Non è facile recensire un gioco che prima ancora di vedere la luce aveva sulle spalle due oneri: rilanciare le vendite Nintendo 3DS con una nuova IP e dimostrare che Square-Enix è ancora capace di sfornare “i bei giochi di ruolo di una volta”. Ci sono riusciti? Bravely Default è il vero Final Fantasy che i fan attendevano da anni o, come si suol dire, le apparenze - le pubblicità furbette - ingannano? 

Noi occidentali abbiamo dovuto aspettare quasi due anni prima di poter verificare o meno queste voci, ma di certo ne è valsa la pena. Quello che mi appresto ad esaminare non è infatti il gioco come fu pubblicato nel lontano 2012, ma il remake “Bravely Default: where the fairy flies”, conosciuto in Giappone con il nome di “Bravely Default: For the Sequel”. Il titolo è eloquente: l'obiettivo era risvegliare l'interesse oltreoceano, in modo da decidere se investire o meno ulteriori risorse nel progetto. Il gioco è uscito addirittura in Europa in una edizione deluxe, ormai esaurita, comprendente una figure di Agnès Oblige, un libro di illustrazioni , un sample della colonna sonora in CD e 34 carte per la Realtà Aumentata (quella Americana è priva di statuetta), senza dimenticare la corposa versione demo scaricabile su Nintendo eshop e la massiccia campagna pubblicitaria a corredo. Insomma, fino a qualche mese fa era impossibile per un possessore di Nintendo 3DS ignorare l'esistenza di “Bravely Default”. Ne è valsa la pena? Le vendite devono aver ripagato lo sviluppatore Silicon Studio degli sforzi, dato che sono già stati annunciati il seguitoBravely Second” e la volontà di fare di BD una saga vera e propria . Gli amanti di jrpg in cambio hanno potuto finalmente mettere le mani su un gioco confezionato su misura per loro, perfezionato sotto tutti gli aspetti.

Bravely Default” ha premesse dal sapore nostalgico: quattro Guerrieri della Luce guidati dalla fatina Airy devono viaggiare uniti, risvegliare i cristalli elementali e scacciare così le tenebre dal mondo. Gli eroi in questione si presentano nel filmato iniziale, e sono: Tiz Arrior, pastorello unico sopravvissuto alla distruzione del proprio villaggio, Agnès Oblige, timida ma risoluta vestale dell'Aria, Ringabell, casanova con problemi di memoria e in possesso del diario del futuro, e Edea Lee, un maschiaccio che vede il mondo solo “in bianco e nero”. Può una storia del genere, narrata da svariati Final Fantasy, destare ancora interesse? Certo, se lo scrittore sa il fatto suo. E Naotaka Hayashi, membro del gruppo 5pb. e autore della visual novel “Steins;Gate”, non si è fatto certo intimorire: elementi classici del genere sono sorti a nuova vita grazie a un cast incisivo, uno scenario unico e un esercito di “cattivi” (mai virgolette furono più azzeccate) ottimamente caratterizzati. Non manca il romanticismo, non manca il dramma, non manca la comicità nelle conversazioni attivabili con un pulsante come nei Tales of. E proprio quando il giocatore inizia ad affezionarsi seriamente ai personaggi e a rimpiangere che un'avventura così lineare sia già finita, ecco che un clamoroso colpo di scena rimette tutto in discussione e raddoppia l'esperienza di gioco.

Purtroppo il difetto maggiore di “Bravely Default” risiede proprio nella sua seconda metà: al raggiungimento del climax seguono molte, forse troppe ore di backtracking portate avanti da eventi sempre più risicati e rari. Se la trama giustifica in toto la necessità di tornare più e più volte sui propri passi attraverso un mondo bellissimo, ma piccolo, una volta messa in pratica la gratificazione del giocatore va gradualmente a farsi friggere, fino a decretare in certi casi l' abbandono del gioco. Capisco e condivido la delusione sperimentata da coloro che giocano i jrpg soprattutto per la loro storia, ed è evidente che ci sono almeno due capitoli di troppo, ma posso rassicurare tutti gli altri che modificando le impostazioni di sistema e ignorando i punti esclamativi blu sulla mappa si può letteralmente volare verso l'agognato, magnifico finale, se non ci si accontenta prima del “finalino” segreto che si può sbloccare da un certo momento del gioco in poi.

