“Vorrei creare il videogioco fantasy definitivo.
Un gioco in cui non solo la grafica, ma anche i fondali, la musica e tutto il resto siano parti unificate di un insieme. Penso che siamo riusciti a creare un'esperienza diversa da qualsiasi altra cosa sui dispositivi mobile”.

Hideo Minaba
 

In un mercato, quello giapponese, dominato da decenni principalmente da marchi storici con alle spalle quaranta, cinquanta o anche sessant’anni di storia (auguri Sega), quello di Cygames è un caso atipico, quasi assurdo nella sua unicità. Fondata appena nove anni fa da CyberAgent, compagnia operante dei servizi web, l’azienda si butta a capofitto nel mercato dei videogiochi grazie alla collaborazione con DeNA, il colosso giapponese del settore mobile, con il quale pubblica il primo progetto, il card game Rage of Bahamut, che nel solo 2012 frutta qualcosa come 400 milioni di yen. Ma non è che l’inizio, la multimedialità è il prossimo passo dell’ambizioso presidente Koichi Watanabe.
Ecco quindi la fondazione degli studi CyDesignation e Cygamespictures, con successiva acquisizione dello Studio Kusanagi (specializzato nei fondali negli anime) atte alla produzione interna di opere animate, il progetto crossmultimediale prende corpo nel 2014 con il lancio di Granblue Fantasy, un vero e proprio colossal per i sistemi mobile, secondo come risonanza mediatica solo a Fate/Grand Order: 25 milioni di download, 33 miliardi di yen di profitti nel 2018 (6° nella relativa classifica), il coinvolgimento di artisti (l’ex Square Hideo Minaba), doppiatori e compositori di primo livello (Nobuo Uematsu, Tsutomu Narita), sono gli ingredienti di un successo voluto e studiato fin dei minimi dettagli.
 

Dunque Cygames, il cui logo capeggia oggi pure sulle maglie della Juventus, è una società cresciuta in modo esponenziale e dalle risorse economiche praticamente illimitate, tutto bene quindi? Nell’ormai agguerrito mercato dei gacha game in realtà il pericolo fallimento è sempre dietro l’angolo, i successivi Princess Connect! Re:Dive e Regalia Lost non sono riusciti a replicare il successo di Granblue Fantasy, che rimane comunque relegato principalmente in Giappone; in un periodo storico in cui molte compagnie giapponesi tradizionali come Square Enix, Capcom e Nintendo provano a farsi spazio sui sistemi mobile con il traino dei loro franchise, gli specialisti di settore Cygames stupiscono compiendo il passaggio opposto, ossia tentare l’approdo su console allo scopo di aumentare la visibilità del suo franchise di punta.

Per la scelta del genere potevano virare su varie opzioni, come il musou o il solito battle arena 3D tanto amati da Bandai Namco, ma alla fine il debutto su console di Granblue Fantasy avviene tramite un più “tradizionale” picchiaduro 2D, e dato che la filosofia di Cygames è puntare sempre al massimo auspicabile, decide di chiamare in causa i migliori in questo campo, ossia gli Arc System Works, sfruttando quella stessa prestanza estetica su motore Unreal Engine ammirata nell’apprezzato Dragon Ball FighterZ e nel prossimo Guilty Gear.
 

Il precedente virgolettato utilizzato sul termine “tradizionale” necessita però di spiegazione; come fighting game 2D infatti Granblue Fantasy Versus è davvero atipico, in quanto le varie tecniche speciali presentano un “tempo di ricarica”, raffigurato dalle relative quattro icone poste sotto la barra dell’energia, mentre la più consueta barra speciale è dedicata esclusivamente all'utilizzo delle potenti Skybound Arts. Tale sistema rimanda alle abilità a turni dell’originale RPG e può straniare il giocatore abituale dei picchiaduro, il quale non è abituato a ritrovarsi le “tecniche bloccate”, pur per pochi secondi, tuttavia basta davvero qualche incontro per prendere la mano con questo curioso sistema di combattimento, capire i giusti tempi per l’utilizzo delle tecniche e sfruttarle per le combo, che di conseguenza saranno meno lunghe di un Blazblue o di un Under Night in-Birth.
 

Un’altra caratteristica intelligente è che le varie tecniche si possono effettuare in due modi, con le combinazioni tradizionali (mezze lune, cariche) oppure in maniera assistita con il tasto R1 abbinato ad una direzione; coloro che però opteranno per questa scelta saranno leggermente penalizzati da un tempo di ricarica delle stesse più lento, con questa metodologia il gioco dà a tutti la possibilità a di effettuare le varie tecniche speciali, ma al contempo premia i giocatori che decideranno un approccio più esperto. Granblue Fantasy Versus è un Arc System Works diverso, un picchiaduro che sembra pensato per coloro che, pur ammirando l’estetica dei summenzionati franchise, si sono sempre visti frenare dinnanzi ad una ripida curva di apprendimento, ma non per questo GBFV rinuncia a premiare l’impegno, come dimostra il sistema del rank, che valuta non solo le vittorie ma anche il livello di skill esternato in battaglia.

