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6.0/10
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"Psycho pass" ha, decisamente, tradito le mie aspettative. Obiettivamente, non posso dire che l'idea di partenza non sia originale ma, di fatto, sussistono troppe falle nel sistema.

Il primo neo riscontrabile è rappresentato dai due protagonisti. Kogami è un personaggio affascinante ed accattivante, ma solo sulla carta. Con il procedere della narrazione si fa sempre più evidente la sua assoluta mancanza di carisma. Nel momento stesso in cui entra in scena Makishima, questo antagonista lo relega a figura marginale dell'opera sebbene sia, fisicamente, sempre presente. Poco e niente ci viene svelato del suo passato. Vengono solo sparse mollichine di pane, di tanto in tanto, che sta allo spettatore raccogliere al fine di colmare le lacune di questa storia.
Tsunemori, di contro, ha una evoluzione inversa. Scialba ed insulsa, comincia a mostrare segni di carattere solo verso il finale dell'opera, ma è un'eroina che non convince come dovrebbe.
La storia stenta a decollare e, solo per fugaci istanti, si ha la sensazione che sia riuscita a stabilizzarsi. Sono rari i momenti in cui lo spettatore può dirsi davvero coinvolto dallo sviluppo narrativo, rimanendo, troppo spesso, impassibile di fronte agli eventi che si susseguono in modo anonimo.
Una trama diversa ed originale avrebbe potuto concedere molto di più di quanto è stato effettivamente reso. Questa idea di creare una ambientazione futuristica, in cui è possibile cogliere la criminalità latente degli individui e combatterla preventivamente per garantire la sicurezza pubblica (un po' "Minority report"), è geniale. Il carachter design, curato dalla sensei Amano (autrice del famoso "Tutor Hitman Reborn"), ha colto in pieno lo stile dell'opera; un valore aggiunto che però è andato sprecato, così come la eccelsa grafica. Ottimi strumenti e pessimi risultati, a causa di una storia che resta costantemente statica, con qualche raro sprazzo di energia.
Sarebbe stato interessante concedere maggiori flashback per meglio comprendere le vicende personali degli esecutori, invece, a parte vari e rapidi passaggi, vi è stato un totale disinteresse degli autori in questo senso.
Il rapporto tra Kogami e Makishima, seppure appaia come il fulcro della storia, anche a fronte degli eventi passati che hanno interessato i due (eventi solo accennati e mai approfonditi, si badi bene!), non è mai troppo coinvolgente.
Dialoghi, monologhi e ancora dialoghi si susseguono in continuazione, togliendo il pathos alle scene di azione. Continue elucubrazioni mentali, nei momenti più inadatti, rendono la svolgimento lento e claudicante.
Troppe le domande che restano prive di risposte alla fine della visione di "Psycho pass". Nella speranza che tutto assuma un suo senso grazie alla seconda serie, per il momento, non vado oltre la sufficienza.