I giochi Square-Enix, per stessa ammissione degli sviluppatori, hanno fatto la loro fortuna su una grafica sorprendente e su epiche trame. Se la seconda non manca certo a "Bravely Default", è difficile difendere la prima categoria quando si dispone di una console dalle prestazioni non eccellenti come il Nintendo 3DS. La soluzione in questi casi è convocare i migliori artisti del settore per conferire un aspetto unico al gioco. Detto, fatto: per le visuali è stato “ripescato” Akihiko Yoshida, character designer dei due Final Fantasy Tactics, di “Final Fantasy : the 4 heroes of light"e di "Vagrant Story". Il risultato è al di sopra delle aspettative: gli accattivanti personaggi disegnati da Yoshida si sposano alla perfezione con la loro versione giocabile, dai tratti rotondi, essenziali ma molto espressivi in pieno stile deformed. Vera gioia per gli occhi sono i costumi delle classi, semplicemente adorabili, e i fondali dipinti che non sfigurerebbero in un anime. Spiace constatare che una simile cura non sia stata riservata al design di mostri e dungeons, anonimi e riciclati senza vergogna per tutto il corso del gioco.

Del comparto sonoro si è invece occupato Revo, leader dei Sound Horizon e convolato, con le due opening di “Shingeki no Kyojin", al successo internazionale. Per realizzare le musiche di "Bravely Default" ha fondato un nuovo progetto chiamato Linked Horizon, a cui hanno partecipato musicisti del calibro di Motoi Sakuraba e Marty Friedman. La colonna sonora di Bravely Default è una delle più ricche, varie e intense che mi sia capitato di sentire in un videogioco: ci sono brani per tutti i gusti e di tutti i generi, per di più symphonic e progressive metal, ma sono presenti anche lente ballate e incursioni nella musica classica vera e propria. Alcune tracce non vi usciranno più dalla testa (“That person's name is..”), altre muoveranno le lacrime al solo sentirle (“Beneath the hollow moon”), tutte calzano come un guanto alle scene narrate. Il lavoro di Revo riesce a tener testa con personalità a quello del compianto Nobuo Uematsu, scusate se è poco.

In chiusura bisogna segnalare l'effetto 3D, al solito non trascendentale eppure gradevole a vedersi, con un buona resa di profondità soprattutto nelle scene non interattive.

Bravely Default” è la tradizione fatta videogioco: un gioco di ruolo a turni statici, con un sistema di sviluppo basato sulle classi, visuale “a volo d'uccello” e incontri casuali. Chi ha giocato a Final Fantasy III o Dragon quest VI sa bene di cosa parlo. A rinfrescare una formula sì vincente, ma vecchia di quasi tre decadi provvedono delle novità sintetizzabili in poche parole chiave.

Le prime, manco a dirlo, sono quelle che danno nome al gioco. Attraverso i comandi “Brave” e “Default” ciascun membro della squadra può spendere ed accumulare turni fino a un massimo di quattro. Esempi:volete sbarazzarvi in fretta del solito, patetico goblin? Bravex3, Attaccox3 e il gioco è fatto. Un boss vi mette in difficoltà? Difendetevi con “Default” e studiate le sue mosse prima di contrattaccare. Difficile crederlo tramite queste poche righe, ma questo meccanismo ha il duplice effetto di snellire gli odiati incontri casuali e al contempo incrementare il fattore strategico delle battaglie più impegnative, dove sarà di vitale importanza manipolare i turni a proprio favore, oltre a infierire sulle debolezze degli avversari. L'uso indiscriminato del comando “Attacco” è infatti punito da cocenti “Game Over” e sarete costretti a ripetere più volte alcuni scontri fino a trovare la giusta combinazione di classi, abilità ed equipaggiamento.

