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Proverò per chi ancora non ha visto quest'anime, se non altro nella prima parte del commento, a non fare alcun tipo di spoiler. Non garantisco l'assenza di precisazioni che possano far intendere determinati sviluppi.
È difficile parlare di questa serie senza fare spoiler. Anzi, è quasi impossibile se non limitandosi a brevi e sfuggevoli considerazioni sul prodotto e a poco argomentate impressioni in merito. Evangelion è sicuramente uno degli scherzi più riusciti del panorama cinematografico nipponico.

L'opera è estremamente complessa: è nata come anime, ed è stata uno dei primi prodotti di animazione a racchiudere uno sviluppo filosofico di così ampia entità racchiuso da un'arcana aura di mistero e occulto enigma. Di fatto Evangelion sembrerebbe basato sulla cabala ebraica secondo un più o meno approfondito schema: tutto ruota attorno al protagonista della storia, Shinji Ikari, e alla sua maturazione interiore ideologica e spirituale. In questo trova dei percorsi analoghi a quello dell'albero delle Sephiroth, che sintetizza i gradi caratteristici della divinità, nel qual caso lo sviluppo dell'essere umano per giungere con il suo percorso a una forma perfetta, l'ideale divino, o più concretamente un uomo equilibrato.
Il tutto è elaborato anche seguendo molte teorie della psicanalisi di Freud e Jung, di cui sembra essere attratto l'autore Hideaki Anno, come aveva già dimostrato chiamando Jung Freud uno dei suoi personaggi in "Punta al top! Gunbuster".
Fondamentalmente tutto il cast di Evangelion soffre di disturbi interiori che portano ognuno all'afflizione e alla depressione, e l'odio che matura consapevolmente nello spettatore nei confronti del protagonista è senz'altro voluto. In poche parole, per quanto certi personaggi possano "affascinare" o rimanere impressi per un certo carisma o per alcune loro caratteristiche attraenti, non prendetelo come un lato negativo se tutti i personaggi di quest'anime fanno schifo. È voluto. In ogni caso è voluta l'enfasi posta sulle loro caratteristiche troppo umane e sulle loro fragilità.
Lo spirito dell'anime concretizza le sensazioni interiori che in particolar modo in quel momento Hideaki Anno, padre e regista di Evangelion, provava dentro di sé e sentiva di dover elargire, con altrettante soluzioni per spronare gli afflitti a farsi avanti, migliorare. Il vero e proprio target finale dovrebbe essere costituito dalla figura dell'otaku, dei reclusi e degli individui che si occludono alla società rinchiudendosi nel loro universo.

Tecnicamente Evangelion è un anime mecha, ma è solo un guscio, una mano di vernice che nasconde la vera natura dell'opera. La Gainax, che è lo staff che l'ha concepito e si è occupato della sua realizzazione, si ritrovava in un periodo di magra prima di sfornare questo prodotto, e si è ritrovata a dover racimolare un po' di grana speculando con una mossa prettamente commerciale. Evangelion doveva essere un anime basato sul merchandise. Infatti è un anime commerciale, e sicuramente questa si è rivelata la mossa migliore che potevano fare, dal momento che trae tuttora profitti dalla vendita di DVD e dei più disparati e immaginabili gadget che uno scialacquatore possa mai sognarsi di bramare. Sicuramente dopo quasi 20 anni il merchandise è sostenuto dai sottoprodotti e i vari reboot che continuano a tenere in vita Evangelion. Eppure personalmente mai avrei detto che da uno stratagemma simile si potesse vendere così tanto. Ritornando al discorso del guscio, in poche parole l'anticamera con i mecha è stata un pretesto per potere rendere fruibile l'opera al pubblico, e da questo punto di vista sono presenti vari trucchetti commerciali ben pensati nonché una propizia dose di fanservice che una fascia di pubblico sembrerebbe amare, ma che in effetti risulta in molti casi seriamente sfacciata.

