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Conosciuto anche col titolo de "L'attacco Dei Cyborg", col quale esordì inaspettatamente nei cinema italiani qualche anno fa, questo "Innocence" segue la scia del precedente Ghost in the shell, uscito molti anni prima.
Vedendo il risultato ottenuto, posso affermare che ne è valsa davvero la pena attendere tanto tempo per avere questo sequel, in quanto è un capolavoro di trama e animazione: la prima è di quelle che mandano in tilt il cervello in alcuni frangenti, ma che riescono a rapire lo spettatore facendolo trepidare in attesa della scena seguente, mentre l'animazione è un perfetto connubio tra disegno e computer grafica, le quali si sposano in modo perfetto rendendo il tutto molto fluibile e senza particolari difetti.
Sono passati pochi anni da quando l'anima del maggiore Kusanagi, a capo della Squadra 9, è sparita nella rete in cerca di se stessa. I protagonisti sono Batou e Togusa, incaricati questa volta di indagare su una serie di efferati omicidi a opera di alcuni ginoidi, nuovo tipo di androide donna umanoide da compagnia a scopo sessuale, di ultima generazione. Ovviamente il caso si presenterà, in breve tempo, ben più complicato del previsto.
La trama, come già detto, complessa e articolata, si sofferma, verso la metà del film, su una riflessione in particolare, rendendo quel frangente il punto più alto del film: in questo anno 2032, l'uomo è riuscito a paragonarsi a Dio, riuscendo a creare, seppur fatti di metallo e bulloni, degli esseri perfetti, e soprattutto senzienti, possessori di un'anima propria; ma, se da un lato, questo aspetto erge l'uomo, detentore della più evoluta tecnologia, a livello di divinità, dall'altro lo mette sullo stesso piano delle sue creazioni, delle macchine, in quanto l'uomo rappresenta appunto una creazione perfetta di Dio e rappresenta, col funzionamento del suo corpo, l'esempio perfetto del moto perpetuo e continuo. Ecco, quindi, che l'essere umano si trova a vivere esso stesso il dilemma esisenziale, il creatore che già di per se era una creazione, in un circolo che non ha fine. Ed è questo, forse, l'aspetto più interessante di quest'opera.
La storia, che parte un pò lenta all'inizio e prosegue più attenuata rispetto al precedente film (meno azione, meno sangue, meno parolacce), si svolge nel solito contesto della città futuristica, colma di edifici, di cemento e di metallo privi di vita; tuttavia, per fortuna, i fatti lasciano spazio anche a scenari rappresentanti l'oriente antico e delle epoche d'oro, accomunati al "classico" contesto cyber punk, risolvendo il tutto in un lusso sfarzoso e ostentato, tipico dei paesi dell'estremo est. L'insieme viene poi condito con le superbe musiche di Kawai, che contribuiscono ad accentuare quell'aria sognatrice che si respira per tutto il film.
Per gli amanti del genere, è una perla assolutamente imperdibile, ma, dato il successo ottenuto in italia, che l'ha portato, come detto, nelle sale nostrane, può essere anche un punto di partenza per la scoperta di un genere nuovo e alternativo che non vi deluderà.