La terza “parola chiave” è: “flessibilità”. “Bravely Default” ha un sistema di classi che richiama quanto espresso in Final Fantasy V. Come i più esperti ricorderanno, nel quinto capitolo della saga era possibile equipaggiare una classe/job e assieme l'abilità di un'altra per creare interessanti ibridi. Bravely Default va oltre e mette a disposizione di un personaggio due classi contemporaneamente, una primaria (contraddistinta dal costume visibile e da un potere speciale) e una secondaria. Non solo, è possibile equipaggiare allo stesso personaggio le abilità di supporto di qualsiasi altra classe, fino a un massimo di cinque. Avete sempre sognato un Ninja capace di saltare come una Valchiria e con l'agilità di un Ladro? O preferite un Mago Rosso che usa la Magia Temporale e armato di asce? Prego, le combinazioni possibili sono pressochè infinite. Queste variabili, unite al bilanciamento dei punti di forza e debolezza di ciascuna classe e alla facilità nel portarle al massimo livello, incoraggiano la sperimentazione e impediscono la codificazione di un party di invincibili e versatili guerrieri.

Inoltre, “Bravely Default: For the Sequel”, a differenza del suo predecessore, consente al giocatore di intervenire su ogni aspetto del gioco. In qualsiasi momento si può cambiare la difficoltà generale, alzare o abbassare la frequenza degli incontri casuali, fino ad azzerarli, cambiare il doppiaggio, selezionare i sottotitoli tra ben sei lingue, incluse italiano e giapponese. Addirittura c'è un'opzione per velocizzare le animazioni di battaglia e un'altra per rivedere al volo qualsiasi evento. Che si voglia assaporare in fretta la trama o perdere ore a potenziare i propri eroi, o ancora provare il gioco esattamente come uscì nel 2012, “Bravely Default” viene incontro a qualsiasi capriccio senza stravolgere la sua intima natura.

Non di soli combattimenti vive un jrpg: senza girarci troppo intorno, BD non offre una gran quantità o qualità di missioni secondarie (si tratta per lo più di sconfiggere il personaggio X per sbloccare la relativa classe), ma piccole chicche arricchiscono il gameplay. La principale è il mini-gioco gestionale sulla ricostruzione di Norende, indispensabile per poter accedere al più presto agli equipaggiamenti migliori e agli attributi per le mosse speciali. Oltre ad abitanti-schiavi utili a smaltire i lavori, i possessori di una copia del gioco possono scambiarsi via Streetpass le Nemesi, vere e proprie sfide di abilità, e “amici” per darsi una mano in battaglia. In mancanza di conoscenti in carne ed ossa basta connettere la consolle a Internet per accedere agli stessi contenuti fino al limite giornaliero. Meno importante ma degno di nota è il “Bravely Second”, un potere che congela temporaneamente una battaglia in cambio di un Punto Sonno. Il problema dei PS è che si ricaricano ogni otto ore di gioco o pagando soldi veri, come nei giochi free-to-play; questa seconda modalità ha destato polemiche, ma alla prova dei fatti si è rivelato superfluo il loro ricorso (io stessa dopo pochi minuti di gioco mi sono scordata della loro esistenza).

La settima generazione di console non ha portato fortuna a Square-Enix; investimenti sempre più ingenti nel comparto tecnico e tempi di sviluppo sempre più lunghi hanno portato al progressivo disamoramento dei fan, che in cambio non hanno trovato jrpg all'altezza del glorioso passato. “Bravely Default” è un ottimo gioco e il degno erede dello sfortunato “Final Fantasy: The 4 Heroes of Light”, ma non il capolavoro annunciato: le meccaniche “vecchia scuola” e i difetti sopracitati lo rendono inadatto a chi ha poca dimestichezza con i giochi di ruolo giapponesi o ama i Final Fantasy dal sesto capitolo in poi. Per mettere d'accordo tutti bisognerà attendere i seguiti, nella consapevolezza che già “Bravely Second” avrà molto da aggiungere, ma ben poco da migliorare.