Una buona storia riesce a catturare lo spettatore in tutte le forme in cui viene narrata, ma è indiscutibile che certi elementi o impostazioni funzionino meglio su determinati media. A chi non è capitato di seguire la stessa storia vedendola prima raccontata attraverso un manga e poi trasposta in anime. Tralasciando il futile paragone sul meglio o peggio, la verità è che non importa quanto fedele possa essere la trasposizione perché l'impatto percepito sarà sempre radicalmente diverso: vedere i personaggi colorati che si muovono e parlano con certe voci mentre una colonna sonora accompagna le loro azioni non potrà mai essere uguale al seguire gli stessi eventi con la tranquillità dello sfogliare le pagine. Ogni media ha le sue peculiarità e queste possono essere più o meno adatte a narrare una determinata storia, indipendentemente da quanto entusiasmante essa sia.
 
The Last Oricru recensione

I videogiochi, sebbene in più occasioni ci abbiano provato, non sono né fumetti né film. I videogiochi non potranno mai creare quel senso di intimità intrinseco tipico della lettura, ma possono contare su una marcia unica che, per quanto altri media abbiano tentato di emulare, resta sempre e comunque un privilegio prettamente ludico: la libertà. Libertà di esplorare un mondo fantastico con i nostri tempi, libertà di affrontare le sfide proposte secondo il nostro stile e libertà di plasmare la storia una scelta alla volta. Con The Last Oricru il team di sviluppo Golden Knights sigla la propria collaborazione con il publisher Prime Matter e segna il primo passo nell'industria dei videogiochi, debuttando con un titolo che ricama sulla libertà lasciata al giocatore per divertirlo con un'esperienza vivibile solo attraverso un media come i videogiochi.

Un'avventura avvincente fatta di decisioni difficili, dialoghi sarcastici e morte. Tanta morte.

Un volto olografico è la prima cosa che vedi quando apri gli occhi. Non sai nulla né di te né del mondo in cui ti trovi, ma il dolce viso ti investe con una serie di comandi, informazioni e consigli. Tutto è così surreale, veloce e criptico; questa strana presentazione non fa che confonderti ancora di più, lasciandoti con più domande e interrogativi di quanto già non avessi. Come se non bastasse, quando questa caotica esperienza termina, un inquietante robot rompe la capsula nella quale eri imprigionato e ti trafigge con una foga tanto spietata quanto fredda, lasciandoti morire all'interno di quel singolare letto. Ancora una volta apri gli occhi e davanti a te trovi un imponente essere alto circa 2 metri, vestito da monaco e visibilmente scocciato. Tu sei Silver e lui è Maltis. Tu sei un umano dotato di una cintura che ti permette di resuscitare dopo ogni morte e lui è un alieno, nello specifico la sua razza si chiama Naboru e lui ricopre il ruolo di Guardiano, un monaco che ha votato la propria vita allo studio di pratiche e tecnologie, alla coltivazione della conoscenza e, ora, al guidare te e i tuoi simili verso il compimento della profezia: un mistico messaggio che vede uomini immortali alle prese con il recupero di mirabolanti artefatti e il salvataggio del mondo. Un classico insomma.
 
The Last Oricru recensione

Gli umani, o per lo meno i quattro rimasti sul pianeta, sono tutti dotati della cintura che permette loro di tornare in vita dopo ogni morte; questa abilità è tanto utile quanto misteriosa, ma i Guardiani sembrano sapere a riguardo molto più di quanto non vogliano condividere. L'addestramento nel monastero è breve, ma sufficiente per capire che quello in cui si trova Silver è un mondo alieno medievale che fa uso di strumenti altamente tecnologici, probabilmente derivati dalla nave spaziale che ha portato gli uomini su Wardenia. I Naboru non sono gli unici esseri senzienti sul pianeta, insieme a loro ci sono i Ratkin, dei grossi topi antropomorfi che in passato hanno perso la guerra e ora vivono come schiavi sotto il giogo dei Naboru, i quali non perdono occasione per rimarcare la propria superiorità.

