorite, denominato Globo Stregato, è caduto tre mesi fa nel continente a nordi di Krosse, si stanno verificando misteriosi disastri in varie parti di Expel, quali terremoti e apparizioni di mostri sempre più frequenti. Aggrappandosi a quest’unica speranza per ritrovare la strada di casa, Claude accetta di intraprendere un viaggio con Rena per indagare sul Globo Stregato.

 

Star Ocean: The Second Story R


Come accennato in occasione della retrospettiva su Chrono Cross, l’equilibrato dualismo tra Enix e Squaresoft per l’egemonia del mercato giapponese dei giochi di ruolo, che aveva caratterizzato l’epoca del Super Nintendo, viene meno con l’avvento della nuova generazione di console. Su PlayStation non sembra esserci storia, a partire da Final Fantasy VII (1997), Square è inarrestabile ed è in grado di lanciare dai tre ai cinque RPG all’anno, quasi tutti di grande successo, che portino il nome Final Fantasy, SaGa Frontier o Brave Fencer Musashi, il copione non cambia, in Giappone la casa dei Chocobo domina incontrastata le classifiche ad ogni nuova uscita. Enix, dal canto suo, è in ritardo, l’annunciato Dragon Quest VII è il gioco più atteso dai giapponesi, ma continua ad accumulare rinvii e si paleserà solo a fine ciclo PlayStation, nel 2000 inoltrato, mentre la partnership con Quintet non proseguirà oltre Terranigma (1995), come conseguenza, tutte le attenzioni sul versante Enix si riversano sull’altro importante gioco di ruolo in sviluppo per la nuova console Sony, ovvero Star Ocean: The Second Story, il cui arrivo sugli scaffali è fissato per l’estate del 1998.

Tri-Ace è un team giovane ma ambizioso, nato in seguito ad una scissione interna allo staff artefice di Tales of Phantasia (1995), ovvero il vecchio Wolf Team. I migliori se li prende Yoshiharu Gotanda, il più brillante dei programmatori di Wolf Team e all’occorrenza scrittore, che va a formare con i designer Joe Asanuma e Masaki Norimoto la “tri-Ace”, per l’appunto, il cui primo RPG, Star Ocean, mette già in chiaro le capacità tecniche e visive del nuovo studio, per la felicità della casa madre Enix che ha scommesso su di loro. Tales of Destiny, dal canto suo, evidenzierà tutti i problemi di un team privato dei migliori elementi, la saga Namco impiegherà qualche anno e almeno un altro paio di capitoli per riprendersi e tornare in carreggiata. Unico collante, tra le due serie, sarà Motoi Sakuraba, prolifico compositore rimasto freelance, che contribuisce ancora oggi alla creazione delle musiche sia di Star Ocean che di Tales of.
 

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Consapevole della grande attesa che accompagnava il lancio del suo primo, importante RPG a 32-bit, Enix riversa su Star Ocean: The Second Story uno sforzo produttivo senza precedenti; se Final Fantasy VII poteva contare su spettacolari filmati in CG, allora doveva averli anche Star Ocean, se Final Fantasy VII aveva una mole di contenuti tale da dover essere stipato in più CD-Rom, allora Star Ocean non doveva essere da meno, l’RPG di tri-Ace ha il compito di coprire un vuoto lasciato da Dragon Quest e quindi non può permettersi di sbagliare. E non sbaglia, con 700,000 copie piazzate nel corso del 1998, Pokémon e Dragon Quest Monsters a parte, il nuovo Star Ocean è superato nel suo genere solo dalla coppia di Squaresoft Parasite Eve e Xenogears, entrambi gravitanti intorno alle 900,000 copie.
 

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In virtù dei suoi mezzi artistici, che affondano le loro radici in Wolf Team, tri-Ace per Star Ocean: The Second Story opta per una ibridazione tecnica, in cui personaggi disegnati e animati in 2D (sprites), si muovono in arene tridimensionali nel corso delle battaglie, così come nella classica World Map, lasciando che il resto dell’esplorazione, ovvero dungeon e città, venga rappresentata tramite splendidi fondali pre-renderizzati. I vantaggi sono molteplici, innanzitutto, come già Grandia aveva insegnato l’anno prima, i personaggi 2D garantiscono un maggior numero di animazioni, rispetto a quelli 3D del tempo (come il cubettoso Cloud), risultando molto più naturali ed espressivi, complice anche un certo utilizzo di balloon e altri effetti atti ad esternare le loro emozioni. D’altro canto, l’arena 3D in cui si svolgono le battaglie permette una libertà di movimento pressoché totale, di fatto un'evoluzione del Linear Motion Battle System di Tales of Phantasia, non risparmiandosi nell’uso di devastanti magie ad area e tecniche con annesso doppiaggio che renderanno gli scontri sempre più frenetici. Va detto che Star Ocean: The Second Story non brilla dal punto di vista strategico, per quanto sia presente la pausa tattica all’apertura dell’inventario degli oggetti, motivo per cui non si può considerare un puro action, una formazione iniziale sul campo e una semplice serie di ordini da dare alla squadra, a conti fatti le battaglie sono una chiassosa baruffa fra i nostri alleati e i mostri, con un notevole picco di difficoltà nella fase finale dell’avventura.
 

