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Non sono un grande appassionato di trasposizioni videoludiche, anche perché la mia diffidenza verso di esse, tranne rare eccezioni, ha sempre trovato inequivocabili conferme; tuttavia, uno slice-of-life focalizzato sulle (dis)avventure di un gruppo di idol in erba poteva essere tranquillamente pane per i miei denti, considerato il buon successo riscosso in patria e il suo aspetto spregiudicatamente moe.
Lo ammetto, lo ammetto... facile bersaglio di indegne 'commercialate', la mia curiosità si lascia solleticare con poco.

La prima puntata, scoppiettante e divertente, non delude comunque le aspettative: le immagini traballanti di una videocamera che documentano la giornata tipo di una futura idol (Haruka) ci scagliano senza tanti preamboli all'interno della turbolenta Agenzia 765, dove facciamo conoscenza dell'ampio cast di personaggi che ci accompagnerà nei restanti venticinque episodi.
A questo promettente incipit non fa però seguito uno svolgimento di pari livello: "The Idolm@ster", complici una sceneggiatura priva di un filo conduttore e una regia desolatamente piatta, finisce per imboccare la strada più semplice, risolvendosi, e disperdendosi, in episodi autoconclusivi che molto scontatamente offrono a turno uno spaccato di vita di una delle tredici ragazze del gruppo. L'assenza di una qualsivoglia continuità narrativa che possa fungere da collante si fa sentire ed è, ahimè, una pesante spada di Damocle sulla testa dello spettatore, costantemente affacciato sul baratro della noia.
E dire che si sarebbe potuto pure soprassedere sull'assenza di una trama articolata, se l'interesse fosse stato mantenuto vivo in altro modo ("K-On!" docet); purtroppo, la banalità di certe situazioni insinua addirittura il sospetto di trovarsi di fronte a un anime dal target spiccatamente infantile: lo zoo personale di Hibiki, le ridicole e ingenue incomprensioni tra le artiste, il villain animato dalla voglia immotivata di distruggere l'Agenzia 765, il gruppo concorrente di idol scontrosi ma dal cuore tenero... direi che può bastare.
Non c'è pathos, non c'è climax, le puntate si susseguono nella loro lineare ripetitività, salvo riprendersi parzialmente nel finale, dove il passato di Chihaya e il sentimento di inadeguatezza di Haruka risollevano parzialmente un plot altrimenti privo di qualsiasi mordente. I personaggi, pur essendo in generale simpatici, non bucano lo schermo: in parole povere non brillano, e in questo mondo glitterato dai sorrisi luccicanti è un pessimo lasciapassare. Non giudicabile invece l'amorfo protagonista maschile, il protettivo Producer-san, che, come impongono i cliché del genere, non ha una personalità di rilievo, ma funge unicamente da supporto alle più carismatiche ragazze.

Graficamente, "The Idolm@ster" presenta evidenti alti e bassi, soprattutto nella seconda parte, dove l'accuratezza dei disegni lascia spesso a desiderare. Nonostante sia un anime dominato - e mi pare ovvio - dalla musica, non mi sono nemmeno entusiasmato per la colonna sonora, che, ad eccezione della seconda opening "Change!!!!" e dei pezzi da solista di Chihaya, ho trovato davvero poco ispirata. Nota di merito invece per le coreografie: i balletti vantano le migliori animazioni dell'anime, nonché una notevole cura dal punto di vista registico.

Non mi aspettavo certo la profondità di "Perfect Blue", viste anche le premesse; mi auguravo altresì di vedere un anime che, con leggerezza, andasse a sondare i vari aspetti del dorato (in apparenza) universo idol; "The Idolm@ster" è invece una lettura stucchevolmente buonista, se non furbescamente ingenua, del fenomeno, un anime che salvo dall'insufficienza in virtù di quelle poche, sfuggenti emozioni che sa regalare nel finale.