Durante l'addestramento, la regina Hadriana irrompe con le sue guardie nel monastero accusando i monaci dell'uso di tecnologie proibite e cospirazione contro la corona. Silver, ancora confuso dal contesto in cui è stato trasportato, si trova subito a dover prendere decisioni importanti: aiutare i monaci nonostante nel poco tempo trascorso con loro abbiano dato prova di essere spietati, tradirli per ingraziarsi la regina o seguire i Ratkin nella loro rivoluzione per portare giustizia ed uguaglianza tra le due razze? Questa sarà solo la prima delle tante scelte che plasmeranno la storia dell'ultimo degli Oricru, portando ad enormi cambiamenti su Wardenia e alla scoperta di cosa si nasconde sotto la misteriosa tecnologia umana, il tutto per un'avventura che fonde sapientemente elementi fantasy e fantascientifici in un modo genuinamente intrigante.
 
The Last Oricru recensione

Il mix fantasy e fantascienza non è forse il più originale, ma non sono molti i titoli che riescono ad amalgamare così bene due mondi così distanti. The Last Oricru riesce nella difficilissima impresa di rendere onore ad entrambe le parti all'interno della storia, senza relegare una o l'altra a mero escamotage per giustificare certe meccaniche o per dare un tocco diverso a qualche ambientazione. Wardenia è un mondo fantasy a tutti gli effetti, un mondo violento dove non solo il valore della vita è minimo ma razzismo e odio sono elementi diffusi e radicati nella cultura del suo popolo. Il fantasy è senza dubbio l'aspetto dal peso maggiore, ma pur essendo la parte preponderande del gioco non fagocita il lato fantascienza che, anzi, dona maggiore carattere e personalità ad una storia fatta di intrighi e tradimenti, giochi di potere in cui Silver rimane invischiato a causa della sua conveniente abilità: resuscitare ad ogni morte. Sebbene durante l'avventura ci si trovi quasi sempre ad eseguire ordini di questa o quella personalità influente, Silver è tutto fuorché un muto esecutore, anzi, è un protagonista dotato di una forte personalità che traspare dietro ogni suo commento sarcastico e critica (spesso neanche troppo velata) a quelli che per lui sono valori totalmente sballati. I dialoghi di The Last Oricru sono squisitamente divertenti e, pur essendo un gioco dalla trama seria, riesce a strappare più di un sorriso grazie ad un cast di personaggi principali e secondari estremamente simpatici, oltre che ottimamente caratterizzati.

Menzione d'onore anche alla ottima gestione delle scelte: sebbene siano una parte fondamentale del gioco e siano numerosi i bivi percorribili durante l'avventura, le opzioni selezionabili sono sempre chiare e distinte, mai scontate e soprattutto sempre incredibilmente valide. Sebbene vi siano tre (o forse si potrebbe dire quattro...) fazioni ben distinte e, a seconda delle scelte, Silver si trovi a collaborare in modo palese e diretto con una o più di esse, è più o meno sempre possibile passare sotto un'altra bandiera e questo viene gestito all'interno della storia in modo davvero ecomiabile, finendo per rendere Silver un protagonista credibile e piacevole anche nel caso si decida di fargli fare il proverbiale giro delle sette chiese. Silver è un personaggio dotato di una forte personalità e quale direzione la storia prenderà sarà sempre valida e coerente con il suo io poiché presentata, giustificata e sviluppata in modo coerente con il modo di essere del protagonista. Motivo per cui si è veramente invogliati a rigiocare The Last Oricru più e più volte per esplorare tutti i risvolti possibili.
 