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"Dopo aver realizzato Tales of Phantasia per Namco, pensavamo che il sistema degli oggetti e delle abilità principali fosse diventato piuttosto generico e non abbastanza distinto dagli altri giochi di ruolo. Abbiamo deciso che il nostro prossimo gioco avrebbe approfondito davvero i sistemi di gioco, aggiungendo abilità speciali e aumentato notevolmente il numero di oggetti. Volevamo creare un gioco in cui il giocatore potesse essere creativo quanto voleva e giocare con lo stile che preferiva." Masaki Norimoto

La profondità del gioco di ruolo tri-Ace la si trova altrove, nella sua sconfinata mole di oggetti, nel sistema di talenti in cui ogni personaggio può specializzarsi in una disciplina (cucina, chimica, metallurgia e via dicendo), con correlate possibilità di creazione. Che fretta c’è di salvare il mondo quando possiamo scrivere romanzi di successo e rivenderli ad un editore, diventare cuochi sempre più bravi o allevatori di mostri? Ognuno di queste specializzazioni porterà ad un vantaggio all’esperienza, piccolo o grande che sia, che prova e riesce ad andare oltre il classico accumulo di soldi ed esperienza, offrendo un modo di fare RPG tutto nuovo senza per questo scompigliare le carte in tavola.
 

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In Star Ocean: The Second Story è facile farsi risucchiare dai suoi infiniti menu e nelle sue sconfinate possibilità di personalizzazione, questo però non vuol dire che il gioco trascuri la narrazione, anzi. Pur non avendo l’intreccio di Xenogears o Chrono Cross (ma non punta ad averlo), il gioco di ruolo Enix potenzia lo slancio narrativo rispetto al primo Star Ocean sia nella trama portante, nel suo riuscito mix di sci-fi e fantasy, sia nelle vicende secondarie, sorrette da questa brillante intuizione che furono le Private Action, atte a dare il giusto spazio a tutti i personaggi e che oggi sono letteralmente ovunque nei JRPG, sotto altre spoglie. La scelta iniziale del protagonista ha effetti non solo sulla formazione del party (ognuno avrà un alleato esclusivo), ma anche sul tono della narrazione, con Claude si approfondiranno maggiormente gli aspetti fantascientifici della vicenda e il suo tentativo di contattare la Federazione, con Rena si avrà una maggiore enfasi sul suo misterioso passato, assistendo a scene e flashback a lei dedicate più introspettive. Una seconda parte, ambientata a Nede, più ricca come contenuti ma dall’atmosfera meno affascinante di Expel, e dei nemici non proprio memorabili, impediscono a Star Ocean: The Second Story di sedersi a fianco dei capolavori della generazione PlayStation, ma è sicuramente meritevole di collocarsi un gradino sotto grazie a personaggi carismatici, ai suoi innumerevoli sotto strati e ad una evocativa colonna sonora a cura di un Motoi Sakuraba nel periodo migliore della sua prolifica carriera.
 

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Star Ocean 2 fu un successo immediato in patria e ancora oggi è il capitolo preferito dai fan della serie. Ha generato un sequel per Game Boy (Blue Sphere), un manga di 7 volumi disegnato da Mayumi Azuma (autrice di Elemental Gerad) e una serie animata del 2001, Star Ocean EX, in 26 episodi che purtroppo non coprono tutta la storia. La chiusura della divisione statunitense di Enix, avvenuta alla fine del 1995, blocca l’uscita dal Giappone sia di Dragon Quest VI che del primo Star Ocean, la pubblicazione occidentale di Star Ocean 2 passa quindi in mano a SCE, che lo porta negli Stati Uniti nel 1999 e in Europa l’anno dopo, attuando però alcune modifiche nell’adattamento, in particolare sui nomi dei Dieci Saggi, ispirati agli Arcangeli. Nel 2008 Square Enix pubblica Star Ocean: Second Evolution, “Enhanced Port” per PSP di Second Story realizzato sulla scia di First Departure, che include un doppiaggio completo, nuove abilità e vari bilanciamenti al sistema di gioco, oltre ad un rinnovato character design, in realtà abbastanza discutibile, in particolare per quanto riguarda Rena. L’adattamento inglese è più fedele e ripristina i nomi originali dei Dieci Saggi, mentre Welch Vineyard, diventata inspiegabilmente la mascotte della serie tra il 3° e il 4° capitolo, si aggiunge alla rosa degli altri personaggi giocabili.
 