Sul versante più contenutistico Granblue Fantasy Versus si presenta ai nastri di partenza con una rosa di 11 personaggi a cui si aggiunge un character pass di 5 elementi, due dei quali (Narmaya e Belzebub) disponibili per il lancio europeo, cui seguirà una Season 2 già annunciata. Un numero abbastanza esiguo, in linea ma comunque inferiore anche ai capitoli di debutto di Blazblue (che ne contava 12), Persona 4 Arena (13) e Guilty Gear Xrd (13), il che rende il character set praticamente un acquisto obbligato per allargare la scelta dei lottatori. Costoro sono però tutti splendidamente caratterizzati, fedelissimi al gioco di ruolo di origine quanto alla serie animata, facente parte di un calderone mescolante le più variegate inclinazioni fantasy-otaku componendosi di una dose di cavalieri più o meno senza macchia, una ragazza-coniglio, una loli spadaccina, una wrestler nerboruta, un trio di idioti che ha l’abitudine di evocare una divinità, e via di questo passo.
 

Il fulcro dell’esperienza di Granblue Fantasy Versus è rappresentato comunque dalla modalità RPG, che non è un banale story mode a episodi come spesso vediamo in questo genere di produzione, bensì un vero e proprio gioco nel gioco. La storia non ripercorre né gli eventi del gioco originale né tantomeno della serie animata, ma mette in scena un nuovo contesto che vede l'impavido Gran, la sua protetta Lyria e l’equipaggio di Skyfarers viaggiare per le varie isole, colpite da una forza oscura che sta manipolando le menti dei più grandi guerrieri. La modalità RPG si presenta sotto forma di beat’em up laterale in cui il giocatore è chiamato a sconfiggere nemici minori con le stesse tecniche utilizzate negli incontri 1v1, con però l’aggiunta di specifiche abilità a comando, che possono essere di recupero o potenziamento, acquisibili con il proseguimento dell’avventura.
 

È possibile combattere da soli ma sarebbe un peccato precludersi ciò che di buono ha da offrire questa modalità, ossia il gioco cooperativo con la CPU, in locale e anche online, soprattutto nelle battaglie contro i possenti boss. Per il resto i giocatori abituali di GBF si troveranno immediatamente a casa con le decine di armi acquistabili in negozio tramite la valuta in-game o con l’immancabile sistema draw/gacha che ha fatto rincitrullire un’intera generazione di giapponesi, tutte potenziabili negli attributi, nelle skill e nel level cap, così come i personaggi.
Risulta quindi un peccato che la durata della storia, così come la sua bassa difficoltà, non sembrano sulle prime  valorizzare del tutto una tale cura e quantità di questi elementi accessori, e la Torre di Babele, in pratica un’infinita sequenza di livelli di difficoltà crescente, sembra più un goffo tentativo per accrescerne la longevità. Non è chiaro se in seguito verranno aggiunti nuovi scenari alla storia come avviene con i giochi mobile, ma al momento il buon potenziale di questa modalità si avvista solo ripetendo gli episodi nella difficoltà hard, denotando ampi margini di crescita.
 

Visivamente Granblue Fantasy Versus è una gioia per gli occhi, Arc System Works riprende lo stile grafico di Guilty Gear Xrd e Dragon Ball FighterZ, con il suo connubio di tradizione bidimensionale mista a spettacolari virtuosismi scenici, e lo porta nel mondo fantasy di Cygames, tramutandosi in un’orgia di colori sgargianti, effetti speciali e animazioni impressionati per cura e fluidità. Gli stage non sono moltissimi ma ricalcano fedelmente la ambientazioni del gioco originale, e al terzo round offrono una variante di visuale o di atmosfera, mentre sul versante musicale questo Versus offre i vari temi dei personaggi in versione arrangiata e qualche gradevole insert song (boss finale dell’arcade, contro il Colossus nella modalità RPG); Tsutomu Narita è stato un ammiratore e poi collaboratore di Nobuo Uematsu nella band Earthbound Papas, e si sente, il suo stile si rifà inevitabilmente all’”instrumental rock” del celebre compositore di Final Fantasy, con una qualità che ad oggi non è in discussione.
La bontà della produzione di questo picchiaduro è rappresentata anche nei dialoghi della modalità RPG, tutti doppiati e realizzati con gli stessi modelli del gioco allo scopo di garantire assoluta armonia estetica, non mancano tuttavia gli artwork tanto amati dai fan del gioco originale, che capeggiano già nel bellissimo menu principale e che vanno a comporre una folta galleria di immagini, biografie e tutte le informazioni utili, soprattutto al potenziale neofita, per conoscere il mondo di Granblue Fantasy. Purtroppo fra le varie lingue disponibili manca proprio l'italiano, finché un gioco di nicchia è tradotto nel solo inglese è tendenza metterci una pietra sopra, ma quando un publisher si premura di tradurre in tutte le principali lingue europee, eccetto la nostrana, ebbene vi è un leggero retrogusto di beffa.
 
 
Nella semplificazione di un sistema di gioco a tecniche di ricarica e combinazioni standardizzate, con finalità di incontro fra tradizione arcade e derivazioni ruolistiche da metropolitana, Granblue Fantasy Versus attua una forma di duelli il cui procedimento può sulle prime disorientare il combattente più esigente, salvo poi istruirne lo stato di attenzione necessario ad una vittoria di stile. Il non troppo generoso numero di sfidanti non ci impedisce di inchinarci dinnanzi ad una stesura tecnico-grafica fuori parametro, con questo harem di colori, di animazioni, di waifu dalle grandi orecchie pelose.