Detto questo, ora sono costretto a fare ciò che ritengo <b>SPOILER</b>, dal momento che esamino il senso stesso dell'opera.
Non è chiaro fino a che punto, ma pare proprio che della trama, della storia in sé, a Hideaki Anno non interessasse un accidente. Tanti enigmi vengono proposti, una marea di dubbi che avvolgono ogni cosa nel mistero e fanno porre mille domande: lo spettatore senz'altro si anima di interesse. Ma, di fatto, Evangelion è il suo significato, non il suo mezzo. Tutto il resto viene ridotto a mero pretesto, e trascurato proprio per questo motivo, quasi a voler dire: "Seguivi la storia? Quella non c'entra niente, stupido". Ora, il finale di Evangelion in realtà ha una lunga storia. Originariamente non doveva essere quello che è, ma difficoltà economiche hanno costretto a una revisione della sceneggiatura in modo da ridurre tutto al succo; dal punto di vista grafico infatti le ultime puntate sono praticamente un riciclaggio degli episodi precedenti. Probabilmente in originale la burla non era così marcata, e la trama, tutto sommato, rimaneva davanti agli spettatori pronta a dare il contentino a una fetta del pubblico (il seguente film "The End of Evangelion", infatti, è la versione del finale più concreta, grosso modo com'era stato pensato). Eppure, così com'è, il significato di Evangelion esplode con molta più intensità, e fa capire come ciò che realmente conta in una storia raccontata in questo modo e con queste intenzioni sia solo ciò che sta dietro alla tecnica necessaria per metaforizzare determinati significati.
Il messaggio personale di un autore è raccontato in modo coerente tramite tecniche commerciali per vendere le sue idee al mondo. Sicuramente degno di una volpe.
Per alcuni ciò a cui si riduce il messaggio base, la morale ultima della favola di Evangelion, è banale. Ma la cosa che si dovrebbe comprendere è che tutto, ridotto all'osso, secondo il metodo cartesiano che è usato proprio negli ultimi episodi, è banale. L'uomo è semplice e la realtà è elementare, solo che è offuscata da un groviglio di componenti a cui seguono domande che ne annebbiano la basilarità.

Originalità concept: 10
Per quanto (e questo è un po' <b>SPOILER</b>) i presupposti siano quelli di un anime mecha non molto lontano dai canoni, Evangelion si rivela tutto un progetto iconologico che si presta a sfaldare gli schemi apparenti del genere ingannando lo spettatore e giocando sapientemente a cavallo tra la propria superficie e il proprio nocciolo interpretativo, cosa che non era mai stata fatta, in ogni caso non in questo particolare modo. Evangelion ha segnato in questo senso una rivoluzione, primo nel suo genere narrativo e registico, e ha ispirato o è stato ripreso in altre opere a venire. In questi termini la sua "originalità di base" ha secondo me il voto massimo: la sua fama e la sua spropositata popolarità devono quasi tutto a questo.

Originalità contenuti: 7,5
Se si parla invece di originalità degli eventi nei singoli episodi, in realtà la serie assume per la stragrande maggioranza delle puntate degli schemi narrativi che sono piuttosto scontati o comunque prevedibili. Personalmente ho trovato un po' scocciante l'eccessiva macchinosità e simmetria di tantissimi episodi. Ciò non toglie l'originalità di moltissimi passaggi, ma di certo non tocca in ogni suo momento il picco di "mai visto".

Coinvolgimento verticale: 8
Ovvero il coinvolgimento all'interno dell'episodio stesso.
L'anime si guarda senz'altro con molta curiosità, anche con l'aiuto del coinvolgimento orizzontale, che piazza moltissime incognite di cui si cerca sempre di scoprire la risposta. Per lo stesso motivo della schematicità, di cui ho già parlato, a volte ciò gioca un po' a sfavore dell'interesse e, naturalmente, in qualunque punto leggermente meno originale, il coinvolgimento dello spettatore, o più precisamente il mio, non tocca le stelle.

Coinvolgimento orizzontale: 9
Ovvero il coinvolgimento di episodio in episodio.
Più alto di quello verticale per il semplice fatto che, in realtà, ho trovato più interessante tentare di scoprire gli enigmi disseminati nei retroscena della trama piuttosto che scoprire e constatare ciò che accadeva a poco a poco all'interno dell'episodio. Sto per dare uno <b>SPOILER</b>: Il fatto che la maggior parte degli enigmi fino alla fine non vengano svelati o non vengano svelati affatto, contribuisce a creare quello che viene comunemente definito "hype", arma a doppio taglio perché, in realtà, spesso si potrebbe in altri termini contestare che non ci siano sviluppi nella trama, la qual cosa può seccare spettatori più intransigenti e frenetici.