The Last Oricru recensione

Se la storia e i suoi sviluppi rendono The Last Oricru un titolo estremamente intrigante, il gameplay goffo e una direzione tecnica non sempre all'altezza lo spodestano dal suo trono di magnificenza per portarlo nella triste corte della mediocrità. E' importante specificare che il gameplay di Golden Knight non è affatto brutto, anzi, una volta presa l'abitudine risulta funzionale e divertente oltre che intuitivo e spietato. Tutte qualità che ci si aspetterebbe da un soulslike, genere che The Last Oricru potrebbe far venire in mente viste le sue dinamiche. Per quanto equilibrato e bilanciato il battle system possa essere, le movenze dei personaggi appaiono goffe così come goffo risulta tutta l'esperienza di combattimento, soprattutto pensando al sistema di puntamento nemici che fissa la telecamera sull'obiettivo, ma da una angolazione decisamente più bassa di quanto si vorrebbe. Gli attacchi sono di poco impatto, sgraziati nell'esecuzione e più volte ci si trova a scagliarne più di quanti si sarebbe voluto perché lenti nel venire eseguiti.

In più occasioni il cuore del combattimento si riduce ad una mera attesa dell'avversario, il quale viene invitato a lanciare uno dei suoi lenti colpi in modo che Silver possa schivare e menare 1 o 2 fendenti senza particolare timore di ritorsioni, le quali comunque ogni tanto arrivano comunque. Ripetendo questa semplice strategia è possibile superare senza particolari difficoltà buona parte degli scontri, soprattutto contro i boss. Aggiungiamo poi che i livelli possono essere affrontati in coppia con un amico in locale o online, aspetto che rende il gioco molto più semplice. Nonostante queste premesse, The Last Oricru è generalmente spietato con il giocatore e non mancheranno morti ripetute, proprio come ci si aspetterebbe da un soulslike ma non è tutto oro quel che luccica. Pur rispettando le dinamiche di illustri colleghi di genere, nel titolo di Golden Knight mancano diversi elementi che hanno reso grandi altri titoli dello stesso tipo, soprattutto dal punto di vista della personalità. L'eleganza degli stili di combattimento di Nioh o Steelrising, il senso di paura e impotenza che infondono nel giocatore i nemici di Elden Ring o Thymesia e ancora la soddisfazione e l'epicità trasmesse dal vincere una battaglia boss in Stranger of Paradise Final Fantasy Origins o in un Dark Souls... tutto questo manca in The Last Oricru.
 
The Last Oricru recensione

Altro aspetto piuttosto triste sebbene marginale, è che una volta completati gli obiettivi e giunti dalla persona di interesse spesso si viene 'presi in giro' per essere morti-e-resuscitati anche quando questo non è mai successo. E' vero che si tratta di casi più unici che rari, ma proprio per questo non sarebbe stato male premiare il giocatore con qualche riga di testo differente. Altro lato che butta giù il titolo, soprattutto considerando l'attenzione per i particolari che lo caratterizza, è la mala contestualizzazione del sistema di morte e rinascita: i personaggi sono consci del fatto che Silver resuscita quando viene ucciso, ma non è chiaro (se non giusto per esigenze di gameplay) perché anche i nemici sconfitti tornino esattamente dove erano prima.

GIUDIZIO FINALE

Ad una analisi superficiale The Last Oricru si potrebbe descrivere come Dark Souls meets Dragon Age/Mass Effect ma ridurre il lavoro di Golden Knight ad un mero mix di elementi soulslike e gdr occidentali significherebbe banalizzare quello che difatto è un gioco con una personalità forte, un titolo che ha molto da dire e che riesce con semplicità ad invogliare il giocatore a giocare e rigiocare l'avventura fino a scoprirne ogni risvolto possibile, più di quanto un titolo come Skyrim con le sue centomila quest e riedizioni non sia mai riuscito a fare.
E' innegabile che The Last Oricru abbia dei difetti, primo tra tutti una mancata rifinitura finale nel battle system che finisce per apparire goffo pur essendo discretamente bilanciato, ma è altrettanto chiaro che la storia narrata nel gioco di Golden Knight sia ad un livello decisamente superiore rispetto a quanto si è abituati a vedere nei videogiochi. Chi apprezza il fantasy non ha scuse: The Last Oricru deve entrare nella vostra collezione. Perdersi un'avventura così personalizzabile e ben confezionata solo per le mancate rifiniture sarebbe un vero peccato.

Gioco testato su Playstation 5.