Star Ocean: The Second Story R


Nel 2015 Second Evolution viene pubblicato sugli store digitali di PS3, PS4 e PS Vita, ma al contrario di First Departure, Till the End of Time e The Last Hope, questa versione digitale rimane confinata in Giappone; molti fan della serie chiedono a Square Enix le motivazioni di questa scelta, con quest’ultima che ogni volta farà orecchie da mercante, fino a quando, nel 2023, non emerge la verità su questo trattamento riservato al solo secondo capitolo della serie: l’arrivo di un vero e proprio remake.

Star Ocean: The Second Story R è sviluppato da Gemdrops, team artefice dell'interessante CRYSTAR, team che Square Enix potrebbe acquisire seduta stante perché il lavoro che hanno fatto con questo remake è fuori di testa, forse anche oltre i meriti stessi del gioco originale, tale da ridefinire il concetto stesso di rifacimento di un classico. Non ce ne voglia il Team Asano e il suo Live A Live, ma questo nuovo “HD-2D” letteralmente annichilisce qualsiasi altro remake della casa di Final Fantasy, e chissà che Yuji Horii e il suo Dragon Quest III HD-2D, annunciato ormai due anni e mezzo fa, non sia in effetti andato momentaneamente a nascondersi, dopo aver visto all’opera questi pazzi. Ogni ambiente dello sconfinato mondo di Star Ocean 2 è stato ricostruito minuziosamente in tre dimensioni, prodigandosi di mantenere al contempo le stesse inquadrature dell’originale, con la telecamera, rigorosamente non manovrabile, che segue il nostro personaggio senza soluzione di continuità, se non fra esterni e interni.
 

Star Ocean: The Second Story R


Alcuni effetti, come l’acqua, sono capaci di ammaliare, eppure Star Ocean 2 R mantiene la stessa atmosfera classica dell’originale, con solo alcune sbavature (la transizione “sgranata” negli interni lascia un po’ a desiderare), che sono piccolezze nell’insieme di un prodotto curato fin nei minimi particolari, dallo splendido character design (a cura di Yukihiro Kajimoto), al nuovo doppiaggio (ma è incluso anche quello PSP), fino alla colonna sonora interamente arrangiata da Motoi Sakuraba, con possibilità, anche in questo caso, di selezionare la traccia audio originale. Totalmente rivisto anche il sistema di combattimento, che aggiunge nuove meccaniche di interruzione, counter con mossa evasiva, barra dei bonus che si riempie colpendo i nemici e la nuova funzione degli Assalti, ovvero un’azione attivabile con la croce direzionale da parte dei personaggi non presenti in campo. Questi includono anche camei dei protagonisti dei precedenti (e successivi) capitoli di Star Ocean. Tutti i contenuti aggiuntivi di Second Evolution, Quality of life notevolmente migliorata con viaggio rapido, indicatore di presenza Private Action nelle città, fast-forward e skip di dialoghi, una nuova introduzione animata (rarità di questi tempi ) e, per la prima volta, la presenza di traduzione in italiano. A Star Ocean: The Second Story R non manca niente, è un manuale di come si realizza il remake di un RPG classico, da appendere al muro degli uffici di chiunque voglia cimentarsi in altre operazioni di recupero. E se c’è qualcuno là fuori che vuole Xenogears, del perché rifanno tutto eccetto Xenogears, che Star Ocean in confronto ha una storiella da Tales of, iniziamo con il dare il giusto merito e la giusta attenzione ai migliori remake realizzati da Square Enix, poi, forse, chissà, torneremo a parlare di Xenogears.

Alla Square Enix di oggi si possono rimproverare tante cose, ma non che non abbia il giusto rispetto per il suo passato. È un oceano di stelle da cui attingere, quello dei giochi di ruolo anni ‘90, tra queste brilla la stella del secondo Star Ocean che rappresenta, insieme a Valkyrie Profile, il punto più alto raggiunto dalla allora giovane tri-Ace, dove a giocare un ruolo in questa avventura sono scenari fiabeschi e incontri del destino. Pur non raggiungendo le vette del genere, la narrazione rimane sempre collocata nella cornice che i personaggi si ritagliano, tra Private Action e finali alternativi, lasciando al profondo sistema di gioco il restante del divertimento.