Dalla sequenza in gloriosa computer grafica che mostrava Sora, Riku e Kairi leggere attentamente una lettera inviata da Re Topolino è passato parecchio tempo, e da allora numerosi furono gli spin-off che andarono ad arricchire una trama complessa già di per sé per cui l’universo di Kingdom Hearts è particolarmente rinomato.
Il terzo capitolo, che ormai la maggior parte dei giocatori avrà concluso o quantomeno iniziato a giocare, ha l’oneroso compito di comporre un gigantesco puzzle i cui pezzi, rappresentati dai diversi capitoli che lo hanno preceduto, devono incastrarsi adeguatamente. Ma di questo Tetsuya Nomura è ben consapevole e nella sua interminabile ricerca al perfezionismo, è riuscito nel suo obiettivo di consegnare al mondo un prodotto videoludico di estremo valore. Complice il cambio di motore grafico, l’impegno riposto in cinque anni di sviluppo pressoché non-stop, ma soprattutto la passione: ecco cosa per noi ha rappresentato Kingdom Hearts III.
 

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May my heart be my guiding key
 
Innanzitutto, un quesito che molti giocatori, specialmente neofiti alla serie, si chiederanno: è perfettamente godibile Kingdom Hearts III senza aver completato nessun’altra entry in precedenza o aver concluso giusto il primo e il secondo Kingdom Hearts? La risposta è no, a nostro parere. Se in termini di gameplay sarà comunque un’esperienza piacevolissima, in quanto a trama vi troverete solo enormi punti interrogativi. Perché Kingdom Hearts non raffigura un semplice viaggio affrontato da un impensabile trio caratterizzato da un papero, un cane e un ragazzo con la taglia di scarpe più grande di sempre; è molto più di quanto le immagini promozionali nei negozi lo dipingano. Risulta pressoché imperativo recuperare tutti i capitoli che lo hanno preceduto – a voi la scelta se farlo attraverso i recap di YouTube e simili o giocandoli effettivamente con le svariate compilation – e solo successivamente inserire nella vostra PlayStation 4 o Xbox One il disco di gioco.
Ora, alcuni obietteranno che grazie ad una delle più recenti patch, atta ad introdurre la sezione Archivio della Memoria, l’arduo compito di assimilare quante più informazioni sull’universo della serie verrà reso facile e indolore. Se non vi dispiacciono i riassunti superficiali avete decisamente trovato ciò che fa per voi, ma poiché la serie è estranea al concetto di ‘’superficiale’’ o di ‘’banale’’ quando si tratta di rivelare la sua vera natura (e non parliamo ovviamente della trasposizione degli eventi tratti direttamente dalle pellicole Disney), vi renderete conto che ancora non è abbastanza.
Persino gli avvenimenti presenti nel gioco per dispositivi mobile Kingdom Hearts Union χ[Cross] si riveleranno essenziali per comprendere alcuni passaggi di Kingdom Hearts III.

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Senza incorrere in alcuno spoiler di fondo, possiamo affermare che la maggior parte delle domande avanzate con i precedenti titoli hanno trovato risposta definitiva e, soprattutto, a nostro avviso, la saga del Cercatore dell’Oscurità ha raggiunto (finalmente) una degna conclusione.
Il ritmo della narrazione non lascerà mai il giocatore annoiato davanti allo schermo: non esiste mondo – ad eccezione del Bosco dei Cento Acri – che non contenga indizi sugli obiettivi degli antagonisti e non scandisca le preoccupazioni degli eroi della Luce sul conflitto imminente. Un intreccio portato avanti magistralmente, che getterà allo stesso tempo basi solide per il futuro della saga.
 

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In termini di gameplay, ci troviamo di fronte il miglior risultato possibile dall’assimilazione delle meccaniche di gioco proposte con i precedenti capitoli: solo per citarne alcuni, il flowmotion di Kingdom Hearts 3D (dosato in modo da non risultare ‘’rotto’’), i cambi di stile e le finisher di Birth by Sleep (ora azionabili sotto preciso comando grazie alle numerose Fusioni presenti in-game) convivono perfettamente in quel che potremmo definire il miglior gameplay possibile per la serie. Un ingrediente, tuttavia, ci riserviamo di criticare: l’introduzione delle cosiddette Attrazioni, vere e proprie giostre che con un apposito prompt invaderanno il campo di gioco, senza dover sacrificare alcun MP nel processo; un elemento particolarmente sgravo visti i danni inflitti al nemico una volta azionato (una patch atta a ‘nerfare’ la sua forza distruttiva non sarebbe una cattiva idea).

Magie che si evolvono portando avanti le vostre combo, shotlock eseguibili in ogni momento a patto di avere la barra Focus sufficientemente piena, Fusioni che non richiedono più il sacrifico temporaneo di uno o più alleati sono solo alcuni degli elementi che compongono lo spettacolare sistema di combattimento di Kingdom Hearts III.

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E a variegare ancora di più un gameplay già ampiamente ricco di possibilità di azione, troveremo sezioni in cui comandare dei veri e proprio robot, altre in cui potremo sfrecciare da un riparo all’altro continuando a mitragliare gli avversari con il nostro Keyblade ‘’mutaforma’’ (sia ringraziato Birth by Sleep), scalare pareti vastissime invase da Heartless o ancora lanciarsi nel vuoto a velocità altissima per scagliare sul terreno un colpo devastante. Abbiamo già precisato come il tutto – almeno su console PlayStation 4 Pro - non soffra di cali di frame rate e funzioni in maniera fluidissima?
I mondi di Kingdom Hearts III saranno il vostro parco giochi e starà a voi decidere l’approccio più adeguato per allontanare le minacce che li attanagliano. Per quanto concerne il loro numero, se per alcuni è stato irrisorio e deludente, per lo meno sono sufficientemente grandi e carichi di eventi da richiedere almeno due ore prima di raggiungere il termine per ciascuno di essi.
Una difficoltà meglio calibrata, tuttavia, avrebbe contribuito nel rendere il sistema di combattimento un po’ più strategico: pur giocando ad Esperto, incorrere in un game over a causa di un attacco improvviso di un Heartless o di una qualsiasi altra tipologia di nemico è alquanto improbabile.
 
 
Kingdom Hearts III ha soddisfatto pienamente le nostre aspettative grazie ad un sistema di combattimento eccezionale, una storia ricca di momenti toccanti ed incisivi che guardano costantemente al futuro della serie, una veste grafica che rende perfettamente giustizia alle pellicole Disney e Pixar, ed una colonna sonora ricca di fascino ed estremamente evocativa. Una fiaba che i fan adoreranno e conserveranno per lungo tempo nel loro cuore, a patto di sopportare la difficoltà di gioco, fin troppo user-friendly.